Ad Armonied’ArteFestival le suggestive emozioni del John Abercrombie Quartet


Armonie d'Arte Festival direttore artistico Chiara Giordano

Armonie d’Arte Festival direttore artistico Chiara Giordano

Tra raffinati disegni armonici ed un sound internazionale tutto giocato su tecniche non appariscenti quanto di assoluta precisione nelle dinamiche e nella qualità stessa del morbidissimo suono, è andata in scena sabato sera il secondo appuntamento di  Armonie d’arte Festival  al Parco Scolacium con John  Abercrombie Quartet composto da quattro  musicisti (lo stesso Abercrombie alla chitarra, Joey Baron alla batteria, Marc Copland al pianoforte e Drew Gress al basso) fuori classe e jazzisti purosangue.  Luci sempre suggestive e poetiche che hanno sottolineato un concerto di quelli non fanno show ma regalano però il senso profondo di una musica più intima, in qualche modo definibile cameristica, ricordandoci che l’Arte può essere davvero tale a prescindere dalle onde emozionali da grandi platee.  Un concerto insomma in linea con l’anima più profonda del Festival che non smette mai di rammentare a sè stesso e al pubblico la sua vocazione di cosiddetto spettacolo colto; che non significa di nicchia ma nemmeno di massa. Ed è infatti proprio il direttore artistico, salutando il pubblico e successivamente nei camerini tra la gente che attendeva di salutare gli artisti,  a dichiarare: «quello di stasera è stato un concerto da intenditori e non sempre bisogna rincorrere tutto e tutti, quanto piuttosto lasciare che ci siano spazi di  lite culturale, senza il timore di risultare discriminanti, perchè certamente proporre ambiti artistici più fruibili da soggetti avvezzi o tecnicamente attrezzati significa anche contribuire alla crescita e formazione del pubblico in generale; Armonie d’arte, infatti  – continua la Giordano – vorrebbe non cadere nella tentazione di sold out a tutti i costi, e spesso dettati dalla maledetta precarietà di fondi per la Cultura, con la triste conseguenza di programmazioni che rischiano di essere popolari certo, magari di qualità certo, ma anche piuttosto insignificanti per un percorso di sviluppo del dibattito culturale  e di posizionamento di un Festival nel contesto almeno nazionale di più alto profilo».

D’altra parte il quartetto era di quelli collaudatissimi, con discografia per etichette prestigiose come la  Ecm, nonchè favolose collaborazioni come Chico Hamilton, Joe Lovano e Mark Feldman, tra i molti altri, peraltro ciascuno con curriculum che fanno la storia del jazz più vero e giocato ovunque sul campo . Per ascoltare il loro repertorio non c’è bisogno di alzare il volume per suonare forte; pezzi come “Another Ralph’s”, “Joy”, “Flipside”, o ancora “So great to see you”, rappresentano un esempio lampante di come gesti anche minimi evochino e governino ispirate  ombre melodiche, incidendo nello spazio impercettibili per quanto reali linee di forza;  e se limpide  ed essenziali sono le note del leader alla chitarra, il pianismo di Copland è di rapsodica finezza, come la presenza dei fidi Drew Gress e Joey Baron, in perfetto equilibrio stilistico, che vanno a scomporre e ricostruire autentiche perle sonore.

Il pubblico, naturalmente coerente per numero e per target alla proposta, ha lasciato il parco carico di emozione, appunto non quella vistosa, ma dichiaratamente intensa.

Per il prossimo appuntamento di spettacolo il Festival rilancia invece con un concerto che anche mediaticamente esprime grande appeal: domenica  7 AGOSTO, sempre alle ore 22,00, e sempre al Parco Scolacium, in esclusiva per la Calabria, il nuovissimo progetto di Stefano Bollani, NAPOLI TRIP: un disco appena uscito e le suggestioni intramontabili della musica napoletana classica; e Bollani ha voluto qui coinvolgere altri due fortissimi personaggi quali Daniele Sepe ai sassofoni e Nico Gori al clarinetto, oltre il grande batterista  Manu Katché che alimenterà di contaminazione culturali internazionali il repertorio della preziosa tradizione partenopea. Questo concerto sostanzierà il Focus tematico verde “Terre del Sud”, e ricordiamo che da quest’anno Armonie d’Arte sviluppa una programmazione articolata in Focus tematici di colore diverso e ciascuno dedicato appunto ad un contenuto specifico e ritenuto fondativo per un percorso qualificato di un festival, in particolare nel meridione d’Italia. In questo caso si tratta dell’impegno per valorizzare le capitali culturali mediterranee e, per quest’anno, dell’omaggio  ad una città, Napoli, che non è soltanto un’identità territoriale ma una dimensione particolare dello spirito, conosciuta e cara davvero a tutto il mondo.


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