Agazio e i santi venuti dal Ponto


San Agazio Martire (STATUA) Tantissimi dei nostri santi sono greci; e molti sono venuti con i contadini soldati degli imperatori della dinastia Macedone; e, secondo la tradizione storiografica, di Niceforo II Foca (961-9), che, ordinando “salgano sui monti” organizzò la linea difensiva dei “kastellia”, i nostri paesi. I coloni imperiali condussero con sé i loro santi; e, assieme, la lingua neogreca e alla fedeltà allo Stato. Non è qui luogo di approfondire; lo faremo altre volte, e fidatevi sulla parola. O leggete il mio saggio dal titolo, appunto, “Ascendant ad montes”, Drengo, Roma.

 Qui parleremo di sant’Agazio, di cui si celebra la festa a Squillace e Guardavalle, e avremmo dovuto ricordarlo almeno in tutta l’antica Diocesi. Di alto valore simbolico è la leggenda agiografica sull’origine del suo culto.

 Nella città di Neocesarea del Ponto, oggi la turca Niksar, erano conservate in urne di piombo le Reliquie di cinque santi: l’Apostolo san Bartolomeo, e i santi Acacio, Gregorio Taumaturgo, Luciano e Pupieno. Un triste giorno la città cadde in mano di “nemici”: o fossero eretici o iconoclasti o musulmani… Le urne vennero gettate in mare.

 Prodigio celeste, non affondano, ma, come una flotta di navicelle, prendono la rotta dell’Occidente, costeggiando come da millenni facevano gli Orientali. Giunti nel Golfo di Squillace, Acacio e Gregorio si fermarono: il primo, poi detto Agazio, venne adottato da Squillace e dalla Diocesi come suo patrono; Gregorio entrò nella Grotta di Vulcano abitata dal diavolo, e venne condotto a Stalettì, dove il cenobio di lingua greca era ancora in esercizio nel XV secolo; e, con varie vicende, esiste ancora.

 Acacio era un centurione romano di Bisanzio, morto martire l’8 maggio del 303, durante l’ultima grande persecuzione. È rappresentato, come altri santi, con la corazza; come si conviene a santi di uomini pronti, se necessario, a combattere in difesa dell’Impero e del “kastellion”. È dunque degnamente detto “Agathòs”, valente, valoroso.

  Luciano e Pupieno avevano raggiunto la Sicilia; Bartolomeo, le Lipari, da dove i Longobardi lo condussero a Benevento; infine  l’imperatore Ottone lo portò a Roma, nell’Isola Tiberina.

 Sono dunque santi orientali, giunti con dei coloni. Il bel mito assolve alla funzione di rendere più sacra la venerazione popolare.

Ulderico Nisticò


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