All’Ospedale di Polistena non ci sono posti letto per partorire


Non si tratta di un fatto occasionale ma di un incubo quotidiano che vive tutto il personale in servizio presso l’Ostetricia Ginecologia dell’Ospedale Spoke di Polistena. Non si può lavorare in pace, si lavora sotto stress e possono saltare persino i protocolli perché all’emergenza subentrano altre emergenze, il personale non è sufficiente e la scarsa igiene gioca contro su tutte le unità di degenza. Le partorienti si presentano direttamente in reparto o al pronto soccorso pronte per far nascere i propri figli non sapendo che i posti letto sono tutti occupati ma, una volta giunte in reparto, non si fa più in tempo per disporne il trasferimento, qualora si trovasse un posto dove trasferirle. I tempi sono molto ristretti quando iniziano le doglie, bisogna monitorare subito e disporre il parto naturale oppure il cesareo in estrema urgenza. Quando ci troviamo difronte ad un evento di grande gioia, da programmare e pianificare con tutti i tempi necessari per non incorrere in errori, non deve esserci nessun tipo di carenza igienica e di organico. Il percorso nascita è particolarmente tutelato ed continuamente oggetto di convegni mirati per migliorare e tutelare le mamme e i neonati. Invece a Polistena si rischia di partorire per terra: non basta più trasformare la sala travaglio in stanza di degenza e tutti gli spazi possibili per ospitare le donne gravide; non c’è il tempo necessario per disporre il trasferimento in altri ospedali perché si rischia di partorire in ascensore o sull’ambulanza; il personale delle pulizie può lavorare soltanto per tre ore al giorno perché l’ospedale non è classificato ad alto e medio rischio ma come un grande ufficio da spazzare in fretta e svuotare le scartoffie dai cestini.

Uno scenario di grande criticità dove s’inseriscono tutti i parti cesarei urgenti e programmati da dividere con le emergenze nascite improvvise provenienti dall’intera provincia. Medici Ostetriche e Infermieri si devono moltiplicare nelle prestazioni, fare il triplo del loro lavoro, essere preparati a lottare per salvare le vite delle mamme e dei neonati prolungando l’orario di servizio (atto di grande responsabilità), per non lasciare incompiuto il lavoro iniziato. In tutto questo spesso non c’è nemmeno quel minimo di riconoscimento anzi, spesso sono costretti a subire l’aggressione di chi pretende di essere trattato per primo. Questi esempi di dura, difficile ma buona sanità, non trovano corrispondenza nelle decisioni dell’Azienda Sanitaria Provinciale. Difatti, ancora nulla è stato fatto per migliorare le condizioni igieniche, di ausiliariato e inservientato per garantire la presenza del personale preposto durante le ore diurne e notturne ma, si continua a lasciare un solo addetto alle pulizie per tre ore al giorno; non c’è la presenza dell’Operatore Socio Sanitario di supporto alle professioni Infermieristiche e Ostetriche costrette ad occuparsi anche di tali compiti e subire, oltre all’enorme carico di lavoro persino il demansionamento del ruolo istituzionale. Esercitare la professione e trovarsi costretti a sopperire alle carenze ausiliarie fa innescare un altissimo rischio d’infezione per gli ammalati. Altro che furbetti del cartellino qui si lavora col fiato corto e il ventre a terra. Tuttavia la direzione dell’ASP non ha ancora deciso di riconoscere l’alto e medio rischio presente nell’Ospedale di Polistena e lo ha fatto soltanto per l’Ospedale di Locri. Pur tuttavia da qualche giorno è stato pubblicato l’atto aziendale, con numeri che non corrispondono al personale in servizio – chi si paga lo stipendio non risulta in organico – ma, al di là di questa errata somma algebrica da correggere, leggiamo che i posti letto dell’Ostetricia Ginecologia di Polistena sono stati confermati i 20 posti esistenti senza tener conto di quelli soppressi alla sanità privata. E allora delle due l’una: o i posti letto assegnati alla sanità privata erano appannaggio di una polita clientelare, oppure le lunghe liste di attesa di interventi di ginecologia e le donne partorienti messi nei corridoi dell’ospedale di Polistena sono un fenomeno da baraccone. Ma forse l’ipotesi più probabile è la terza: questi commissari dell’Azienda Sanitaria Provinciale forse stanno aspettando l’ennesimo caso di malasanità per uscire dagli uffici e toccare con mano le reali esigenze dei cittadini contribuenti che pagano i loro profumati stipendi.

IL SEGRETARIO REGIONALE S.U.L.P.I.
Giuseppe Gentile


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