Antimafia segue bomba, e mafia prospera


polizia-antimafia Sono anni e anni che stampa e tv ci ammorbano con i convegni antimafia, le fiaccolate antimafia, i preti antimafia, i giornalisti antimafia, i ragazzi antimafia, i libri antimafia, i film antimafia, le poesie antimafia, le commissioni antimafia e le commissioni antindrangheta, per non parlare dei giudici antimafia e dei consulenti e docenti antimafia: il tutto, segue cena. La Giunta Scopelliti spese 9 (nove!) milioni di euro per tali sceneggiate. Se uno scendesse dal pianeta Marte, si farebbe l’idea che il 99% dei Calabresi passa il suo tempo a combattere la mafia; e, da marziano astuto qual è, si domanderebbe: Se il 99% è contro la mafia, dov’è la mafia?

 E invece le cronache di questi giorni dimostrano che la mafia c’è, e fa il suo comodo, e se ne frega delle attrici antimafia (ops, la Canale è al gabbio!) e dei fanciulli antimafia e dei libri antimafia eccetera. Se ne frega di Alfano e di tutto il resto del circo antimafia segue cena.

 Che fare? Beh, intanto scorporare le analisi mafiologiche dalla repressione della mafia. I giudici e le forze di polizia farebbero bene a declinare ogni invito a perdere tempo con chiacchiere di professori in preda a retribuito “progetto legalità”; e rispondere che hanno da lavorare. Ognuno chiacchieri come gli pare, ma non s’intrometta nel lavoro delle polizie, Nessuno vieta ai vari Ciconte di affermare, in spregio dell’evidenza, una parentela tra mafia di oggi e brigantaggio storico (tornerò in altra scritto sull’argomento): e faccio solo questo esempio. Nessuno vieta a qualche ingenuo o furbone di piangere la cultura combatterà la mafia a colpi di congiuntivi e piedi proceleusmatici e altre amenità. Il punto è che la mafia va combattuta non come fatto storico o fatto culturale o fatto antropologico e roba del genere, ma per quello che è: un enorme ed evidente fatto criminale. Una banda che, ancora nel 1960 quattro disgraziati di paese, è cresciuta a livello mondiale per l’incapacità, quando non complicità, dello Stato. Vi ricordo che la mafia siciliana, stroncata dal prefetto Mori inviato da Mussolini, venne riportata dagli Americani nel 1943. Dico mafia perché allora la ndrangheta non si sapeva manco esistesse.

 Oggi urge una legislazione speciale (in realtà, solo l’applicazione seria delle leggi che già ci sono; ma in Italia, ciò è eccezionale, applicare la legge!), che consenta di reprimere senza tanti complimenti. Ovvero, se uno si avvicina, che so, a un obiettivo con intenzione di bruciarlo o farlo saltare in aria, e se c’è qualcun altro di guardia, questi faccia uso delle armi senza ambaradan. Qualora il delinquente ci resti, peggio per lui, se l’è cercata: un’altra volta, si fa per dire, resta a casa con la moglie. E ciò è perfettamente legale, anzi encomiabile. Un paio di esempi del genere, e vedete che la mafia non ne prova più tanti disposti a passare a miglior (o, spero, peggiore) vita per compiere attentati. E ciò è perfettamente legale.

 Basta attingere al buon Codice Penale del 1930/VIII – altri tempi, ragazzi, altri codici! – e sperare di non incappare in un giudice che magari il Codice lo ha imparato a memoria, però è digiuno di filosofia del diritto e di filosofia in genere (secondo me, in giro ce ne sono tanti, di giudici del genere!) e quindi non lo capisce, e che incrimini lo sparatore invece di premiarlo per aver compiuto il suo dovere.

 Intanto finiamola con la bufala che la mafia è stata sconfitta: la mafia sta benissimo, in Calabria, anzi, più se ne blatera a ruota libera, meglio sta. Cum parole, insegna il Machiavelli, non si mantengono li stati; e tanto meno si stronca la mafia.

Ulderico Nisticò


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