Austria felix


Sobieski

Siccome chi è in malafede si arrampica sulle parole, sarò il più possibile semplice ed esplicito: io non inseguo vaghe analogie del tipo Obama è sinistra / Trump è a destra; e roba del genere. Ogni situazione è sui generis, anche quella austriaca. E questa Europa, come non esiste in politica estera e in molti altri settori, nemmeno è riuscita a dar vita a partiti e movimenti di respiro continentale, e ogni partito nazionale va per conto suo.

Ovvio che la legnata buscata dai socialdemocratici austriaci e la scomparsa dei verdi mi possano fare piacere: ma, per il momento, è tutto qui. Quando saprò di più di quella che viene presentata come “estrema destra”, vi farò sapere come la penso.
A tale proposito, però, vorrei consigliare agli esponenti della detta destra di stare molto attenti alla guida delle personali automobili: Heider morì in un incidente stradale, guarda un po’! Anche Daphne Caruana Galizia, giornalista di battaglia, è saltata in aria con l’auto a Malta. Insomma, certe cosette non succedono solo nella Corea del Nord comunista, ma anche nei nostri delicati Paesi democratici. Guidate con prudenza, dunque.
Il voto austriaco avrà, come tutti i fatti politici, diverse cause; quella evidente è che gli Austriaci non vogliono l’immigrazione in genere e quella musulmana in specie.
Un tantino di storia. Il complesso di domini asburgici che per brevità chiamiamo Austria, e il cui sovrano era anche imperatore del Sacro Romano Impero, fu per secoli il baluardo dell’Europa cattolica contro i musulmani, che avevano occupato gran parte della stessa Ungheria; e contro i luterani della Germania Settentrionale. I luterani, per chi non lo sapesse, detti anche protestanti, sono i seguaci di Lutero e altri, sostanzialmente eredi di Ario e quindi poco convinti che Cristo sia Dio; e per nulla che Maria sia Sua Madre; e che il papa sia altro che il vescovo di Roma. Insomma, nemici giurati del cattolicesimo.

Nel 1683, i Turchi assediarono Vienna, che resistette eroicamente fino all’arrivo di un poderoso esercito polacco guidato personalmente dal re Giovanni III Sobieski. Sconfitti i Turchi, l’esercito imperiale liberò Ungheria e Transilvania.
Un grande contrattacco cattolico si spinse nel 1715 fino a Belgrado; mentre il doge Morosini conquistava per qualche tempo il Peloponneso. A parte i risultati territoriali, Vienna 1683 fu l’equivalente di Lepanto 1571: pose fine per terra alle ambizioni turche, come la grandi vittoria navale aveva fatto per mare.
Capirete che Austriaci e Polacchi, con questi precedenti, e dopo aver impedito ai musulmani di invaderli con le armi, tanto meno si lasciano invadere alla spicciolata.
Il dato politico è questo, dunque: un Paese cattolico non è un Paese i cui abitanti, presi uno per uno, siano più o meno cattolici a casa loro (sarebbe “il foro interno, del quale nessun legislatore mai s’impicciò”, del Vico), ma un Paese dove si celebri il Natale e non altro, e si festeggi la domenica, e si celebrino processioni, e ci sia il Crocifisso nei pubblici luoghi. È ciò che vogliono in Austria, Croazia, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria; di Praga, non sono molto certo.

Un’altra premessa. Oggi il problema è quello musulmano, ma, sempre a scanso di equivoci, proclamo che con questo io non ho nulla a che vedere, che io sono milioni di anni luce lontano dalle Fallaci, dagli Allam, dai Ferrara che, con la scusa dei musulmani, fanno il gioco di Israele e degli USA. Attenti a non scivolare verso certa destra becera, atlantista, montanelliana e bacchettona: mai corso in vita mia questo pericolo!
Nemmeno ritengo che la soluzione sia chiudere le frontiere e basta. È necessario, ovvio, e benino sta facendo – con infiniti limiti e buchi – Minniti. Serve un intervento radicale, anche armato se opportuno, in Africa e altrove.
Proprio per questo, fatti politici come quello austriaco sono utilissimi, perchè costituiscono un segnale fortissimo. Ormai nessuno crede sul serio che i “migranti” siano “donne e minori” come spacciava la tv fino all’anno scorso, e poi si vedevano per l’80% di ogni sbarco essere uomini giovani e in ottima salute. La tv è crudele, parla agli occhi, non alle orecchie.

I giovanottoni alti e forti devono essere messi in condizione di lavorare a casa loro, non venire qui a giocare col cellulare sulle panchine.
E quelli che vengono, devono essere assimilati e non integrati. Così è accaduto per secoli: arrivavano da chissà dove e credendo a chissà che, dopo un poco diventavano cattolici e italiani. Eh, mica basta “un ciclo di studi” e uno spruzzo di costituzione!
A proposito, che ne pensano i musulmani, leggendo la costituzione, dell’articolo 7, il quale recepisce niente di meno tra i principi fondamentali i Patti Lateranensi del 1929?
E già, con quelli, il cardinale Gasparri e Benito Mussolini sancivano che l’Italia è un Paese cattolico.
Ecco perché leggo con piacere i fatti dell’Austria ora felix.

Ulderico Nisticò


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