Calabria arretra!


calabria (1) L’Italia, e persino il Sud, stanno registrando, stando alle statistiche ufficiali, una “lieve” ripresa; ripresa ma lieve, o, se preferite, lieve ma ripresa.

 La Calabria, olim Magna Grecia, non solo non partecipa a questa lieve ripresa, bensì arretra. La dura legge dei numeri: dal 2008 al 14, meno 12 punti di PIL; e dal ’14, persi 7000 posti. Eccetera. Del resto, non c’è bisogno del pallottoliere: basta guardarsi intorno.

 Pare che vada meno peggio l’agricoltura. L’industria è scomparsa, con la fine dei due nuclei industriali di età fascista, Vibo e Crotone. L’artigianato e ogni attività imprenditoriale locale sono state subissate dall’orgia di posti fissi degli anni 1970.

 Il turismo? Via, è una favola: dura una ventata agostana; e sono quasi assenti le forme di turismo non balneare. Eccetera.

 Cominciamo dalle colpe:

  1. Dal 1945 a oggi, la Calabria ha espresso deputati e senatori come le altre terre d’Italia; ma sono stati e sono degli anonimi dialettofoni, con la sola eccezione di due che ebbero un nome. Avere un nome non significa aver fatto bene, in questo caso tutt’altro, ma almeno si sapeva che ci fossero: Mancini e Misasi. Perciò la Calabria non è rappresentata.
  2. Dal 1970, la Calabria ha una Regione, ed essa s’identifica con i seguenti signori: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G., Rhodio, D. Veraldi, G. Nisticò, B. Caligiuri, L. Meduri, G. Chiaravalloti, A. Loiero, G. Scopelliti e Stasi, e ora M. Oliverio. Nella gara a chi ha fatto più pena ai cani (politicamente, ovvio: per il resto, santi subito), secondo me il trofeo spetta a Chiaravalloti, però ci sono autorevoli pareri a vantaggio di altri.
  3. Lo stesso per presidenti vari e sindaci.
  4. E sia chiaro che tutti i sunnominati sono stati e sono eletti da elettori calabresi liberi e volontari.

 E ciò per la politica, con l’aggravante della sparizione di ogni parvenza di partiti. L’attuale minoranza regionale di centro(destra) è palesemente simpatizzante di Oliverio; il quale trova qualche difficoltà solo all’interno del PD. Babele?

Che dire degli imprenditori? Ma che, con poche e rare eccezioni, si tratta al massimo di “prenditori”. SIR, Saline e roba del genere stanno a testimoniarlo; e non parliamo dell’Isotta Fraschini. Anni fa la Calabria vantò il primato nazionale di nuove imprese, con circa mille (1000); l’anno dopo, ne restava una (01), e i titolari degli altri, scappati tutti con il bottino e non ricercati da nessuno.

 E che fa, intanto, la pubblica opinione? Si fa notare per silenzio assoluto la cultura calabrese, astenendosi rigorosamente da ogni benché minimo giudizio critico. Gli intellettuali (chi mi segue sa quale valenza dispregiativa io dia a tale termine!) coccolati e pagati sono quelli manichei, attentissimi a distinguere il Bene dal Male. Il Male, si sa, è la mafia; tutto il resto, compresi quegli esseri inutili dei punti 1, 2 e 3, sono il Bene. E il Bene, si sa, paga. Eccome, se paga.

 Ed è un baccanale di libri antimafia, convegni antimafia, marce antimafia, fiaccolate antimafia: al tutto, segue cena; e che cena!

 Avete mai sentito un antimafia criticare deputati, senatori, presidenti regionale etc? Mai! O eccepire sul mascalzone di giudice che ha scarcerato i mafiosi non depositando la sentenza? Mai: i giudici sono tutti santi e quotidianamente uccisi! Tranne i vivi.

 In Calabria prosperano quattro università, e pare che, come università in senso stretto, non vadano nemmeno male. Per tutto il resto, son mute come le tombe di un cimitero abbandonato. E invece dovrebbero intervenire con proposte scientificamente credibili, mettere il sapere al servizio della Calabria; e non lo fanno.

 Riassumendo: la Calabria ha una base di lenti e pigri e un vertice che ne è specchio. Ci vorrebbe una scossa di quelle violente, che scuota i Calabresi dal loro millenario e comodo torpore. A oggi, non se ne vede la minima traccia.

Ulderico Nisticò


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