C’è gente a Soverato…


Il primo documento che io conosco di statistica soveratese a occhio, lo trovo attorno agli anni 1950-60, quando si proclamò la presenza di “circa diecimila persone”; di persone in persone, un assessore di Mancini dichiarò “centodiecimila persone”, cioè cento ogni metro lineare dell’allora Lungomare. Una sera della ormai declinante estate, il sindaco annunziò trentamila; il giornale, pur solitamente plauditore, solo ventimila. Ecco alcuni esempi di statistiche a ruota libera, tutte fondate su questo euclideo principio matematico: “Quanta gente!”; anche in versione dialettale.

Ora nemmeno è giusto fare alla calabrese maniera, cioè con la logica binaria dei computer, 0/1; e, per contrapporsi alle proclamazioni, affermare che non c’è gente. La gente c’è, e si vede.
La gente, a Soverato, c’è anche tutte le mattine d’inverno, per le scuole, l’ospedale, gli uffici superstiti, le banche… ; e di pomeriggio perché il nostro è l’unico ufficio postale aperto; eccetera. C’è gente, e spende qualcosa. D’estate c’è il mare; ci sono lidi e ristoranti; si verificano occasioni che attirano. Dunque, c’è gente.

Quando però la sera vediamo traffico e la mattina invece centinaia di posti auto liberi, è facile concludere che, come d’inverno, anche d’estate Soverato è una città di flusso. Non c’è niente di male, nell’essere di flusso, e anche il flusso genera economia; però è molto di meno di quanto potrebbe ottenere Soverato da un vero turismo di lunga durata.
È palese, infatti, l’assenza di qualsiasi forma di turismo che non sia modello Vitelloni (1953): mare e cantanti. L’estate soveratese è trascorsa senza quasi nulla che somigliasse alla cultura, mentre questa tendenza sta andando alla grande dovunque: purché non sia cultura noiosa, seriosa, antimafia segue cena… Sarei curioso di sapere quanti forestieri, di flusso o altro, abbiano visitato la Pietà del Gagini, e credo di non sbagliare se penso a una cifra bassissima.

L’attività ricettiva è molto più variegata di quello che solitamente si crede in una Calabria rimasta agli anni 1950. Il viaggiatore vuole diversità di occasioni; e se le occasioni lo valgono, paga volentieri. Ma le occasioni si creano, si sviluppano, si presentano… C’è turismo religioso, culturale, congressuale, scolastico, termale, di salute, della terza età eccetera: in Calabria, e a Soverato, pensiamo ci sia solo il mare e il cantante.

Servirebbe, verso la fine di settembre, un incontro serio tra persone serie, con il seguente odg:
– Ricognizione della situazione reale, ma fatta con numeri e non con “Quanta gente”;
– Individuazione delle criticità;
– Proposte attuabili nel breve e medio termine.
Metodo, eccolo:
– Appuntamento ore 09,00;
– Inizio effettivo, ore 09,00: chi arriva lemme lemme, peggio per lui;
– Interventi programmati, e di 05,00 minuti: chi li usa per spiegare che sarà breve, peggio per lui e gli si toglie il microfono al trecentesimo secondo;
– Cioè vale anche per politici di qualsiasi rango: 05,00 minuti. Del resto, chi ha da dire qualcosa, gliene bastano anche 04,00; è chi non ha niente da dire che sproloquia un’ora e parla della Magna Grecia a lui totalmente ignota, e promette felicità universale garantita e obbligatoria.
– Vedrete che, a queste condizioni, partecipano solo persone serie.
Conosco una sola persona capace di gestire così un incontro. Fidatevi.

Ulderico Nisticò


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