Circa i migranti e il blocco navale


Chi può essere così criminale da far partire donne incinte e bambini, sopra un gommone fasullo, e nel cuore dell’inverno? Ebbene, è così; e, appena al largo della Libia, e al largo del Marocco, contiamo decine di morti.
Chi fa partire quella gente? Quale pseudogoverno libico è così incapace di controllare le coste?

E cosa fa, l’Europa? Niente; e i vari Juncker etc., ostinati, continuano a sperare che l’Italia si faccia carico da sola di qualche altro centinaio di migliaia di stranieri. Capiscono di politica ancora meno di quanto capiscano di economia, che è già pochissimo!
Ma nemmeno è pensabile che l’intera Europa si apra a milioni di stranieri, o all’intero miliardo di attuali abitanti dell’Africa. Una cosa è sistemare – e già è difficile – 50 persone, ben altra è 50 milioni o 500 milioni o via così.

La soluzione non è dunque aprire i porti, non è trasformare Italia ed Europa in un gigantesco centro di accoglienza.
Attenzione, non ci sono solo pur seri problemi economici e sociali e di spazi fisici; c’è che gli Europei vogliono restare, con tutti i loro guai, europei, e, quelli che lo sono, vogliono restare cattolici; e non hanno nessuna intenzione di diventare né musulmani né insalata mista di una presunta religione universale, ridotta a minimo comune denominatore quasi zero di presunta e indefinita “umanità”.

La soluzione, se c’è, è in Africa. La Francia deve smettere di sfruttare le sue ex colonie. Non è “la Francia”, del resto, sono solo pochi capitalisti francesi, se vediamo milioni di cittadini protestare ferocemente contro Macron e contro la Francia ufficiale.
L’Africa deve essere aiutata a lavorare e produrre e vendere. Ripeto: lavorare produrre vendere; le elemosine si fanno solo ai malati gravi e minorati fisici. L’Europa può farlo, ma prima dovrebbe esistere, e non essere un ufficio di ragionieri ciuchi tipo Moscovici etc.
Ecco un tema essenziale per le prossime europee: l’Europa davvero unita, con una politica estera decisa e senza furbate reciproche.

Primo atto urgente, il blocco delle coste. L’espressione blocco delle coste ha un significato preciso: navi militari che impediscano ogni partenza di gommoni e barconi. Non giochiamo con le parole: blocco significa che una nave militare intimi di non partire; e se gli scafisti non obbediscono, faccia sbarcare truppe armate, e con l’ordine (ordine, non “regole d’ingaggio” come i ballerini) di sparare.

Dite voi, ma le leggi internazionali… eh, quanto se ne fregarono delle leggi internazionali i tre tagliagole Sarkozy Cameron Obama, con l’8 settembre di Berlusconi e Napolitano, quando hanno distrutto la Libia e assassinato Gheddafi; e causato l’attuale disastro.
Chi propone il blocco delle coste, deve dunque sapere cosa significa. Significa operazioni militari vere.
Lezioncine di storia.

Ai primi del XIX secolo, e per secoli, dall’Africa non partivano migranti ma pirati. Gli Stati europei si armarono, e così l’ultimo rapito, almeno in Calabria, fu, nel 1815, un Dominijanni di S. Andrea, che poi riuscì a tornare. Ve lo racconto un’altra volta.
Nel 1830, la Francia attaccò Algeri, principale covo dei corsari. Tutti, spero, sapete come l’Algeria, dal 1830 al 1962, abbia segnato in profondo la storia stessa della Francia. E sarebbe un ottimo motivo per mettere assieme l’Europa a cominciare dalle forze armate: di solito, le unificazioni si fanno così, come l’Italia nel 1860, come la Germania nel 1871.

Nel nostro piccolo, il Regno di Sardegna e il Regno delle Due Sicilie inviarono nel 1832 una spedizione navale contro Tunisi, con un certo successo; ma il locale bey non reagì, e l’Italia perse l’occasione di una salutare guerra nazionale, che forse avrebbe cambiato in meglio l’approssimativa vicenda della nostra unificazione.

Comunque, entro la metà dell’Ottocento la pirateria sparì dal Mediterraneo. Ed erano pirati con i baffi, non quattro miserabili scafisti, contro i quali il blocco dei porti sarebbe poco più di una normale operazione di polizia.
Riassunto: blocco delle coste subito; e un ampio piano di intervento in Africa, non per assistere e coccolare, ma per mettere gli Africani nelle condizioni di lavorare ed entrare a testa alta nel contesto internazionale.

Così si risolve il problema, così si evitano i morti. Del resto, quando i porti erano spalancati, il numero dei morti in mare era molto, molto più alto. Lettori, i numeri sono numeri, non esaltanti parole in libertà.
Altre ipotesi, non passano per la mente alla gran maggioranza degli Europei e degli Italiani.

Ulderico Nisticò


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