Colpevoli, innocenti e… prescritti


Quando Andreotti uscì pulito dal processo che lo vedeva imputato per mafia, non era perché non fosse stato dimostrato che avesse avuto rapporti con i più micidiali Boss di cosanostra, ma semplicemente perché i reati a lui contestati erano caduti in prescrizione. Il suo avvocato di allora, Giulia Bongiorno, oggi senatrice della Lega nonché ministro della Pubblica Amministrazione, ebbe anche il coraggio di gridare che il Giulio nazionale era stato assolto. Ma de che!!! La bravura della Bongiorno, e degli avvocati che l’avevano preceduta nei vari gradi del dibattimento giudiziario, è stata quella di prolungare il processo fino a che non fosse intervenuta la prescrizione. Unico modo per vedere il gobbo di via del corso scagionato dalle accuse. Il solo, direi.

Colpevole o non colpevole, la prescrizione ha cancellato definitivamente la possibilità di conoscere la verità. E spesso questo non succede sempre e solo perché gli avvocati sono bravi a districarsi tra le ignobili norme dello Stato italiano, ignobili perché scritte volutamente in maniera incomprensibile al cittadino medio che non può far altro che rivolgersi a dei professionisti per capirne il senso (quando la legge un senso ce l’ha!). Succede anche per la compiacenza di molti giudici che per sbadataggine, per negligenza o per furbizia, ritardano le procedure che possono far concludere alcuni processi in maniera più rapida ed entro i termini previsti per la prescrizione. Per otto volte, Berlusconi è stato accusato di compravendita di parlamentari e per ben otto volte il reato contestato è caduto in prescrizione. Di cosa parliamo!

Per definizione, la prescrizione è un istituto giuridico che concerne gli effetti giuridici del trascorrere del tempo. Ha valenza in campo sia civile sia penale. Nel diritto civile indica quel fenomeno che porta all’estinzione di un diritto soggettivo non esercitato dal titolare per un periodo di tempo indicato dalla legge. La ratio della norma è individuabile nell’esigenza di certezza dei rapporti giuridici. Nel diritto penale determina l’estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo. La ratio della norma è che, a distanza di molto tempo dal fatto, viene meno sia l’interesse dello Stato a punire la relativa condotta, sia la necessità di un processo di reinserimento sociale del reo. Alla luce di quanto detto, nulla da eccepire sulle ratio dietro l’applicazione della prescrizione. Encomiabili. Ma vi chiedo quanto veramente utili.

Ho sentito dire che l’istituto della prescrizione è importante perché i processi non possono durare in eterno. Ciò, a mio avviso, vuol dire soltanto che la certezza del diritto non è accertare e perseguire i reati commessi o assolvere, riabilitare e punire i rei, ma assicurare un processo certo anche senza una conclusione certa. Paradossalmente, se ho i soldi e posso comprare i migliori avvocati e magari anche i giudici, il processo si dilungherà fino alla logica conclusione di non avere un giudizio. E’ giusto, per voi? Un reato è un reato e, se commesso, va perseguito anche tra duemila anni. Fortunatamente molti magistrati sono convinti che eliminare la prescrizione dei reati voglia dire accorciare i tempi dei processi anziché allungarli. Un giudice non avrebbe più alcun interesse ad allungare i tempi sapendo che il processo deve comunque concludersi. In teoria anche gli avvocati avrebbero tutto l’interesse a sbrigare il più presto possibile una pratica che potrebbe non finire mai, ma in questo caso la coscienza del professionista si scontra con il mancato guadagno derivato dall’accorciamento dei tempi. E allora potrebbero essere interessati a vedere la prescrizione eliminata per assistere i clienti anche oltre i normali termini previsti dall’attuale normativa.

Insomma, per farla breve, se un politico mi ruba il futuro, lo voglio vedere pagare amaramente il suo debito con la giustizia invece di guardarlo ridere di gusto della mia miseria frutto del suo reato che un buon avvocato e un giudice compiacente hanno accompagnato alla prescrizione.

Gianni Ianni Palarchio (Blog)


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