Come salvare il presidio ospedaliero


ospedale_di_SoveratoPremetto che quando dico “salvare il presidio ospedaliero” mi riferisco solo al presidio ospedaliero, senza minimamente avere a cuore il primariato più o meno fasullo di Tizio o il posto di passacarte di Caio. La sanità, come la scuola e i comuni eccetera, non sono uffici di collocamento. Lo furono ai tempi mille volte maledetti della Prima repubblica demosocialcomunista; e siamo ridotti come siamo.
Dopo questa premessa necessarissima, veniamo all’argomento.

1. Quello di Soverato non è un ospedale, ma un presidio ospedaliero: e c’è una differenza enorme. Perciò noi possiamo forse salvare il presidio ospedaliero, non salvare l’ospedale, giacché a Soverato non c’è e non ci fu mai alcun ospedale.
2. Un presidio ospedaliero è, tutto sommato, un poliambulatorio, che può diagnosticare e curare alcune patologie e non altre. Non so se sono stato chiaro!
3. Quello che serve soprattutto è un reparto di Pronto soccorso serio e attrezzato, con molti posti letto e il personale adatto e di numero adeguato.
4. Il territorio, che è molto decentrato, ha soprattutto bisogno di ambulanze.
5. Negli altri reparti, la locuzione “posti letto” è una reminiscenza della preistoria ospedaliera, di fronte alla vorticosa evoluzione in melius di diagnosi e terapie, la maggior parte delle quali si fanno in quello che, con fastidioso barbarismo, chiamano “day hospital”, e vuol dire che uno va, si cura e se ne torna a casa sua. Non servono arcaici letti, ma strumenti moderni.
6. Non servono primari, servono medici capaci di usare i suddetti strumenti moderni. Del resto, Sgura ne ha già decapitati 52, di primari, e figuratevi se si preoccupa di Soverato. A parte che moltissimi primari sono solo “facenti funzioni”, cioè incaricati il diavolo solo sa come. O meglio, lo sappiamo tutti. Comunque non sono primari.
7. Alle accennate condizioni, io sono pronto a battermi per il presidio ospedaliero. Di tutto il resto non m’importa manco l’ombra dell’ombra di niente.

Battermi, assieme a chi? Che fanno i sindaci? Che fa l’unico consigliere regionale del territorio, Bova? Che fanno gli intellettuali? Che fanno i medici? Che fanno i pazienti?
Batterci, come? Certo non con patetici strilli “l’ospedale non si tocca”. Fare, non parlare: plumas y calabra, el viento las lleva. Presentare proposte credibili nell’interesse del territorio e non di nessun Pincopallino.

Ulderico Nisticò


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