Doccia fredda sulla festa dell’Immacolata


Soverato è come una scuola dove l’orario non è cinque ore di lezione e un quarto d’ora di ricreazione, è una scuola con cinque ore di ricreazione, generalmente in inglese da film. Perciò la sua ideologia ufficiale è fondata sul triccheballacche e sulla felicità garantita e obbligatoria: e ciò dura almeno dagli anni 1970, andando di peggio in peggio verso l’allegria e le risate, ovviamente in inglese.

È stata dunque molto salutare, a mio avviso, la predica di don Pasquale, che, in piena festa parrocchiale dell’Immacolata, ha dichiarato, grosso modo, quanto segue: Soverato si spopola (nel 2016, 47 nati, e 200 aborti!), alto è il tasso di abbandono scolastico, troppi ragazzi frequentano le sale giochi, scorre la droga, e delle gentili signorine praticano la prostituzione. Davvero una doccia fredda sui bollori dell’ottimismo infantile e perlaceo! E, come si legge, non è stato un discorso vago e astratto del tipo “i valori…”, ma una disamina piedi per terra, con numeri e riferimenti precisi.

Sì, è ora di finirla con il politicamente corretto che siamo tutti belli e bravi e buoni, e tutti destinati a magnifiche sorti e progressive: e non parlo solo di Soverato! Soverato, che del resto non sta sulla Luna ma nella corrotta Europa e guasta Italia, non può essere esente dai mali di una società edonistica e senza valori; e che è esattamente quello che la parola dice, “società”, mero e casuale accostamento di interessi, e non è più comunità, come una volta Soverato era.
Aggiungiamo le saracinesche che si abbassano a morte, senza manco più il disturbo di fingere “per ferie”; e i patetici cartelli “vendesi” e “fittasi” ingrigiti dal tempo che trascorre invano; e il crollo del valore degli immobili.

Si può fare qualcosa? Ma certo che si può; e mica il contrario dell’ottimismo è la depressione. No, il contrario dell’ottimismo e del pessimismo, che sono due malattie speculari, è un sano senso della realtà. Per il senso della realtà, servono le docce fredde; e un patto d’onore a smetterla con “30.000 persone sul Lungomare” (ma ai tempi di Mancini, 110.000!); e, se mai, studiare seriamente gli effetti delle occasioni sull’economia: il passeggio non rende soldi, perciò nemmeno genera indotto e lavoro.
Soverato deve trovare una nuova funzione di centralità del territorio, che non può essere il negozietto in attesa delle svendite, e se no, vuoto; ma in un commercio di qualità, di servizi piuttosto che di merci le stesse di qualsiasi paesello, più internet.

Quanto al turismo, e visto che la destagionalizzazione finisce il 31 agosto, anzi il 20, va totalmente ripensato, puntando sulle alternative alla balneazione.
E se Soverato soffre, come soffre, di seri problemi di ordine pubblico – droga e prostituzione – allora, niente buonismi e pietismi, e tanto meno sociologismi della domenica: i reati non sono fenomeni culturali, sono solo reati, e vanno perseguiti. Lo stesso per lo “sballo” dei ragazzini: dove sono, le famiglie?

Si può fare molto; l’importante è cominciare; ed è un ottimo inizio che, da un pulpito autorevole e in un’occasione solenne, sia stato detto che Soverato non è un’isola felice, tutt’altro.
Ora sarei curioso di sentire qualche risposta dai seguenti signori ed enti: il sindaco; le scuole; gli intellettualoni della cultura ufficiale. Scommettete che non dirà niente nessuno?

Ulderico Nisticò


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