Domande su Macerata


Macerata, se non fosse per una squadra di pallavolo, non viene nominata mai; Tolentino è nota solo ai pochissimi che sanno chi era Murat a parte la fucilazione a Pizzo. Sono quelle zone d’Italia come Cuneo o Arezzo che paiono sempre quiete e serene, quasi esenti dal fastidio della cronaca. Oggi non si parla d’altro, per due episodi gravissimi:

– una poveraccia in cura per droga, ed evidentemente né ben curata né sorvegliata, evade da una struttura; incontra o cerca un nigeriano clandestino; viene trovata fatta a pezzi, e si dice siano avvenuti fatti più macabri;
– il nigeriano è in galera per evidentissimi indizi di colpevolezza di assassinio e altro;
– un tizio di Tolentino s’improvvisa giustiziere, e spara a caso su persone di origine africana;
– alcuni sono feriti e ricoverati, altri, evidentemente clandestini, non si fanno curare;
– il tizio deteneva legalmente una pistola “per solo uso sportivo”, ma pistola a tutti gli effetti, come abbiamo visto;
– il tizio ha un passato politico nella Lega.

Le domande sono:

1. La ragazza era stata custodita come si deve?
2. Il nigeriano era clandestino e illegale: perché non è stato espulso? Espulso sul serio, dico, fisicamente, in Nigeria, non con un foglio di carta.
3. Non credo che lo sparatore sia una persona tanto normale e che non abbia mai dato segni di squilibri vari: come mai deteneva una pistola? Come mai non era controllato?
4. Come mai la Lega, e i partiti politici in genere, non stanno attenti a chi imbarcano? Mica è vero che siamo tutti uguali purché votiamo.
5. Siamo proprio sicuri che Macerata sia un posticino tranquillo e senza problemi, una specie di idilliaco Paese dei balocchi? A me pare di no: episodi come quelli si spiegano benissimo in termini di degrado sociale, magari mascherato di buonismo e di “cultura dell’accoglienza”. Sarei contento se si facesse un’inchiesta seria.
6. Non credo proprio che la soluzione sia predicare la pace: il pacifista per eccellenza, e che, caso unico, non solo predicava ma praticava la pace, Gandhi, morì lo stesso assassinato. Se avesse avuto una scorta armata e pronta a sparare per prima, sarebbe rimasto vivo a vantaggio dell’India e del mondo; e invece morì dei suoi dolci sogni. Realismo ci vuole, non utopia.
7. Domanda finale: possiamo ragionare senza essere pesantemente condizionati dalla campagna elettorale?

Ulderico Nisticò


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