Due presunte lestofanti e un presunto complice, eccetera.


Avete letto bene, lettori? Ho scritto presunte e presunti, così mi evito una querela. Del resto, anche Maria Gabriella Rizzo, Laura Miceli e Antonio Tolomeo sono innocenti fino a sentenza definitiva: contenti? Per tutto il resto dell’articolo, se scriverò mascalzoni, ladri e similia, voi, lettori, aggiungete sempre presunti.

Rido come un matto quando ogni tanto qualcuno tira fuori una frase, pare di Sciascia, che “la mafia sarà sconfitta da un esercito di maestri elementari”, cioè il vecchio mito socratico che gli ignoranti peccano we delinquono, e invece gli istruiti no: ahahahahah! Le due angiolette sono andate a scuola, il loro manutengolo è ingegnere: ahahahahah!
A proposito di ingegnere. Maria Gabriella Rizzo è funzionario della Regione in pianta organica; il Tolomeo invece è consulente esterno. Domanda: con non so quante migliaia di passacarte e sederi piatti in dieci piani zeppi di uffici, la Regione nomina anche dei consulenti esterni? E quanto li paga? E in cambio di quale lavoro che non può svolgere uno già stipendiato? Misteri di palazzo Campanella, e state sicurissimi che non mi risponderà nessuno.
Non risponderà la maggioranza… quella attuale di centrosinistra, o quella di prima di centro(destra). E già: ricordate quanti consulenti nominò (onestissimamente, ovvio) Chiaravalloti con l’unico criterio della simpatia personale? E già! Ma il vizietto c’era dai tempi di Guarasci e continua con Oliverio. Perciò, né le maggioranze né le opposizioni (ahahahahahahahahahahahah!) apriranno bocca, avendo tutti i carboni bagnati, bagnatissimi. In Calabria non ci sono opposizioni, solo amicizie personali. A questo proposito, ribadisco che alle prossime regionali, se vedo anche solo un nome di centro(destra), passerò tutta la giornata in campagna: siete invitati.

Torniamo alla suddetta Maria Gabriella Rizzo, già responsabile dell’anticorruzione: ahahahahahahah! Ragazzi, io, tra le tante cose, faccio lo storico, e se dovessi elencarvi i grandi corrotti dell’antichità classica e seguenti… Pirro mandò regali alle mogli dei senatori, per comprarsi prima le matrone poi i loro mariti; Sallustio, a proposito di Giugurta, c’informa “Romae omnia venalia”, a Roma tutto è in vendita!!! “Auri sacra fames”, lamenta Virgilio. Eccetera.

Sì, vero, e posso proseguire. Ma per delle cassette di vino, per una cena, per delle vacanze gratis… Dai, con lo stipendione che piglia un dirigente regionale, se ne può comprare, di vini pregiati… Non può essere il vino in sé, la vacanza in sé.

Una prima spiegazione è di carattere sociologico e psicologico, ed è quello stato d’animo, molto molto calabrese, che padre Dante, parlando però in generale, così descrive: “il villano, quando rozzo e salvatico s’inurba”. È la repentina promozione sociale, è il ristorante di lusso pacchiano, è il senso rustico del potere mettere le terga sopra una poltrona pseudoelegante e dire “io non pago, io”, e vantarsene al ritorno con i parenti. È il soggiorno in Toscana… chissà se con il traduttore simultaneo, per poter dialogare con il cameriere del luogo, volendo ordinare in italiano?

Ecco, in Calabria il pubblico impiego è spesso, spessissimo inteso come occasione di guadagnarci qualcosa in nero, ovvero la concussione; lo stipendio è solo l’inizio di più lucrose attività, o nel senso di rubacchiare, o nel senso di non spendere.
Conclusione: nella storia, per corrompere un imperatore, ci volevano un feudo, un regno; per un pigro impiegato della Regione Calabria, basta una cassetta di vino. Insomma, anche nella concussione e corruzione siamo degli inferiori!

Ulderico Nisticò


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