Ecco chi controlla il business delle bufale in Italia


Da tempo immemore, ormai, sul web e sui social circolano bufale e notizie false su qualsiasi argomento, che va dalla scienza fino alla politica. Sebbene alcuni siti, in realtà, siano semplicemente contenitori satirici che producono notizie che vengono prese per vere da alcuni utenti, ma senza alcun intento manipolatorio alla fonte, ci sono invece altre decine e decine di portali che fanno scientemente disinformazione, approfittando della grancassa dei social network per spingere le notizie farlocche, farle diventare virali nel giro di poco tempo e acchiappare click e relativi introiti economici. Partendo da una recente bufala che ha avuto come protagonista il neo-presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, i giornalisti informatici specializzati nel debunking di bufale David Puente e Paolo Attivissimo hanno scoperto chi si cela dietro alcuni siti che fanno disinformazione e svelato il meccanismo che sta dietro questo enorme network di portali bufalari. ““Gentiloni choc: ‘Gli italiani imparino a fare sacrifici e la smettano di lamentarsi”, scrive Liberogiornale.com, e la notizia (completamente falsa) diventa rapidamente la più letta in Italia, con decine di migliaia di condivisioni sui social network, secondo i dati di Repubblica.

Ma Liberogiornale.com non è un semplice sito d’informazione amatoriale che sbaglia o un sito di “satira e finzione” (come asserisce in caratteri piccolissimi in un angolo ben nascosto): è una fabbrica professionale di panzane. Pubblica intenzionalmente balle per fare soldi; e se queste balle disinformano un intero paese, creano panico infondato o danneggiano qualcuno, fa niente, tanto i soldi della pubblicità non puzzano e anzi lavano la coscienza”, scrivono i due giornalisti sul blog di Attivissimo.

Libero Giornale, in realtà, spiegano Puente e Attivissimo, è una struttura commerciale che lucra sulle notizie false e fa parte di una grande “rete professionale occulta di siti sparabufale che ha ramificazioni anche fuori dall’Italia” e fa parte di una galassia di siti che storpiano in modo ingannevole i nomi di testate molto note, come Fatto Quotidaino, News24tg, Gazzetta della Sera e lo stesso Libero Giornale, allo scopo di indurre il lettore a credere che quella in realtà sia una fonte affidabile e autorevole e, di conseguenza, spingere alla condivisione del contenuto allo scopo di monetizzare il più possibile.

I nomi dei titolari di questi siti sono nascosti: se si consulta il registro pubblico dei titolari, per esempio tramite Domaintools, risulta che Liberogiornale.com è intestato alla società Domains by Proxy LLC, che è una delle tante aziende online alle quali ci si rivolge per proteggere la propria identità da spammer e altri scocciatori.
I due giornalisti hanno però scoperto l’esistenza di un legame che unisce molti di questi siti sparabufale, un legame che si basa proprio sulla pubblicità: “Esaminando attentamente il codice pubblico delle loro pagine emerge infatti che questi siti usano una stessa fonte, e addirittura condividono lo stesso account da publisher, per i propri banner pubblicitari”. La fonte di questi banner pubblicitari, spiegano, è sempre la società Edinet, con sede a Sofia, in Bulgaria, azienda che stando al company profile sembra si occupi di editoria, con svariate sedi distaccate in Francia, Germania, Slovenia e Italia. I componenti e collaboratori di Edinet, inoltre, sono al 90% Italiani ed è proprio in Italia che sono puntate tutte le nostre risorse”, si legge sul loro sito web. Chi è il titolare di questa Edinet? Stando al registro del ministero bulgari, l’azienda appartiene a tal Carlo Enrico Matteo Ricci Mingani, che inoltre su alcuni comunicati stampa reperibili sul web sostiene di essere “responsabile delle pubblicazioni” di Edinet Ltd e di gestire oltre 30 testate online.

L’inchiesta di Puente e Attivissimo però è solo all’inizio e presto i due debunker sveleranno altri particolari su questa rete di portali di disinformazione: “Ci sono molti altri elementi che legano e accomunano questi siti: questo è solo l’inizio e ne parleremo nelle prossime puntate. C’è anche, intorno a questi siti, uno stuolo di promotori, di ‘pompatori’ di queste false notizie sui social network: complici consapevoli e inconsapevoli. Ma se nel frattempo volete sapere chi è che fabbrica queste bufale ad alto impatto sociale e politico, chi crea polemiche finte, chi coordina questo spaccio destabilizzante, ora avete un nome. Un nome che ha fatto molto per nascondere le proprie tracce, ma che alla fine è emerso usando proprio le risorse di quella Rete che i bufalari di professione vorrebbero sfruttare come miniera d’oro personale”.

A seguito della pubblicazione dell’inchiesta di Puente e Attivissimo, Matteo Ricci Mingani è intervenuto nel dibattito, con un’intervista concessa a Repubblica, sostenendo di non essere il responsabile dei contenuti pubblicati e divulgati dal network, ma di gestire in realtà solo i server su cui questi siti si appoggiano. “Di quei siti gestisco solo i server ma non pubblico niente direttamente né sono responsabile di ciò che pubblicano. Se l’autorità giudiziaria dovesse chiedermeli, sono pronto a dare nomi e cognomi dei proprietari”, spiega Ricci Mingani.

“Ho già girato tutto agli avvocati. Farò querela? Non so ancora di preciso, in qualche modo procederemo. Io non c’entro nulla con questi. La mia è un’agenzia di server web, quindi mi occupo solo di preparare software, gestire WordPress e di altri aspetti tecnici. Insomma: offro un pacchetto con tutto il necessario per poter pubblicare, ma non sono responsabile di quello che pubblicano. Se l’autorità giudiziaria dovesse chiedermeli, sono pronto a far vedere i contratti e dare nomi e cognomi dei proprietari dei siti in questione”, ha proseguito. “Faccio anche da agenzia pubblicitaria, che distribuisco con il marchio Edinet.adv. I miei banner vanno su oltre 400 siti, magari fossero tutti miei. Su quei siti lì si va a guadagnare 30-40-50 centesimi ogni mille visitatori. Chi ci guadagna di più sono siti come Bufale.net o il sito di David Puente che utilizzano le bufale degli altri per fare traffico”.

Ricci Mingani, inoltre, sostiene che per quanto riguarda Libero Giornale, sul sito ci sarebbe un chiaro disclaimer che avverte il lettore del fatto che le notizie presenti nel portale sarebbero tutte inventate. “Il discorso delle notizie false è una polemica nata solo in questi giorni. Ma su LiberoGiornale.com c’è un disclaimer dove dice chiaramente che è tutto inventato. Del resto anche Lercio, per esempio, fa lo stesso…”, spiega. Riguardo la propria appartenenza politica, Ricci Mingani ha dichiarato: “Non ho nulla a che vedere con Forza Nuova, ma sono sempre stato di destra e mi ritengo una persona di destra. Ne ho fatto parte, ma non ci ho più nulla a che fare. Ho già pubblicamente spiegato che me ne sono andato e non sono stato buttato fuori, come sostengono loro. Le dimissioni interne sono state presentate il giorno prima del comunicato stampa relativo alla mia espulsione. Adesso, non faccio parte di nessun gruppo politico. Continuo a seguire la politica perché mi piace, ma non sono più un’attivista”. (tech.fanpage.it)


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *