Epitome, ovvero 1860 e 2017


Presentato con successo il libro di UN, Epitome di storia politica del Regno delle Due Sicilie, Città del sole ed. Il cortese pubblico ha capito bene, con le spiegazioni del prof. Pino Vitaliano, cosa sia la storia politica, e come il Regno proprio per incapacità politica e militare sia caduto, in quel 1860. Si estraniò dall’Europa e dall’Italia, e subì passivamente l’attacco esterno e la crisi interna; e anche gli antiborbonici altro non fecero che lasciarsi “annettere” senza battere ciglio.

Ora divertiamoci a chiedere a noi stessi se le cose sono cambiate nel 2017. Secondo me, no; e la classe politica e amministrativa di oggi, nel Meridione, mostra la stessa opaca e grigia e lenta e superficiale maniera di affrontare i problemi:

– Il Sud non ha una politica estera… nemmeno nei confronti del resto d’Italia. Manda a Roma deputati e senatori (qualche rarissimo diventa persino sottosegretario; e, ogni secolo, ministro), ma sanno al massimo mendicare contributi non per il loro territorio ma per il loro cugino. Glieli danno, e il beneficato sta zitto per cinque anni, e vota a comando. Già verso il 1880 i deputati meridionali venivano ingiuriati “ascari”, ma era un’offesa ingiusta nei confronti delle nostre fedeli e orgogliose truppe eritree, somale, libiche e poi etiopiche, di ben altra levatura morale, senza dire del fulgido valore guerresco.
– Il Sud non conta niente in Europa. Non sa spendere i contributi europei, ma è il peggio è che non li sa chiedere, non esprime alcuna programmazione, aspetta e basta. Arrivano sì, ma a giudizio altrui, a pioggia e calati dall’alto: ed ecco abbondanza di lungomari e mancanza di fogne, tipo Soverato; o lungomari in fretta e furia che cadono tipo Davoli.
– La cultura meridionale è rimasta astratta, libresca, erudita, scolastica; e ancora, di un intellettuale, si dice che è “preparato”: participio passato PASSIVO, molto passivo. Una cultura fatta di scarso o nessun confronto con la realtà, e perciò sempre pronta a immaginare comode scorciatoie; immaginare, prendersi un applauso, e via. Una cultura sempre a copia di cultura altrui: insomma, i nostri dotti pensano che il Vico sia una strada stretta, non il grande filosofo del senso del reale; e sono perciò rimasti all’illuminismo, fregandosene dei seguenti ormai quattro secoli.
– Assente è il dibattito politico, o vola negli aerei domini delle dolci utopie senza alcuna speranza di corpo.
– La burocrazia è vischiosa e plantigrada, intenta quasi solo all’autodifesa: la mamma ha raccomandato di non firmare mai niente, a scanso di guai; e nessuno firma.
– La sola novità è che la ndrangheta, all’epoca quattro disgraziati di paese, è la prima internazionale del crimine al mondo. Un primato, no?
Per tutto il resto, pare il 1860.

Ulderico Nisticò


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