“Fortune” non porta fortuna a Lucano


lucano Mesi fa una rivista americana, tale “Fortune”, affermò che il sindaco di Riace, Lucano, era l’unico italiano al mondo a detenere influenza e potere; e ciò per aver accolto alcune decine di stranieri nel suo paesello. Affermazione di per sé ridicola, e che nessuno ha preso sul serio, nemmeno, in fondo, lo stesso Lucano. Ciò dovrebbe bastare, e fine dell’articolo.

 E no, perché certe volte l’improvvisa e immeritata notorietà, anche su “Fortune”, non porta fortuna; e qualche funzionario ligio al dovere ha pensato bene di mandare un’ispezione, per avere notizie di tale paradiso in terra creato, secondo la stampa, a Riace.

 I risultati sono disastrosi, non solo sotto gli aspetti amministrativi (e qui si proceda per legge, non ne voglio sapere), ma nello sgonfiare il pallone gonfiato: ospitalità precaria e inadeguata, lavoro degli stranieri aleatorio

 Leggete la Gazzetta del Sud del 21, che qui cito, p. 18; leggete tutto l’articolo, compresa la risposta impacciata di Lucano, il quale, col metodo seppia, pensa di cavarsela ricordando “Fortune” e l’invito in Vaticano. Tutto il resto, fuffa.

 Perché me la piglio con l’inoffensivo Lucano? Perché una delle cause profonde dei mali della Calabria è quella che chiamo la teratopoiesi (τέρας e ποιέω, creazione del mostro), per cui ogni tanto spunta il grande scrittore, il grande poeta, il grande politico, il grande giudice, il grande sindaco… il tutto, sintetizzato nella ben nota dichiarazione con ampio giro della mano e faccia estasiata “mio cugino ha un posto, a Varese… ”; insomma, è capobidello per anzianità. Enfasi spagnolesca di nonni baroni e parenti a Napoli e figli che a scuola dovrebbero prendere tutti dieci però i professori sono invidiosi… E intere generazioni marcite nella presunzione di essere nobbbbbili, aristocrazia direttamente proporzionale al numero di b; e perciò facoltati a laurearsi a cinquant’anni con il minimo, e farsi cercare il posto dalla loggia o dal partito: partito, quello al potere; prima, mai visti.

 Da questo, ecco venire fuori, di tanto in tanto, i nostri mostri (τέρατα): la Canale che poi l’arrestano; la Caouqui che si vendeva i segreti del papa; le primavere amministrative di qui e le estati di là; il megaporto che sta per chiudere; l’Isotta Fraschini; la Lamborghini… Elenco sterminato di mostri esistenti, come tutti i mostri, solo nella fantasia dei polli e nella furbizia dei giornali.

 Da questo derivano i Corbelli che vogliono costruire un cimitero mondiale con i soldi del Comune di Tarsia (attento, sindaco, al danno erariale!); l’ex sindaco di Acquappesa che non mi ricordo; e i Lucano dall’incredibile e, infatti, non creduta notorietà planetaria. Influente, forse, a Riace; già sconosciuto a Placanica e Stignano; e pochissimo influente presso la Prefettura di Reggio che ha voluto vederci chiaro, e ha trovato un bel po’ di carboni bagnati.

 Ora chi ha il coraggio di raccontarglielo, a quelli di “Fortune”?

Ulderico Nisticò


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