Fronte acqua di Soverato


foto1 Ognuno ha le sue deformazioni professionali, e come anche in salotto i medici ti guardano bieco e scoprono che sei malato, così io, da filologo, mi chiedo per quale strana ragione l’opera nella fu Villa posta in essere si debba chiamare “water front”, in una lingua che non solo è straniera, ma da un paio di mesi anche extracomunitaria come l’arabo e il cinese. Senza dire che di “water front” potrebbe aver nome anche una cosa posta di fronte a una fontanella; e almeno “sea front”, l’avessero battezzata. Detta la mia sull’uso fastidioso dei barbarismi, ieri mattina, domenica, mi sono trovato a passare dal wf, e, applicando i canoni dell’estetica classica, mi sono interrogato, e interrogo chi vorrà rispondere.

 Una premessa: l’estetica classica non è la banalità di “il bello è soggettivo”; è, al contrario, oggettiva, e si fonda sul concetto di armonia: una cosa qualsiasi – un tempio o una poesia o una villa – è bella perché è funzionale, e se è funzionale è armonica, cioè le sue parti sono perfettamente connesse e finalizzate. Il criterio che sto seguendo non è dunque epidermico e capriccioso e ozioso, ma logico; e chi intendesse contraddirmi, è pregato di farlo solo secondo questo criterio, e non accampando estetiche malate e sentimentali o altre considerazioni avulse.

  1. Nella via prima esistente c’erano, che io ricordi, più che sufficienti parcheggi per le automobili e, ogni venerdì, per le bancarelle; perciò averli allargati è un di più inutile, oltre che non certo gradevole alla vista. Non ritengo altresì necessario, anzi è diseducante, indicare agli automobilisti il parcheggio più vicino possibile a qualcosa; salvo non siano minorati fisici, farebbe loro meglio camminare a piedi. Lo consigliano anche i medici.
  2. Il parcheggio di cui sopra è vicino a che? A nulla, che io veda, niente altro che al lungomare oggi wf, dove non c’è nulla, e si deve solo passeggiare; perciò, cento metri più, cento metri meno; meglio se più…
  3. È vicino al wf, però. E qui arriviamo alla funzionalità, a cominciare da quella più ovvia per una frequentazione primaverile e soprattutto estiva: l’ombra. Tale condizione è assente, e chi osasse sedere sopra una panchina, si troverebbe in breve e testa e terga arroventate da quella che Orazio chiama “atrox hora Caniculae”, cioè dall’alba alla sera.
  4. Le palme, cui auguriamo lunga vita, e i coraggiosi teneri polloni di ulivi non assolveranno mai a un compito umbratile. Gli ulivi, tra vent’anni e se potati e concimati a dovere, daranno frutto, non refrigerio come i tigli al Parini secondo il Foscolo.
  5. Quando sarà realizzato l’intero progetto, o così speriamo, sorgeranno luoghi di aggregazione. In questo momento, il wf non è predisposto a far nulla di simile, né vi si può tenere un concerto, del teatro, un comizio…
  6. Una striscia di grigio cemento viene presentata, ho sentito, come pista ciclabile. Come ciclista dilettante, io non la userò perché vado su strada per qualche chilometro in più; ma spero che qualche ancora più dilettante di me si contenti di quei pochi metri, badando bene a non arrotare i passanti. Ricordo che una pista ciclabile ci sarebbe, mai adoperata da nessuno perché non adoperabile come tale, sul vecchio Lungomare isola pedonale.
  7. Ho appreso che una certa cosa sarebbe una pista per un’attività che, sempre in lingua extracomunitaria, si definisce “skateboard”; una vera novità, e non ricordo di aver mai avuto sentore che la comunità soveratese e dintorni praticasse tale disciplina sportiva e ne richiedesse l’introduzione; ma c’è sempre una prima volta. Ieri, sulla piccola pista in dislivello, si esercitava senza regole un ragazzino in bici, con evidente rischio di cadere giù per difetto di protezione fisica. Suggerirei: a) di mettercene una; b) di vietare, a scanso di rischi, l’uso di quello spazio a cosa che non sia il detto “skateboard”, e che questo sia esplicitamente riservato ai praticanti tale esercizio fisico. Fin quando non succede niente, siamo tutti amici, poi…

 Queste sono le mie osservazioni, come si vede funzionali e non vagamente romantiche. Posso sbagliarmi, e come mi piacerebbe che qualcuno, per correggermi, rispondesse, ma con la stessa metodologia della funzionalità, senza affacciare altre motivazioni, che, in questa sede, ho mostrato di non prendere in esame.

 Chiarisco altresì che qui sto parlando solo del wf, e non perseguo alcun fine né espresso né sottinteso. Sanno bene i miei lettori che io, quando prendo una posizione, non lo mando a dire ma faccio nomi e cognomi; e, per ora, non sto prendendo alcuna posizione. Perciò non chiamate in causa quella cosa a Soverato morta e seppellita che è la politica. Sto solo parlando del wf.

Ulderico Nisticò


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