Gioia Tauro e tutti gli altri porti


porto_gioia_tauro Ultime da Gioia Tauro: questo porto megagalattico eviterà, solo per il momento, di licenziare 400 (quattrocento) persone, e solo perché il governo allunga l’elemosina della cassa integrazione; insomma, assistenzialismo sfrenato di puro stampo democristiano.

 Alla faccia di Gioia Tauro volano dello sviluppo, anzi causa diretta della prosperità dei commerci, ivi compresi quelli di Genova e Trieste: così si legge in un libro già troppo sospinto perché io lo pubblicizzi gratis.

 Emerge da questa triste notizia che il porto di Gioia Tauro, dichiarato il primo del Mediterraneo, è in tale crisi da dover tenere a casa un così alto numero di addetti. Un porto è in crisi quando non arrivano navi e non ne ripartono. Ci sarà dunque qualche congiuntura internazionale negativa; e, sicuramente, una cattiva politica e una pessima gestione.

 In realtà c’è che il porto in parola non è un porto, ma un sistema di gru, che piglia contenitori da una nave e li mette sull’altra. Io, per porto, intendo un porto, cioè un’insenatura naturale o artificiale dove attracchino delle imbarcazioni; e da queste scendano dei marinai; e questi frequentino numerose e malfamate taverne, zeppe di donnine allegre e osti ladri; e spesso vi si svolgano risse allegre; e le navi portino merci da fuori, o fuori portino delle merci del territorio. Di tutto questo, a Gioia Tauro non si scorge la benché minima traccia, ma solo gru; e se queste gru invece che appese a terra fossero appese in mezzo all’Oceano, sarebbe la stessa cosa.

 Sarei curioso di sapere se la Regione, la Provincia di Reggio, i Comuni di Gioia e Rosarno e S. Ferdinando riscuotano dei congrui diritti (“royalties”), e francamente ne dubito. Se mi smentite, ne sarò contento.

 Altrimenti, dobbiamo ammettere che il porto di Gioia è la solita calabra cattedrale nel deserto, un’attività economica debole artificiosamente sorretta, e circondata o dal neolitico della sussistenza, o dal postmoderno della bidellizzazione di massa.

Ulderico Nisticò


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