I fascisti? In gattabuia! Forse…


Spero di cuore che le camere approvino velocemente la legge antifascista di Fiano. Credetemi, ne ho due ottimi motivi:

– Se approvano questa stramba legge, magari si contentano, e si scordano lo ius soli;
– Un poco di persecuzione può giovare all’esangue e confuso neofascismo attuale.

Mi segua, il paziente lettore. Io (e dico quel poco che io dedico alla mia passione politica) vivo nel terrore che prima o poi qualche sindaco dedicasse una “Via Benito Mussolini”, indicando per prudenza anche gli estremi anagrafici “1883 – 1945”. Quella sì che sarebbe la fine del fascismo; e anche di Mussolini, archiviato come Bartolomeo da Bergamo, al massimo oggetto di battute goliardiche per l’epiteto con cui è noto nella storia dell’arte, mentre in tutto il resto è un perfettissimo sconosciuto. No, l’ultima cosa al mondo che vorrei è una via intitolata al duce come fosse un musicista o un filosofo del XVI secolo.

Le vigenti leggi, del resto, lo vietano. Dite voi, le leggi? Già, il solo fatto che quel tale Fiano voglia approvare nel 2017 una legge antifascista, significa che finora delle leggi antifasciste ce ne siamo impipati. Però, ragazzi, che leggi!
L’articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali della costituzione vieta, sotto qualsiasi forma, la ricostituzione del Partito fascista; e, per non lasciare nulla d’intentato, nel 1952 ecco la legge Scelba. Io avevo due anni, nel 1952; Fiano e la Boldrini non erano nati: però un libro lo potrebbero anche leggere, ogni tanto. Nemmeno io ero nato nel 1180 a. C. circa, però so tutto lo stesso della Guerra di Troia!

Avevo due anni, allora; ma già nel 1963 partecipavo attivamente alle elezioni politiche, in quanto iscritto all’associazione giovanile del MSI. Infatti, l’Italia, fregandosene della XII e di Scelba, pullulava di movimenti neofascisti, uno dei quali, il MSI, ben rappresentato in parlamento eccetera, e per voti quarto partito italiano. Fino all’anno prima, Soverato era amministrata da un sindaco DC e vicesindaco del MSI.
Poi io mi facevo un 68 fascista, con fase “nazimaoista” (a parte la parola stupida, ci fu davvero); eccetera; e commettevo tante di quelle violazioni della Scelba da far impallidire, se mi avessero condannato, la carriera penitenziaria del conte di Montecristo. Né parlo solo di saluti romani e cantare “Giovinezza”, ma di ponderati articoli sul Secolo d’Italia buonanima, e su tutte le pubblicazioni nazionali dell’area; e del libro “Abele e Caino”, Rubbettino, 2002. Eccetera. La legge Scelba, da me così evidentemente tenuta in non cale e vilipesa, non diede segni di vita.

Beh, non proprio. Da militare ebbi modo, grazie a un fedifrago commilitone, di leggere la mia cartella riservatissima, in cui c’era scritta la qualunque! E sospetto che qualche conseguenza sotto sotto devo averla patita: però, come la casa di Scaiola, a mia insaputa.
Né io ero soletto ed eremita. Le sezioni del MSI pullulavano di stemmi, gagliardetti, foto e busti del duce; e in tutte le case degli Italiani nostalgici del fascismo (milioni, anche se, toh, i più stavano a sentire Montanelli e votavano DC) erano zeppe di libri apologetici.
È vero che il MSI venne infine sciolto, ma non da Scelba o dalla costituzione o dai comunisti o dall’ANPI eccetera; lo sciolsero Fini e i suoi caudatari e seguaci che si pensavano furbi e poi rimasero senza partito e senza fortuna. Io, non battendo ciglio, quel 16 gennaio 1995 mi guardai allo specchio e ripetei orgogliosamente “I’ mi son quel ch’i’ soglio”. La legge Scelba, dalla quale Fini e soci uscivano grazie a una dichiarazione di antifascismo, nei miei confronti restò inattiva.
Ora vediamo che fa la legge Fiano, se passa. Ve lo dico io, che fa: nei primi giorni c’incapperà qualche pollo di ragazzino; poi se la scorderanno come le luci obbligatorie delle macchine, che le accendono una sì e una no, molto più no che sì.
Con tutto questo, spero nell’effetto frutto proibito, che, dai tempi di mamma Eva, non fallisce mai. Forza, Fiano, fammi questo favore!

Ulderico Nisticò


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