I Magi, e Cristo per tutti


 Il termine Mago, di origine medo-persiana, compare anche in Erodoto nel senso di sacerdote e astrologo e saggio dell’aristocrazia dei Medi, poi fusi con i Persiani sotto Ciro e i suoi successori. Sono dunque seguaci di Zaratustra, o Zoroastro, che aveva affermato l’eterna lotta tra un dio del Male e un dio del Bene; donde, nei secoli, il manicheismo in tutte le sue forme fino al protestantesimo e al giansenismo. Sono però anche eredi della tradizione astrologica mesopotamica, e conoscono i segni del cielo secondo regole artimetiche: i Greci li chiamavano perciò matematici, e Orazio parla di “numeri babilonesi”.

 I re detti poi “Magi” compaiono nel Vangelo di Matteo, e in alcuni testi apocrifi. Seguono la stella, onorarono il Bambino, sfuggono all’inganno di Erode, e tornano nei loro paesi lontani.

 La tradizione popolare cristiana sentì il fascino di questi re e sapienti che s’inchinano a Gesù, e portano doni simbolici: l’incenso per il Dio, l’oro per il re, la mirra per l’uomo che deve morire; e li seguì con delle pie leggende, che ne fanno degli apostoli. A Colonia e a Milano se ne venerano le tombe; frequenti sono le raffigurazioni delle loro immagini; e non possono mancare nei presepi, con abiti orientali sfarzosi e cavalli e cammelli.

 Sì, vero, il presepe, che significa “recinto di animali”, è un luogo di pastori di un piccolo paese della Giudea… eh, un piccolo paese? Ma è la patria di Davide, l’eroe e re e poeta sacro; e Giuseppe, e, per la legge, Gesù, ne sono discendenti; e, secondo le profezie, a Betlemme e non altrove deve nascere il Messia. Giuseppe vi si reca per ottemperare all’ordine di Augusto di registrarsi per il censimento: è obbediente alla legge e all’Impero, che hanno assicurato la pace al mondo; è questa la “pienezza dei tempi”, quando regna l’ordine su tutto il Mediterraneo.

 Betlemme è una modesta città, con tutta la sua gloria, e i suoi abitanti sono allevatori, agricoltori e artigiani. Molto più alto è il ceto sociale e culturale dei Magi, e ben diverso il loro atteggiamento spirituale nei confronti dell’Avvento. Essi prendono coscienza che quanto accade sotto i loro occhi è l’evento cruciale della storia umana; e che la visione del Nato travolgerà le loro vite, e li costringerà a scelte di valore esistenziale. Non potranno tornare alla prevedibilità della vita, e dovranno rendere a Dio e agli uomini quello che hanno ottenuto per grazia.

 Così Cristo è venuto per tutti, per i pastori come per i re; per i travagliati sapienti come per le menti semplici; a dare dignità agli umili, come per insegnare ai re e ai dotti che sono uomini e non semidei.

 Queste, e molte altre sensazioni, cercheremo di comunicarvi il 4 gennaio, alle 18, nella magnifica chiesa del Monte di Catanzaro, attraverso la musica, il canto e la recitazione.

Ulderico Nisticò


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *