Il bruzio, moneta alternativa


A Cosenza il Comune ha emesso una moneta di assistenza ai bisognosi, spendibile presso esercizi convenzionati: il BRUZIO.
Può un Comune emettere moneta? Sì. La legge, e da quando ci sono al mondo le monete, vieta di rifiutare la valuta dello Stato; ma non si usare forme diverse di intermediazione. Anzi, fino a un paio di secoli fa, quando il mondo era all’80% agricolo, le monete erano, se qualcuno ne aveva, un sistema di tesaurizzazione, e non un modo di acquisto; e questo avveniva con lo scambio, sia delle merci sia del lavoro. Le monete dell’Ottocento erano forti o fortissime, e perciò inutilizzabili per le piccole spese.

Per capirci, un marinaio britannico dei tempi di Napoleone percepiva un salario di tre sterline l’anno; un ducato delle Due Sicilie valeva una lira e mezza del Piemonte e poi dell’Italia; nei vecchi film americani, l’eroico sceriffo rischia la pelle per 70 dollari l’anno. Ciò comportava una stabilità dell’economia, ma che ne era di fatto un rallentamento, e rendeva difficile la permeabilità sociale, a vantaggio di pochi ceti; a loro volta costretti a un’eccessiva correttezza e parsimoniosità di vita, direi grettezza e miseria con soldi nascosti sotto il mattone. In poche parole, i soldi non giravano; e, non girando, non facevano il loro dovere, che è proprio di girare, e stimolare perciò l’economia.

Quando l’Europa sedicente Unita, e, in Italia, i vari Monti, imposero le ristrettezze di spesa per pareggiare il bilancio, il risultato fu che il bilancio è rimasto dissestato, e l’economia reale è andata sempre peggio. E l’euro non ha svolto la funzione di muovere produzione e lavoro.

I soldi devono girare; ma le monete forti, esempio l’euro, girano poco e male. Perciò si possono pensare anche altre forme di intermediazione, soprattutto per le piccole spese.
Il compianto Giacinto Auriti, teorizzatore della proprietà popolare della moneta, emise, nel suo paese di Guardiagrele, il SIMAC, che veniva accettato dai commercianti locali. Me ne regalò uno d’argento.

A Cosenza, per ora, accettano il BRUZIO pochi esercenti; ma se la cosa avrà successo, magari saranno di più. Quelli che lo incassano, potranno chiedere al Comune il cambio in Euro, ma solo tra sei mesi. Saranno così indotti, nei sei mesi, a spendere il BRUZIO presso un altro negozio, e perciò farlo girare. Vedremo però, ai fini pratici, come avrà corso l’iniziativa.

Potrebbe fare lo stesso anche lo Stato? Sì, attraverso i BOT. Esempio: se uno deve percepire uno stipendio di 1.500 €, potrebbe averne in euro 1.200, e 300 in BOT, da spendere per tasse e imposte e tariffe, quali bollo auto, iscrizione a scuola, multe etc. O, perché no, commerciarli. Come si fa a commerciare i BOT con i privati? Come qualsiasi altra cosa: se vengono accettati. Intanto, lo Stato potrebbe saldare in BOT i suoi debiti; e già è molto.

Non è lo stesso, 1.200 + 300, che avere 1.500 in euro? No, per lo Stato. Infatti l’euro (e questo pochi lo sanno) non appartiene allo Stato, ma alla Banca Centrale, che lo vende agli Stati, i quali lo pagano. I BOT appartengono allo Stato, e questo non li paga. Per la legge dei grandi numeri, sarebbe già un risparmio notevole.

Ulderico Nisticò


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