Il caso Regeni e la politica estera fatta in casa


Comprendo il dolore della famiglia di Giulio Regeni; comprendo di meno la faciloneria con cui il caso viene affrontato dalla più o meno genuina pubblica opinione.
Inizio con questa domanda provocatoria: senza dubbio qualcuno in Egitto ha qualcosa da nascondere, il che non significa che sia l’Egitto in quanto Stato: è da vedere; senza il benché minimo dubbio ha molto, moltissimo da nascondere l’università britannica di Cambridge, che ha mandato in Egitto un ricercatore, ma italiano; e che, alle richieste dei giudici, “si avvale della facoltà di non rispondere”, il che sarà anche un espediente tribunalesco, però sa di una lunghissima coda di paglia. Ebbene, tutti se la pigliano con l’Egitto, e nessuno con l’università di Cambridge o con il governo britannico: come il solito, figli e figliastri.

Io mi chiedo: a) cosa voleva “ricercare” in Egitto la detta università; b) perché ha scelto Giulio Regeni e non un altro qualsiasi; c) se, dopo la tragedia di Regeni, l’università ha continuato le sue “ricerche”. Misteri inglesi! Però nessuno, né la stampa né l’onnipresente famiglia, nessuno chiama in causa la Gran Bretagna.
Io sarei lieto di sapere, leggendo carta scritta, quale incarico l’università abbia affidato al povero Regeni; e se il Regeni abbia mantenuto il suo atteggiamento nei limiti dell’incarico, o si sia lasciato prendere da entusiasmi eccessivi; e se gli ambienti da lui frequentati in Egitto siano davvero così adamantini come sembra credere più d’uno.

È ora di finirla con la leggerezza con cui ogni opposizione viene considerata buona e bella e “democratica”: la Siria dovrebbe aver insegnato qualcosa, quando abbiamo dovuto costatare che l’opposizione “moderata” era un branco di tagliagole armati da stranieri.
E sarebbe anche il caso che la politica estera dell’Italia la faccia il governo, e non altri. La famiglia Regeni ha diritto a chiedere giustizia, ma non ha il minimo diritto a dire la sua sulla presenza o meno dell’ambasciatore italiano in Egitto.

Abbiamo un buon ministro degli Esteri, Minniti: lasciamolo lavorare, come finora sta lavorando bene in Libia.
Come dite, che il ministro degli Esteri è Alfano? Ahahahahahahahahahah! Con questa risata amara, ribadisco che l’Italia deve smetterla con la politica estera fatta in casa.
E sono anche molto sospetti certi interventi stranieri. Se qualcuno negli USA ha delle prove, le esibisca ai giudici italiani, e non ai giornali. Se no, io credo che a qualcuno dia fastidio la politica italiana nel Mediterraneo, e stia cercando di mettere ostacoli e zizzania.

Ulderico Nisticò


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