Il mio Liceo dei Salesiani


Il mio Liceo dei Salesiani iniziò, come si usava allora, in V elementare, detta Corso Preparatorio; seguirono gli esami di ammissione, severissimi; quindi la Media, conclusa con un altro esame terribile; nel 1963, il Ginnasio, e le Forche Caudine dell’esame di V; infine il Liceo come si diceva allora, cioè l’ultimo Triennio; e gli esami del 1968, quelli veri prima delle due materiuzze.

Mi tornano a mente i miei professori, tutti preti tranne uno o due. Ed eccoli, e solo con il cognome, secondo il modello “don Bosco, don Rua”; di molti il nome proprio non lo abbiamo mai nemmeno saputo: don Bergia, don Bibò, don Cafiero, don Castaldi, don Chiaffitelli, don Cosato, don De Lucia, don De Silvestro, don Di Bella, don Farnioli, don Gelmi, don Leo, don Mariani, don Maruccelli, don Matrone, don Pacifico, don Pagnozzi, don Piu, don Tandoi, don Torriano, don Vecchi, don Voci, signor Volta; e i soli laici prof. Mustica e prof. Zappalà.

Tutti Salesiani, e tutti fermi nella Fede; e rigorosissimi nella disciplina; ma tutti liberi di diverse opinioni in tutto ciò che è opinabile, e suscitavano volentieri, anzi con gusto, ogni genere di dibattito su qualsiasi argomento, tutt’altro che esclusa la politica, anzi… ed è così che si cresce! Infatti, siamo tutti cresciuti bene, con qualche rarissima eccezione; e, attraversando altre esperienze universitarie, professionali, politiche, culturali, personali, negli anni abbiamo fatto i conti con noi stessi e con la Scuola che ci ha formati; e, fatta la tara degli inevitabili umani limiti, e senza dimenticare occasioni di conflittualità, l’abbiamo ritenuta una grazia di Dio e di don Bosco.

Abbiamo tutti preso in esame l’effetto dei Salesiani, e del Liceo, su Soverato e sull’intera Calabria, ritenendolo molto positivo, sia attraverso la Scuola sia attraverso l’Oratorio. Se i numeri sono numeri, l’effetto è benefico anche in questo 2018.
Poi ho insegnato, due anni in IV ginnasio, tutte le materie letterarie per 18 ore; nove anni come spezzonista di latino e greco al Triennio. Ed ecco i colleghi don Casalino, don Grande, don Iorfida, don Izzo, don Umana… E tanti colleghi laici.

Oggi faccio parte, a modo mio, della comunità salesiana, attraverso l’Unione Exallievi, e la Parrocchia. E quando l’Istituto lo chiede, beh, in quest’anno ho rappresentato già tre lavori teatrali; e sto preparando il quarto.
Non per nulla sono passati 110 anni dal 1908, e li abbiamo degnamente celebrati lo scorso maggio.
Insomma, la salesianità è uno stigma che segna in profondo, e una memoria che ancora è viva.

Resta da interrogarsi sulla funzione del Liceo Classico oggi, e sull’opportuntà di ammodernare i metodi e l’approccio stesso alle lingue antiche, la cui sopravvivenza è non utile ma indispensabile a ogni civiltà che voglia essere tale. Ma, in fondo, i Latini e i Greci parlavano latino e greco come noi parliamo l’italiano, dalla nascita, e anche senza essere andati a scuola. Questa banalità, non sempre appare evidente!!!

La grande scommessa degli studi classici, liceali e un universitari, è quella di restare rigorosi e scientifici, riuscendo a diventare anche popolari e a beneficio di molti, e non per addetti ai lavori.
Coraggio, dunque: il Liceo Salesiano di Soverato ha percorso un lungo cammino, superando ogni grande o piccola difficoltà, nello spirito di don Bosco e della cultura. Siamo certi che ne percorrerà ancora tantissimo, quando i suoi allievi saranno “nati natorum, et qui nascentur ab illis”.

Ulderico Nisticò


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