Il tg Calabria, i Normanni e San Marco Argentano


Oggi, alleluia, un buon servizio del tg Calabria. Oggetto, San Marco Argentano.
Finalmente qualcuno che ha almeno nominato i Normanni, e Roberto Guiscardo e Sighelgaita. In Calabria, detto in generale, questi signori e i loro fatti sono ignoti, perciò ne diciamo noi.
Pur sconfitti dal catapano Bojannes, i Normanni si erano riorganizzati sotto la guida di Guglielmo d’Altavilla detto Ferrabach, Braccio di ferro. Era il primogenito di dodici fratelli, figli di un piccolo nobile normanno, Tancredi; e venne raggiunto ma mano dai suoi, in cerca di gloria. Intanto, al servizio del principe longobardo di Salerno, si spingeva in Calabria, e nel 1044 fondava Stridula, il castello di Squillace.

Roberto era detto Guiscardo, l’Astuto. Guglielmo lo mandò in Calabria, a San Marco, città vescovile che vantava di essere stata costituita la Diocesi dall’Apostolo ed Evangelista. Roberto edificò una torre, e si diede a scorrerie e rapine, radunando attorno a sé e normanni e calabresi. Gli nacque il primogenito, figlio della normanna Alverada, e lo battezzò Marco; ma fu detto Boemondo nelle sue complicate avventure in Italia, Grecia, Anatolia e in Terra Santa.
Le bande normanne del Meridione suscitarono tale timore che il papa Leone IX, richiamando l’antica preghiera “a furore Normannorum libera nos, Domine”, radunò nel 1053 un esercito contro di loro. Unfrido, successore di Guglielmo, riunì tutti a Civitate; e schierò Roberto contro il fulcro delle forze pontificie, dei giganteschi mercenari svevi. I “piccoli e neri” soldati di Roberto, evidentemente calabresi, ne ebbero ragione; la sera Leone era fatto prigioniero e condotto a Benevento. Dopo un po’ di discussioni, Leone e Normanni si accordarono, e questi vennero riconosciuti vassalli della Chiesa, e perciò italiani, anzi più italiani degli altri! Una situazione che durerà fino a Ferdinando IV di Borbone.

Intanto, morto Unfrido, Roberto venne gridato dall’esercito duca di Puglia e capo di tutti i Normanni.
Lo aveva raggiunto anche l’ultimo della nidiata, Ruggero, che si installò prima a Scalea, poi a Mileto; e dal 1071 iniziò la riconquista della Sicilia dagli Arabi.
Ormai duca, Roberto imparò a ragionare politicamente, e si presentò come erede degli antichi Stati longobardi. Ripudiata Alverada, sposò Sighelgaita, sorella del principe di Salerno, donna di animo e corpo guerrieri.
Non lo sapevo, ma oggi hanno detto che l’anima di Sighelgaita vaga dentro il torrione di San Marco, e le ragazze in cerca di marito vanno a incontrarla, e se ne sentono toccare. Può fare il paio con lo spettro di Bianca Lancia, madre di Manfredi, a Gioia del Colle; e di tanti altri spiriti che si aggirano per la Calabria, compreso il nostro Fantasma del fabbro.
Nel 1072, Roberto s’impadroniva di Salerno, ponendo fine alla storia longobarda identitaria e politica, iniziata nel 568. Altri sconosciuti, i Longobardi.

Dieci anni dopo, Guiscardo sconfiggeva l’imperatore Enrico IV, e conduceva libero a Salerno papa Gregorio VII. Mosse contro Costantinopoli, e già se ne proclamava imperatore, ma nel 1085 moriva a Cefalonia. Si accusò Sighelgaita di averlo avvelenato per assicurare la successione ai figli contro Boemondo.
A farla breve, nel 1130 Ruggero II, figlio di Ruggero, unificherà tutti i domini normanni, e s’incoronerà a Palermo “rex Siciliae et Ducatus Apuliae et Principatus Capuae”, iniziando uno Stato, con vicissitudini, che cesserà solo nel 1861.
San Marco restò rispettata sede vescovile, e ne fu presule il cardinale Guglielmo Sirleto prima di passare a Squillace. E qui, dopo tanto zucchero, un poco di amaro.
A seguito di numerose mie invettive, la Regione si decise a costituire un comitato per celebrare Sirleto nel centenario della nascita, 1514. Ma era la solita cosa a pioggia, e tutto quello che il comitato in quanto tale fece fu una riunione… no, partecipare a una riunione indetta dal Comune di San Marco; più una manifestazione a Roma, ma così carbonara che non se ne lesse notizia nemmeno su qualche foglio parrocchiale. Ragazzi, l’80% dei guai della Calabria è colpa dei Calabresi!

Torniamo a San Marco, più o meno legittimamente detta anche Argentano da una presunta località enotria eccetera. Il servizio di oggi, con i suoi limiti, ha reso giustizia, con buone riprese, a torre, cattedrale e abbazia della Matina. Perdoniamo a stento che non abbiano ricordato il Sirleto. Una volta tanto, la Calabria senza piagnistei, sbarchi di Ulisse o di clandestini, e antimafia segue cena; oppure sparafrottole di sicura e imminente felicità futura grazie all’intervento straordinario preelettorale.
Coraggio, RAI, continuiamo così.

Ulderico Nisticò


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