Inesattezze sulla storia dell’emigrazione italiana


Egregio professore, mi permetta di non condividere totalmente la sua ricostruzione.
Basterebbe solamente ricordare le migliaia di nostri compaesani che entrati in Svizzera da “stagionali” facevano perdere abilmente le loro tracce al momento di rientrare in Italia.

Parimenti contestabile è l’affermazione secondo la quale nessun nostro connazionale emigrato passava le giornate a bighellonare; basterebbe dare una sommaria lettura ai giornali ed ai documenti statunitensi, inglesi, francesi, tedeschi della fine dell’Ottocento e della prima metà del Novecento per capire che l’italiano era associato, immancabilmente, ai saltimbanchi, ai musicisti di strada, agli elemosinanti (ad essere gentili).

Mi permetta, infine, di dissentire sull’affermazione che gli emigrati italiani non erano soggetti allo sfruttamento come avviene oggi in Puglia ed in Calabria; non erano rari, infatti, i casi di emigrati italiani che giunti in Argentina o in Brasile, ingannati dagli intermediari, venivano a trovarsi in condizioni di semischiavitù.

Ma senza andare in Sud America, basti ricordare il massacro di Aigues-Mortès che, seppur contingentemente causato dalla falsa notizia di un omicidio di un lavoratore francese da parte di un immigrato italiano, trova origine nella rabbia causata dal dumping salariale effettuato dagli italiani, che venivano paragonati dal lavoratori francesi alle bestie viste le condizioni lavorative che erano disposti ad accettare

Con la stima di sempre, distinti saluti.
Francesco Pitaro

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