La Befana e i Vattisimi


befanaLa Befana, brutta e povera, è felice di poter donare. Credo sia questo il suo significato simbolico.
A dire la verità, la festa non è nostra, e sa di una costumanza romanesca. Da noi il 6 gennaio si chiama “I vattisimi”, mettendo assieme il concetto di “manifestazione” (tale è il significato della parola greca), cioè presentazione al tempio di Gesù, identificata con il battesimo, per cui si viene accolto nella comunità; e con l’arrivo dei magi, che è la rivelazione al mondo delle “genti” e non solo al piccolo popolo dei Giudei e a quanto restava di Israele.
Il concetto di dono ha un profondo senso antropologico. Donare significa:

1. Essere superiori a ogni volgare interesse. Dona chi è nobile, quindi “generosus”. Dona chi è padrone dei proprio beni e non ne è succube e servo. Del resto, il nobile dona al suo popolo, in guerra, quanto ha di più prezioso: la vita. In molte popolazioni, i capi tribù distribuivano ai sudditi tutto quello che possedevano, e ciò rendeva loro altissimo prestigio.
2. Riconoscere negli altri dei propri simili da beneficare e da cui attendersi benefici.
3. Stringere rapporti di reciprocità: gli ospiti si scambiano doni.
4. In senso cristiano, sapere che Gesù fa gratuito dono di se stesso con la Passione, e, ogni giorno, con l’Eucarestia.
5. Consegnare doni ai bimbi è anche educarli, un giorno, a donare. Ricordiamo qui anche i doni di san Nicola alle fanciulle “per condurre ad onor loro giovinezza”, divenuti poi Santa Klaus e Babbo Natale.

Per questo la Befana è vecchia, brutta e povera, e tuttavia sorridente e felice. Beata lei.

Ulderico Nisticò


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