La colpa di qualcun altro…


La sera di Waterloo, Napoleone fuggiva, solo sperando di non incappare nei Prussiani, e cavarsela con gli Inglesi, che si contentarono di ucciderlo a piccole rate nell’esilio di Sant’Elena. I Francesi avevano combattuto valorosamente, e qualcuno afferma che il piano di Waterloo sia il migliore mai concepito da Buonaparte: ma andò come andò. Da allora, gli storici francesi, i quali sono sempre molto più francesi che storici, s’inventano le più raffinate scuse per giustificare la legnata: la pioggia, un fossato, persino (scusate!) le emorroidi dell’imperatore, o, come V. Hugo, il non meglio definito “quid obscurum”; tutto tranne ammettere che Wellington e Blucher gliele suonarono di santa ragione. È un modo patriottico di raccontare la storia, ma non è un modo serio.
Serio fu il senato romano quando, dopo la Trebbia, annunziò al popolo “Siamo stati sconfitti in una grande battaglia”; quindici anni dopo, Roma aveva stravinto la guerra.

E tutti gli Italiani degni di questo nome non siamo stati educati all’idea che ad Alamein abbiamo perso per i “tradimenti”? E mai nella storia dei tradimenti furono così ufficiali, se ne parla esplicitamente il Trattato di pace del 1947, articolo 16. Ma quando io ho studiato per conto mio la battaglia, sono giunto a conclusione che, a parte colpi di genio o di fortuna, la battaglia era persa, e sarebbe stato meglio ritirarsi in Cirenaica. E che il più grosso carro italiano era pesante metà di un carro americano; migliori, i carri tedeschi, ma pochi; e pochi del resto erano anche i nostri.
Tutti i tifosi di una squadra che perda la partita se la pigliano con l’arbitro.
Insomma, trovare scuse di una sconfitta e di un insuccesso è un’operazione bambinesca. E nessuno come i bambini è bravo nell’inventare scuse e pretesti.

I Meridionali in genere sono degli intelligentissimi e spesso anche laureatissimi bambini, e, di fronte a un guaio persona e o collettivo, se la cavano sempre appioppando la colpa a qualcun altro: il marito alla moglie, la moglie al marito, entrambi ai suoceri, tutti ai vicini di casa invidiosi…
Applicando bovinamente questo metodo personale alle disgrazie collettive, gli intellettuali meridionali bambini con laurea, nel corso dei secoli se la sono presa con:

– Lo “sfasciume pendulo sul mare”;
– I Romani che avrebbero distrutto la Magna Grecia;
– Il feudalesimo in genere;
– Gli Spagnoli che sarebbero stati tutti don Rodrigo;
– I Borbone;
– Garibaldi e Cavour;
– Il Nord in genere.
Mai un meridionale che se la pigli con:
– I Magnogreci che passarono il tempo a scannarsi tra loro (510, Crotone distrugge Sibari, etc);
– I Turchi da cui gli Spagnoli ci salvarono;
– I Borbone cui si devono riforme e bonifiche;
– Murat che creò il latifondo borghese spacciato per nobiliare;
– I Borbone che non seppero fare in tutto o in parte l’unità d’Italia;
– I medesimi che non si difesero da Garibaldi e Cavour;
– I politicanti meridionali quasi sempre inetti;
– Gli intellettuali meridionali in preda all’oppio di sognanti utopie;
– Le Regioni meridionali, che fanno schifo ai cani rognosi: la Calabria è l’ultima d’Europa!

Invece facciamo come i Francesi con Waterloo: troviamo la scusa delle emorroidi!

Ulderico Nisticò


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