La colpa è sempre di qualcun altro


I libri si scrivono e si stampano per essere letti. Non trovo nulla di male, o che susciti ironia, che uno, pubblicando un libro, lo presenti ai potenziali lettori, liberi di leggerlo o meno: pubblicare, dal latino “publicus”, vuol dire far sapere a tutti. Ricevo, per vero, diversi apprezzamenti sia scritti sia di persona; e delle critiche. La critica è il sale della letteratura, e ben venga, se un lettore mi dicesse, che so, che ho sbagliato una data un luogo un fatto… Ma non quando è campata in aria.

Qualche sporadico ma feroce e velenoso critico mi mostra livore perché io attribuisco la colpa della caduta del Regno delle Due Sicilie a nessun altro che al Regno delle Due Sicilie e ai suoi abitanti; con qualche zampino di forestieri, ma era inevitabile. Colpa, in un libro che parla di politica, intendo colpa politica non morale, e tanto meno giuridica. Lo sporadico invece pretende io creda essere stata solo colpa di qualcun altro: uno qualsiasi, ma qualcun altro purché abitante in un luogo qualsiasi a nord di Gaeta e a sud di Lampedusa. E ne trovano le prove in quello che, a cose fatte (e “capo ha cosa fatta”, Dante), disse in un parlamento europeo un deputato qualsiasi… che il governo stette a sentire per cortesia, poi tanti saluti; e tutti riconobbero il Regno d’Italia, chi contento chi a denti stretti.
E c’è chi spiega tutta la storia mondiale del XIX secolo con la presenza di una navicella britannica a Marsala, mentre sorvola (o ignora?) bazzecole come la Seconda guerra d’indipendenza (1859) e seguenti annessioni e cessioni.

Ora vi faccio un esempio di come sragionano i meridionaldomenicali. Nel lontanissimo 1995 io subii un incidente di bicicletta; ciò accadde senza la benché minima mia colpa, come venne pacificamente riconosciuto dall’assicurazione del cretino che mi venne addosso da tergo. Ecco un caso di “non è colpa mia”; ed è vero, salvo a chiamare in causa il metafisico Jung. Mai però mi passò per la mente che il suddetto idiota sia partito dal suo paesello, mi abbia puntato e mi abbia urtato eccetera, non per errore o caso, ma a seguito di un piano oscuro per impedirmi – anche questo è storico – di andare due giorni dopo in gita scolastica; e siccome la meta era la Spagna, che ciò abbia coinvolto o la massoneria internazionale o qualche partito o movimento iberico.
Il meridionalista della domenica, al contrario, s’immaginerebbe una congiura planetaria contro di lui, e perciò, sentendosi importante, è contento in mezzo alla fratture multiple; e racconterà nei decenni che il suaccennato F. era un sicario dell’ISIS o della CIA, invece di un normale scemo in semipennichella postprandiale. Ecco, la storia privata raccontata per romanzi… E così la storia politica e militare.
Ma nel 1861 il parlamento britannico disse… e quello spagnolo affermò… e quello francese: no, quello francese affermava e negava solo quello che voleva Napoleone III. Ora vi faccio un esempio più grosso dei fatti miei personali. Quando stava crollando il comunismo europeo, la Germania Occidentale, guidata da Kohl, si annesse quella Orientale. Scusate la pignoleria, ma è importante: si annesse i tre laender uno alla volta, non avendo mai riconosciuto l’esistenza di una Germania Orientale. Scusate, ma uno storico di formazione politica ragiona così, e non usa il linguaggio dei giornali. In conclusione, mise assieme l’attuale Germania unica. Tra cent’anni, un erudito scriverà un libro per dimostrare che Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Francia erano contrari, e lo manifestarono in atti ufficiali e ufficiosi. Magari qualcuno penserà che Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Francia abbiano suscitato preoccupazioni e turbamenti in Kohl; ma lo storico di formazione politica sa solo che Kohl se ne fregò rotondamente, e oggi la Germania intera è la potenza mondiale che è. A proposito, anche il famosissimo scrittore tedesco Günter Grass prese una durissimissima posizione contro l’unificazione; e Kohl, che se ne fregava di Francia, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti, figuratevi quanto ci rise sopra sul parere di Günter Grass. Ecco la differenza tra uno che “cerca documenti inediti”, in questo caso editissimi, e uno storico pragmatico, che narra i fatti attraverso i fatti. Verum est ipsum factum, insegna il Vico. Kohl se ne fregò: questi sono i fatti.

Ma al meridionaldomenicale importa solo scaricare la colpa su qualcun altro. Il fanciullo va male a scuola? Papà se la piglia con mammà; mammà, con papà; e tutti e due se la pigliano con la professoressa, o, in subordine, con i compagni di classe che portano il bimbo sulla cattiva strada. L’ipotesi che il tesoruccio sia un ciuco di testa, e anche pigro, non li sfiora minimamente. Avendo trovato i colpevoli, cenano allegramente tutti e tre e preparano, con grande gaudio degli avvocati, un ricorso al TAR.
Veniamo a noi. Nel 1854 scoppia una guerra europea, detta di Crimea: il Regno delle Due Sicilie è del tutto assente; nel 1859, scoppia la detta guerra italiana: il Regno delle Due Sicilie è del tutto assente; entro i primi dell’anno dopo, Torino si annette Milano, Parma, Modena, Bologna e Firenze, e cede Nizza e Savoia: il Regno delle Due Sicilie è del tutto assente. Uno storico politico arriva al volo alla conclusione che il Regno delle Due Sicilie si era messo del tutto assente dalla storia e dalla cronaca, e perciò destinato a dissolversi, tipo la detta Germania Orientale o, poco dopo, la Cecoslovacchia e persino l’immensa URSS.
Sbarca Garibaldi (a Marsala, ma se trovava difficoltà, sbarcava a Mazzara o a Trapani: non ne trovò!); ridicolizza Landi e Lanza; entra a Napoli in treno come un turista: ci vuole una bella faccia tosta per non ammettere che la sua spedizione fu il coltello nel burro. Egli stesso, a parte che chiamò Marsala una cavalla, attribuì ben scarsa importanza a questa sua avventura, dopo essersi battuto vittoriosamente con Austriaci e persino Prussiani; e però aver buscato legnate dai Pontifici a Mentana.
Uno storico politico, che è anche doverosamente un polemologo, sa che l’esercito delle Due Sicilie, con centomila effettivi, era uno strumento militare cachettico, in mano a generali decrepiti e ufficiali ignoranti: con pochissime eccezioni; soldati valorosi, ma solo quando furono liberi di combattere da briganti. Attenti, mica è il solo caso: nel 1940 l’immenso e armatissimo esercito della ricchissima Francia venne spazzato via in 18 giorni da un’offensiva corazzata ottimamente guidata da Hitler e mirabilmente condotta da Gauderian. I soldati francesi, corrotti da depressione alla Prevert e abbondanti dosi di cocaina e sotto un pessimo governo, fuggirono a gambe levatissime. Nulla di strano che un condottiero di grandissima abilità di guerrigliero abbia sgominato il vecchio e rimbecillito Landi a Calatafimi, eccetera. Per fare la guerra occorre l’animus bellandi: i fucili, infatti, non sparano da soli. Quello che è strano è che Landi non sia stato arrestato e processato, e possibilmente fucilato sul posto; e lo stesso per Lanza, Ghio eccetera; e per gli ammiragli. E che il re abbia lasciato Napoli… Fuga che il neoneoneoborbonico spaccia per atto di bontà!

Ma leggete il libro, mica mi posso ripetere. Queste sono le “colpe” politiche, per cui uno Stato non “stat” e cade.
Il meridionaldomenicale invece scarica le colpe su un qualcun altro qualsiasi, ed è felice. Per esempio, sulla massoneria inglese, ignorando che di massonerie in Gran Bretagna ce ne sono parecchie, e spesso in contrasto; e che non ci fu mai una “politica britannica”, ma solo la politica del partito di volta in volta al potere; e che, se mai, tutto si può trovare in “archivi inediti” tranne che il verbale scritto di una riunione massonica, notoriamente solo orale; e se uno rivelava qualcosa, era subito pronto un pugnale non metaforico. Ma lo studioso degli inediti cerca un foglio di carta con i triangolini, però autenticato dal notaio!
I documenti! Ma non glielo ha spiegato nessuno, agli ingenui, che l’intera Europa è stata retta per settecento anni da un documento, la Donazione di Costantino, falso smaccato, ma a cui cedettero tutti? E che Dante scrisse l’intera Divina Commedia contro Costantino, però credendoci? E quante guerre e paci e papi e antipapi e imperatori eccetera successero per quel documento falsissimo?
I documenti provano solo che qualcuno li ha scritti. Per il resto, vanno decifrati, contestualizzati… Pensate che si possa studiare il Congresso di Vienna leggendone i Trattati? Ma no, le decisioni vennero discusse e assunte a cena, al ballo, nelle alcove; e poi, solo poi messe per iscritto, e con il delicato e ingannevole linguaggio della diplomazia. Pensate si possa trovare che Londra cedette a Vienna la Sicilia in cambio di Malta e altro; e leggere che, dopo aver imposto a Ferdinando la costituzione del 1812, nel 1815 gli abbia imposto, magari per iscritto, di ritirarla? Pareva brutto: ma i fatti andarono così.

I fatti provano che, dopo il 1850, il Regno era destinato alla fine, più esattamente, si era destinato alla fine: politicamente, dico, anche se la sua economia era, tutto sommato, passabile. La crisi non fu economica, fu politica. Non so quale miracolo poteva salvarlo in una specie di federazione o confederazione; ma ci volevano o un re o dei liberali con i baffi, uno capace di combattere, gli altri capaci di trattare con i loro amici di Torino, come fecero con successo i liberali toscani. Ma il re fuggì e i liberali meridionali si sbracarono con lo straniero di passaggio: tipo il 1943-5, quando Napoli divenne il lupanare degli Angloamericani, e nascevano i guaglione niri! Non sta scritto in nessun archivio segretissimo: sono i fatti.
Ma il meridionaldomenicale cerca e trova la colpa di qualcun altro, e mentre il Sud d’Italia è l’ultima area d’Europa, se la piglia con Garibaldi e vive felice. Qualche meno ignorante, anche con Cavour; Napoleone III, del tutto sconosciuto.
Leggete, vi prego, se volete colmare le lacune.

Ulderico Nisticò


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