La Ferrovia Jonica ha bisogno dell’alta velocità


I problemi della ferrovia ionica non si risolvono cambiando il nome alle cose. Nel caso specifico, inventandosi una mitologica quanto fantasiosa nomenclatura di Ferrovia della Magna Grecia. E dispiace che siano proprio gli assessori regionali ai trasporti di Calabria, Puglia e Basilicata, probabilmente scesi dal Galaxy Express 999, il leggendario treno delle stelle, a rispolverare ottimismo e buone intenzioni per il prossimo futuro. Ci dispiace, ma a nostro avviso c’è poco da essere sereni e fiduciosi se mancano ancora i vettori, se mancano binari adeguati e se manca quell’agognata linea elettrificata che permetterebbe di fare il vero salto di qualità, nonostante l’ultimo investimento di 500milioni di euro che – come avevamo anticipato già nei mesi scorsi – è servito solo a rimbiancare qualche stazione e a rimettere in linea qualche asse che era lì dai tempi dell’Unità d’Italia. La questione della mobilità pubblica della Calabria Est sarà davvero risolta quando si riuscirà a portare l’alta velocità anche sull’intera tratta Taranto-Catanzaro. Fino ad allora tutto sarà mera speculazione.

È quanto sostengono i componenti dell’Ufficio nazionale di Presidenza de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, presieduto da Giuseppe Graziano, in una lettera aperta inoltrata al Governatore della Calabra, Mario Oliverio, per chiedere un concreto intervento della Regione Calabria presso il Governo affinché programmi un incisivo piano di investimenti lungo la direttrice ferroviaria apulo-calabro-lucana.

Come si può essere ottimisti per il futuro – aggiunge Graziano – all’esito della riunione di Policoro, dei giorni scorsi, dove ben tre assessori regionali hanno tenuto a battesimo la ferrovia della Magna Grecia per un nuovo sviluppo del comprensorio ionico. È successo qualcosa e non ce ne siamo accorti? Ci sembra di no. Già, perché se da un lato gli amministratori di Basilicata e Puglia possono avere buone ragioni per essere fiduciosi, dal momento che l’alta velocità è arrivata fino al cuore dei loro territori, non so se stessa speranza ha ragione di esistere nelle aspettative dell’assessore Musmanno, dal momento che mezza Calabria è praticamente esclusa dal circuito della mobilità nazionale, compreso quello ferroviario. Un’intera area isolata dal resto del Paese e dall’Europa dove gli investimenti ordinari, operati per necessità, vengono fatti passare per straordinari. Non è forse stato così – si chiede Graziano – per l’opera di manutenzione della linea ferrata ionica, costata 500milioni di euro ed in fase di ultimazione? Che benefici ha portato all’utenza? Nessuno! Perché i vettori, a parte gli Swing che si vedono arrancare su questa linea come le mosche bianche, sono ancora quelli degli anni ’70, sporchi e quasi sempre in ritardo. Non c’è stata alcuna velocizzazione o implementazione delle corse. I passaggi a livello, tanti (forse troppi!), lungo l’intera tratta continuano a creare disfunzioni al già precario traffico veicolare. Sullo studio delle linee non c’è stato neanche il minimo concetto di utilità e coincidenza per i pendolari. Ma soprattutto – scandisce – i treni, oltre ad essere vecchi e fatiscenti, sono pure pochi. Insomma, treni inutili, strade neanche a parlarne e aeroporti che, chissà per quale motivo, hanno tagliato tutte le tratte low cost da e per la capitale. Come si può essere felici e speranzosi se si pensa di risolvere una questione così grande solo dandogli un altr nome? Del resto è stato fatto così anche per la neonata A2 Autostrada del Mediterraneo che di nuovo non ha nulla ma solo l’eredità di una vecchia Salerno-Reggio Calabria ancora incompleta.

La Calabria – puntualizza Graziano – è un appendice del continente in mezzo al Mediterraneo con un’orografia tale che non permette di poter creare un asse dorsale autostradale-ferroviario. Pertanto, per evitarne l’isolamento o, ancor peggio, uno sviluppo a metà, ha necessità di essere circumnavigata. E finché i governi non avranno questa consapevolezza l’area Est continuerà a vivere nel disagio. Che si inizi ad investire, allora, in modo concreto – conclude – sia sulla ferrovia ionica che sulla Statale 106.


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