La filosofia del vivere a Soverato


soverato_vista_aerea1Bisogna aver fiducia e credere che il tempo che passa possa migliorare la nostra vita. Bisogna non aver paura del futuro, bisogna essere forti e divertirsi quando si disobbedisce alle idee preconfezionate dei giorni nostri. Viviamo in un’epoca costernata, in particolare in Calabria, da studi economici e sociali non positive che caratterizzano la vita quotidiana degli italiani. La città di Soverato è nata dal mare. E’ stretta dalla collina, ha il dono di possedere un costante raggio di Sole; ha una gradevole temperatura, è piana di luce naturale, è inebriata da un cielo sia colorato che splende su Soverato. La città è costernata dal verde rigoglioso delle piante. Sono tutti doni naturali,che non dovrebbero essere sprecati, deturpati, o barbarizzati da nessuno. Dal 1980 sono state edificate case, abitazioni, ville che hanno modificato l’aspetto sociale della città di Soverato. Negli anni direttrici guida come il Corso Umberto, la piazzetta Matteotti, la piazza Maria Ausiliatrice,il lungomare Europa, e il borgo antico erano luoghi d’incontro post lavoro, post studi. Luoghi fisici ove s’incrociavano gli occhi e le parole di tanti cittadini locali o viciniori, che per decenni anch’essi amplificato la ricchezza morale e sociale di Soverato che sembra sia implosa su se stessa. Nelle vie, nei singoli quartieri si notano tante abitazioni vuote o sfitte. A Soverato vivono dagli 8.000 e le 9.000 persone, che in Agosto aumentano a fino 26.000. I nostri avi avevano costruito dopo la guerra, una società positiva e una qualificata socialità; fattori non economici che hanno reso Soverato città ricca, avanzata socialmente, e umanamente bella. Sta emergendo sotto traccia ,oggi, una latente intolleranza culturale eppure la città è dotata tanti edifici pubblici, librerie, palazzi, che dovrebbero consentire d’incontrarsi o avviare tanti contenuti positivi. Oggi anche a Soverato si ama stare seduti di fronte al computer, o vedere i programmi Sky, o restare tramite una cuffia attaccati al proprio smartphone. La socialità che è nata guardandosi a viso a viso è stata sostituita dalla tecnologia dei tablet , che di certo generano la comunicazione scientifica ma non di certo sociale. E’ l’ignavia la malattia dei nostri giorni. Sta emergendo anche in politica in quanto non ha la forza dialettica e sociale di dialogare o di assumere un ruolo di guida morale per far emergere il valore positivo dell’etica ,del buono e del positivo. La città di Soverato non è ancora diventata un oggetto:in quanto continua,con molti sforzi, ad essere un concetto e, la sua bellezza,nonostante tutto, sta ancora nei nostri occhi. Prima di incominciare a criticare questo o quello non sarebbe male acquistare fiducia nel tempo,nel dialogo,e anche in se stessi.

Enrico Vaccaro


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