La guerra in Calabria nel 1943


 Fino alla primavera del 1943, la Seconda guerra mondiale si era svolta, per l’Italia, in fronti lontani: Africa, Grecia, Russia, Iugoslavia, Mediterraneo, Atlantico. Impadronitisi dell’Africa Settentrionale, gli Angloamericani guardarono all’Italia con due intenti strategici: uno sbarco nel territorio nazionale, e bombardamenti terroristici per fiaccare il morale delle popolazioni. Lo sbarco avvenne in Sicilia nel luglio; ai primi di settembre il nemico sbarcò in Calabria. Intanto le forze tedesche si ritiravano in buon ordine, avendo come meta la Linea Gustav, nota come Cassino, con lo scopo di impedire agli Angloamericani di utilizzare areoporti da cui volare verso la Germania. Il 3 settembre, il governo Badoglio aveva firmato l’armistizio di Cassibile, che sperava mantenere segreto; ma il nemico gli impose di pubblicarlo l’8, con tutte le ben note conseguenze di sfascio delle truppe, nemmeno avvertite, e di ben congegnata reazione tedesca.

 La guerra in Calabria ha dunque un arco temporale breve, ma non fu senza episodi degni di nota. L’associazione Calabria in armi, presieduta dal gen. Pasquale Martinello, ha dedicato a questa storia un agile e denso volumetto di Nando Castagna, Teresita Rechichi e Salvatore Scalise, “1943, la divisione Mantova in Calabria”, p. 85, Grafica Lucia, Catanzaro 2018, € 8,00.

 Il testo, dopo un excursus sul quadro storico, si addentra con militaresca precisione nella situazione della Divisione: competenze territoriali, suoi effettivi e ufficiali, luoghi di stanza…  L’Unità rimaneva in attesa di una minaccia nemica, che s’ipotizzava avvenisse con sbarchi nella Calabria Centrale; mentre si verificavano incursioni di piccoli reparti sulle coste, e venivano perciò costruite delle casematte di cemento, alcune delle quali ancora si vedono sulle spiagge e in qualche posizione strategica interna.

 La Divisione operò sotto i bombardamenti, che spesso colpirono nodi stradali e ferroviari, rendendo difficile ogni movimento. Quanto agli scontri diretti, il testo documenta le azioni dei parà della Nembo allo Zilastro; da altre fonti e memorie sappiamo di combattimenti a Badolato, ben studiati da Vincenzo Squillacioti.

 Con l’8 settembre, la Mantova si trova di fronte le forze tedesche, che però, come dicevamo, non intendevano tenere la Calabria e Napoli; non si verificano scontri o altro. Gli Angloamericani occupano il territorio, e il Comando della Divisione, pur nella confusione politica, mantiene bene la disciplina, e utilizza i militari in funzione di soccorso alle popolazioni. La Divisione diverrà uno dei Gruppi di combattimento che, in divisa inglese, parteciperanno, con la strana formula di “cobelligeranti” (e non assolutamente “alleati”!) alla guerra contro la Germania.

 Due osservazioni da storico:

– leggendo tra le righe dell’informatissimo testo, si ha l’idea di un Esercito italiano gonfiato sulla carta, e non ugualmente consistente, e comunque rimasto alla mentalità del 1918, dunque nettamente inferiore e al nemico angloamericano e all’alleato germanico (1940-3); e che suppliva alle carenze con il valore dei singoli, spesso inutile;

– un poco curiosa, e mi piacerebbe avere una spiegazione, è l’affermazione che i medesimi militari della Mantova, demoralizzati il 7 settembre contro gli Angloamericani, di punto in bianco, il 9, ardessero di voglia di pugnare contro i Tedeschi! Mi pare un poco ideologico, ciò, e politicamente corretto.

 Il testo di Castagna, Rechichi e Scalise getta una luce su tempi quasi dimenticati della vicenda storica calabrese, ed è un altro evidente merito di Calabria in armi

 Ulderico Nisticò


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