Lettera aperta al sindaco di Nardodipace sui monoliti


Gita ai megaliti

A Nardodipace torna sindaco il Demasi. Nessun commento politico, e auguri. Qui torno a parlare dei monoliti, o megaliti che dir si voglia.
Era sindaco già Demasi quando, or sono molti anni, vennero scoperti, nel senso che un Nadile, volenteroso conoscitore del territorio, ne prese atto e, giustamente, li ritenne interessanti. Si rivolse al geologo dell’UNICAL prof. Guerricchio, il quale, effettuato un sopralluogo, affermò l’esigenza di un’indagine che, con appositi strumenti, appurasse una di queste due ipotesi: a) trattarsi di mere emergenze naturali; b) potersi pensare a un qualche intervento antropico.

L’ipotesi b è tutt’altro che fantasiosa, in un’area mediterranea che mostra moltissimi di tali casi: e basterebbero per tutti i monumenti protostorici di Malta e i nuraghi sardi.

Per quanto riguarda la Calabria Media – e qui intervenni io sui giornali e di persona a Nardodipace – è lunghissimo l’elenco di tracce litiche ammantate da tradizioni sacre e miti popolari: Badolato, Pietra del diavolo; Chiaravalle, Pietra di sant’Agnese; Pietra Balena; Satriano – Davoli, Pietra di sant’Antonino… e molto altro.
C’era dunque materiale per mettere mano, e vedere se le emergenze litiche siano solo naturali, o riconducibili a qualche opera umana. Per fare ciò seriamente, occorrevano, io spiegai:

– le analisi geologiche strumentali di cui sopra;
– lo studio della toponomastica popolare;
– la raccolta di leggende locali genuine, che mi si disse non mancare.

Non fu solo scienza: si sparse la voce, e arrivarono vere gite di curiosi, con qualche ossigeno alla non florida economia nardodipacese. Stiamo parlando di fatti del 2003!
Di tutto questo, nel 2017, anzi da un bel pezzo, non resta più niente. Come mai? Ecco che ve lo spiego.
Sopraggiunse quella che non era una gita, ma una vera invasione barbarica, capitanata da due degnissime persone oggi non più tra noi, Mosino e Raso.

Questi, Raso, affermò allegramente che i pietroni appartenevano al popolo dei Pelasgi, e, in una con i reperti di Girifalco, contenevano anche delle estese e variegate scritture, che egli, il Raso, leggeva come fossero Paperino e Novella Duemila: scrisse un libro, fondò un’associazione, tenne convegni, e, com’era ovvio, non convinse nessuno, tanto meno la Sovrintendenza.
L’altro, indovinate? Mosino spiegò che i monoliti erano i Lestrigoni di Omero, e che quindi a Nardodipace era arrivato… ma sì, proprio lui: Ulisse! E tanto, se per Wolf va a Tiriolo, Nardodipace è più montagna ancora. Poteva mancare, in Calabria, Ulisse? Se è sbarcato a Lamezia, Copanello, Crotone eccetera, perché non anche a Nardodipace?

Alla luce, no al buio di tali proclami, le analisi tecniche, la toponomastica, le leggende popolari e ogni altro metodo serio di indagine storiografica e scientifica che fine fecero? Dimenticate, morte e sepolte: e tutti si diedero a caccia di Pelasgi e del figlio di Laerte furbone. Il risultato non poteva non essere quello di tali premesse: l’assoluto nulla. Così i monoliti o megaliti che dir si voglia, e con essi Nardodipace, finirono, per dirla con Orazio, in pesce.
Come vedete, cari lettori, le bufale calabresi non sono solo patetiche e inoffensive, sono invece molto pericolose, giacché impediscono ogni seria indagine, ogni senso storico, e ogni seria valorizzazione dei territori: incluse le gite, che stavano portando qualche soldo. La Calabria non ha molte occasioni, e quelle poche che ha le sperpera in sogni puerili. Quando io sferzo e ironizzo, c’è sempre un ottimo motivo, a Tiriolo come a Nardodipace e altrove.

Si può fare ancora qualcosa, a Nardodipace? Beh, tutto si può fare. Come?

– Pars destruens: cancellare ogni memoria di Pelasgi e Lestrigoni e Ulisse e cane Argo, e qualsiasi altra fandonia;
– Pars costruens: lavorare come indicato sopra, cioè interventi tecnici, toponomastici, antropologici; però con metodo e serietà.

Io ci starei, ma questa volta, solo a seguito di una nomina protocollata e firmata dal sindaco (cui rinnovo gli auguri), e giuntami tramite R.R.R., con l’indicazione di un compenso di € 01,00 effettivamente erogato; nomina che comprenda i miei pieni poteri, a cominciare dall’esclusione, pedibus in retro, di archeologici della domenica, storici dilettanti e altri pascolatori di bufale.

Ulderico Nisticò


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