Lettere su Badolato n. 14. Capitolo undicesimo. Mi dimetto da attore e la registrazione sequestrata


Caro Tito, come ti ho già detto in altra lettera, sono riuscito ad inserire nel testo descrittivo della tesi di laurea non più del 5% (cinque per cento) di quanto andavo ricercando e raccogliendo. Incontrare tante persone sul tema condiviso del proprio paese è stato davvero affascinante e persino commovente ed esaltante. Mi ha preso assai assai, molto al di là dello scopo che mi ero prefisso, allungando così pure i tempi del conseguimento della laurea. Possiamo ben dire che è stato almeno doppio il tempo trascorso a parlare con le persone che hanno voluto rilasciarmi una intervista registrata (o anonima). E ci sarebbe da scrivere un libro su questo altro aspetto che mi ha fatto tanto riflettere e “sentire” enormemente il cuore più segreto della mia gente e l’anima più profonda del mio paese. Pure ciò ha contribuito ad aumentare ancora di più (se ce ne fosse stato bisogno) l’amore per questo popolo e per le sue sudatissime pietre e zolle di terra. Il popolo badolatese ha sofferto tanto, troppo (anche rispetto ad altri paesi), specialmente a causa di feudatari esosi, usurai e quasi per niente progressisti (a parte qualche rara eccezione). Ho ancora e sempre grande rispetto per tutta questa sua sofferenza storica, vissuta e condivisa già fin dalla mia infanzia a Kardara (1950-62).

8-badolato_borgo-altare-maggiore-barocco-chiesa-s-caterinaParecchi di coloro che andavo intervistando (o loro familiari che assistevano alla conversazione) mi avrebbero voluto dare persino dismessi strumenti di lavoro e di casa per metterli in mostra per un auspicabile “Museo della civiltà contadina, artigianale e pastorale badolatese”. Così come i tre personaggi intervistati senza poterli registrare (Andrea Talotta, Luigi Tropeano e Pietro Scuteri di cui ti ho detto nella precedente lettera n. 13) buona parte delle persone che andavo intervistando tendevano a responsabilizzarmi di cose e azioni cui non potevo rispondere (almeno in quel contesto di ricerca), poiché non ero un Amministratore comunale né tanto meno un danaroso “mecenate” ovvero colui il quale avrebbe potuto esaudire i loro pur meravigliosi desideri di esaltare la storia, il lavoro, i sentimenti del popolo badolatese.

Tutto ciò, però, dimostra come e quanto la mia gente, pure la più semplice, intendesse vedere il proprio paese sempre un passo avanti rispetto a tanti comuni della Calabria, specialmente ai doppi paesi (borghi collinari e marine) dei nostri immediati dintorni. Più d’una persona insisteva nel dire che Badolato, un tempo, era più importante di Soverato (leader adesso del nostro comprensorio) e che noi avevamo perso la grande occasione di far gravitare sulla stazione ferroviaria di Badolato Scalo i numerosi paesi delle Serre, quando il locale senatore e più volte ministro Bruno Chimirri (1842-1917) avrebbe voluto fare una comoda strada da Serra San Bruno verso la Marina di Badolato, riprendendo un antico progetto di Giacchino Murat, re napoleonico di Napoli dal 1808 al 1814 (tracciato stradale sempre ostacolato dagli agrari, pure nel 1950 durante l’epico sciopero a rovescio)… ben 150 anni di tentativi e di inibizioni, superati soltanto nel 1979 con l’apertura della strada badolatese per le Serre, merito dell’energico parroco Antonio Peronace. Su tale argomento, che è ancora essenziale per Badolato, torneremo, più avanti al momento opportuno, poiché mi sono impegnato molto per intensificare i rapporti con le Serre (prima nel 1972 con la Riviera degli Angeli e poi nel 1982 da bibliotecario con lo slogan “Badolato 4 dimensioni: mare, colline, montagna e lago”) pure per una interdipendenza socio-economica e turistica con un territorio che è proprio alle spalle del nostro confine comunale e che avrebbe congiunto molto utilmente il mare alla montagna e viceversa.

7-badolato_borgo-pulpito-chiesa-di-san-domenicoInsomma, la mia ricognizione generale su Badolato di ieri (millenni di storia) e di oggi (anni 1973-1977) mi portava inevitabilmente a considerare soprattutto il futuro del nostro territorio e della nostra Comunità. E c’era chi mi esortava a fare una lista civica per risvegliare l’orgoglio badolatese, visto e considerato che ormai la politica locale era ferma da troppo tempo e non lasciava intravedere nulla per il futuro, nonostante il tempo della civiltà corresse veloce e Badolato rischiava di venire del tutto sorpassato nelle nuove esigenze sociali e nelle prospettive. Il Comune (sempre gestito dai comunisti) non riusciva nemmeno a dare la possibilità agli stessi badolatesi di costruirsi la propria abitazione nel nostro territorio … cosicché parecchi nostri concittadini sono stati costretti a farsi casa altrove. Ad emigrare malvolentieri, con le proprie famiglie, persino dall’anagrafe comunale di Badolato.

Emblematico il caso del ferroviere Mosé Caporale (sorvegliante di tronco FS e amico di famiglia), il quale ha dovuto chiedere un suolo edificatorio nel confinante comune di Santa Caterina dello Jonio. Mosé Caporale viveva questo come un allontanamento forzato dal suo paese e ne soffriva, così come ne hanno sofferto in tanti (lo stesso capostazione Antonio Loprete che ha costruito la sua casa a Catanzaro Lido mentre invece voleva restare a Badolato, nonché mio cugino Giovanni Caminiti che è andato ad abitare a Sant’Andrea dello Jonio Marina e molti altri che si sono disseminati in altri comuni vicini, come Isca, Davoli e Soverato). Tutte energie irrimediabilmente perse per Badolato!… C’erano emigrazioni di necessità (come il lavoro) che era difficile fermare; però c’erano pure emigrazioni di intere famiglie che si potevano e di dovevano fermare, poiché queste desideravano abitare nel proprio paese e si sentivano come cacciati (al pari di tanti emigrati) per come costretti a costruirsi casa e vita altrove!… E’ stato, questo, un fenomeno assai doloroso umanamente, oltre che politicamente molto sconveniente, economicamente troppo controproducente, socialmente tanto iniquo da dividere ancora maggiormente la nostra comunità paesana già compromessa.

2-badolato_borgo-visto-dalla-montagna-guardiaE qualcuno di costoro mi chiedevano di premere sull’Amministrazione comunale per far cessare un simile considerevole ed ingiusto esodo!… Tantissimi mi davano incarichi di intermediazione (che non potevo accettare) con Sindaco ed Assessori o altre istituzioni perché talune cose cambiassero in meglio. Questo insistere di numerose persone nell’affidarmi incarichi di rappresentanza informale o “sindacale” presso le istituzioni e le associazioni politiche locali (mentre invece ero soltanto impegnato ad appurare la storia del nostro paese) mi colpì davvero tanto, pure perché mi dava la sensazione che i cittadini (specialmente quelli che non volevano essere vicini al potere locale) si sentivano abbandonati e senza veri interlocutori.

6-badolato_borgo-facciata-chiesa-san-domenicoApprendere queste e tante altre inevase necessità di parecchi cittadini badolatesi mi portò ancora di più a considerare di realizzare ciò che (già fin dalle prime interviste) stavo pensando: effettuare una verifica sociologica-elettorale per capire come e quanto contasse nel concreto il segreto asse politico tra l’egemone Partito Comunista locale e la sempre subalterna e rassegnata Democrazia Cristiana, pure alla luce di un diffuso e a volte rancoroso malcontento sull’operato dell’Amministrazione comunale. Si trattava, praticamente, di concretizzare una “Terza Lista” da presentare alle Elezioni comunali imminenti del giugno 1975. Cosa cui dedicherò un capitolo apposito. Assai significativo come una cartina di tornasole (rilevatore, evidenziatore, misuratore, rivelatore).

Adesso mi preme dirti proprio del citato ferroviere Mosé Caporale, il quale (oltre a parlarmi della vita di partito quando egli era giovane al borgo, nell’immediato dopoguerra) mi diede informazioni su come si svolgeva in Badolato l’attività teatrale popolare (quasi tutta realizzata dai comunisti che erano mediamente il 70% della popolazione). Il borgo aveva una vita alquanto chiusa in se stesso, non c’erano altri divertimenti o evasioni dal lavoro se non le feste religiose, il carnevale e le feste tipiche del ciclo della vita (battesimi, fidanzamenti, matrimoni, ecc.). C’era stata una limitata esperienza di un piccolo cinema, ma senza fortuna, specialmente per la miseria e la povertà degli abitanti, così il suo gestore emigrò in Argentina. C’era sempre stata nei nostri piccoli borghi la consuetudine di costituire gruppi che allietassero le popolazioni con piccole bande musicali e con gruppi teatrali che giravano per i rioni. Ma il divertimento più grande era costituito da più gruppetti di suonatori di chitarra, mandolino e fisarmonica per andare a fare le cosiddette serenate a sposi, ad amici o in occasione di ricorrenze particolari. Le serenate, inoltre, costituivano almeno la metà di tutta la letteratura badolatese (poetica e musicale).

carro-di-tespi-non-badolateseIl gruppo teatrale cui faceva parte Mosé Caporale era costituito quasi esclusivamente da persone iscritte al locale Partito comunista. Tale gruppo era solito scrivere da sé e rappresentare commedie teatrali (dette “farse”) assai comiche pure perché recitate in dialetto, attraverso cui si prendevano in giro, con caricature e aspri motteggi, persone ed istituzioni, specialmente quelle più invise al popolo come i baroni, i latifondisti, i padroni e gli altri sfruttatori del popolo. Le “farse” avevano pure connotazioni musicali o miste, proprie degli attuali “musicals” o degli attori e menestrelli di strada. Tali gruppi rappresentavano sempre con grande gradimento e successo la medesima “farsa” in ogni rione … tanto che qualcuno evocò per loro addirittura il “Carro di Tespi” (cioè il teatro itinerante del poeta e drammaturgo Tespi vissuto tra il 566 e il 500 a.C. nell’antica Grecia). In effetti, il metodo del “Carro di Tespi” fu molto usato pure nel periodo fascista e là dove era importante portare un qualche messaggio (diretto, propagandistico, evidente o subliminale) alle popolazioni che non avevano altri accessi socio-culturali.

Mosé Caporale mi diede da sfogliare un quaderno ormai ingiallito dove egli, nel suo periodo giovanile, aveva annotato qualche appunto di “farsa”. Poi alle fine c’era scritto “Mi dimetto da attore”. Ovviamente una simile espressione (tipica di incarichi politici o amministrativi) mi incuriosì non poco e gli chiesi spiegazioni. Mi raccontò dei contraddittorio clima di quegli anni di forte carica politica che aveva preso tutta Badolato (e non solo) per cui sembrava che non esistesse proprio altro (“si mangiava pane e politica”). A dire il vero, tale clima di “pane e politica” rimase in Badolato (seppure un po’ attenuato rispetto alle tensioni sociali del dopoguerra) almeno fino agli anni ottanta, quando poi la gente (avendo capito il gioco dei partiti e dei gruppi di potere) si è piano piano distaccata dalla politica, andando a votare unicamente se costretta da qualche “voto di scambio” o per alcune ancora resistenti idealità ma sempre più residue.

partito_comunista_italiano-logo“Mi dimetto da attore” la dice lunga sui rapporti, divenuti sempre più difficili, tra compagni e compagni comunisti badolatesi, ma specialmente tra una classe dirigente e la sua base (ma spesso anche a motivo di una maggiore libertà acquisita dalle donne che partecipavano assiduamente a tutte le attività dei partiti). Ma era da capire. Dopo oltre 20 anni di fascismo duro e repressivo, ma anche dopo secoli di individualismo familistico e di segregazione femminile, non era facile per nessuno aprirsi improvvisamente alla sempre più intensa socializzazione cui erano arrivate le nostre popolazioni, specialmente quelle più periferiche, come in Badolato. Non è qui la sede, adesso, per approfondire la cause di quello che poi fu il “progressivo sgretolamento” cui andò incontro persino il super-coriaceo partito comunista badolatese, preso poi in mano da saldi gruppi di potere interni al PCI locale e poi, sempre più in modo oligarchico e restrittivo, da poche famiglie imparentate tra loro. Con secoli di ritardo è successo a Badolato ciò che (tra 11° e 13° secolo, nel medioevo) accadde ai Comuni dell’Italia centro-settentrionale, trasformatisi piano piano in “Signorie”… ovvero in vere e proprie monarchie territoriali (come, ad esempio, i Medici a Firenze, i Gonzaga a Mantova, i Visconti a Milano, ecc.). Se non viene difesa, la democrazia è preda dei poteri più bramosi.

Un’altra curiosità. Il personaggio era di quelli da non farsi scappare, tanto era importante per la storia e la politica di Badolato (dalla fine Ottocento alla metà del Novecento). Così ho preparato un nastro da 120 minuti di registrazione (ma ne avevo altri, per riserva, ovviamente!). Un intero pomeriggio dedicato alla maggiore memoria sociale del nostro paese. Iniziai a registrare la conferenza (più che il dialogo o l’intervista), poiché tale protagonista aveva molto da dire, senza che io gli chiedessi. Alla fine delle due ore, volle riascoltare la registrazione. Ma, minuto dopo minuto, si rendeva conto di aver detto cose troppo gravi verso questa o quella persona (impegnata in politica, senza però aver niente di personale), verso questo o quel gruppo o partito, senza pietà per alcuno. Tutta la “sua” verità nuda e cruda. Rivelazioni inedite e, a volte, assai gravi per un piccolo paese come Badolato. Sicuramente vere, poiché il discorso filava e veniva, man mano, dotato di riscontri che io (sebbene in parte) già conoscevo, anche se non così complete e, spesso, rabbrividenti ma altrettante rivelatrici di situazioni tristi che si tenevano ben nascoste.

5-badolato_borgo-casa-diroccata-jusuterra“Lanciano, mi dispiace, ma devi darmi questo nastro. Se qualcuno ascolta quanto ho detto potrebbe denunciarmi e mandarmi davanti ad un giudice. Sono tutte cose vere, però si prestano a liti giudiziarie!”. Così, tale personaggio (carismatico quanto riconosciuto per la sua onestà intellettuale e di vita) mi ha sequestrato 120 minuti di preziosa registrazione (un vero “scoop”). Ti dico questo, caro Tito, per darti elementi di valutazione, di comprensione e di riconferma di come sono fatti i nostri piccoli paesi e, in particolare, di come erano fatte le persone nel trascorso secolo 20° che noi due abbiamo vissuto soltanto in parte. Troppe divisioni, troppe malvagità, acredini, maldicenze, asprezze … troppi dissidi, livori, rancori, àsti e persino odii carichi di devastante ed irriducibile orgoglio. Con tali premesse un territorio non può sopravvivere a lungo e quasi sicuramente si presta ad essere depredato da quelle onnipresenti voracità che approfittano proprio delle divisioni interne alle comunità per schiavizzarle ed annientarle. Ed io avrei voluto dare un pur piccolissimo contributo per allentare le tensioni e tentare coalizioni in vista di scopi e traguardi comuni assai vantaggiosi (da ciò, pure, il promettente tentativo unificante dell’Università Popolare Badolatese nel 1975, il programma delle priorità da valorizzare ed un atteggiamento unificante nel turismo al posto del “turismo da rapina” che impoverirà le notevolissime potenzialità affidateci da Madre Natura).

4-badolato_borgo-visto-dal-conventoBadolato, poi, alla fine si è rivelata per me come per tanti altri “Missione impossibile”. E continua ad esserlo, nonostante le apparenze. Non lo è comunque e assolutamente governabile in modo democratico. E mi chiedo ancora adesso come mai i territori più belli (in natura, arte e cultura) siano abitati da popoli difficili. La risposta datami è ancora provvisoria poiché è da approfondire, ma abbastanza convincente. Ritengo che Iddio abbia dato la bellezza della natura e l’abilità di produrre arte sublime proprio agli elementi più malvagi, perché possano avere, tramite la bellezza, un elemento in più di umanizzazione. Pensa, caro Tito, come e quanto potremmo essere ancora più malvagi noi jonici e italiani senza la bellezza che ci circonda e senza il dono degli artisti! … L’arte, ne sono convinto, è esercitata proprio da eletti da Dio per aiutarLo ad ammorbidire i malvagi. “Missione assai ardua” (ritengo) pure per il nostro Creatore!

3-badolato_borgo-foto-aerea-centraleCaro Tito, sulla scia della “teoria della bellezza e dell’arte per diminuire violenze e malvagità” ti accludo (come Lettura parallela) le otto foto e il testo pubblicati recentemente dal link http://fuidu.it/cosa-vedere/luoghi-da-visitare/214-badolato-borgo.html con il significativo titolo “Badolato borgo … un antico museo a cielo aperto” sperando che le amenità contribuiscano a rendere migliori nel bene le persone le quali, conturbate da mille negatività, possono nuocere anche ai luoghi sociali più belli ed incantevoli. Finora ho letto sul web tutti testi di meraviglia per tale borgo, scritti dai suoi visitatori anche esteri. Speriamo che renda più buoni anche tutti noi. E’ solo il caso di ricordare qui la stupenda idea-progetto del prof. Vincenzo Squillacioti, avuta nei primi mesi della vicenda del “paese in vendita” (1986) di fare di Badolato un autentico ed originale “borgo museo-territorio”. Progetto realizzato bellamente ed utilmente, ma soltanto in parte per mancanza di fondi e di adeguate collaborazioni, nel contesto delle preziose attività dell’associazione culturale “La Radice” di cui è ancora oggi dopo 24 anni primo animatore. E, qui, siamo appunto in tema.

Grazie e a presto! Cordialità,

Domenico Lanciano http://www.costajonicaweb.it

LETTURA PARALLELA

BADOLATO BORGO … un antico museo a cielo aperto…

Badolato è un antico centro medievale posto tra due valloni che degradano verso il litorale ionico. Situato a 240 metri s.l.m. a poco più di 5 km dalla frazione Marina, il millenario borgo di Badolato conserva ancora intatta la struttura urbanistica medievale costituita da suggestivi vicoli stretti e tortuosi che si intersecano fra le case l’una a ridosso dell’altra. Fondato originariamente come una roccaforte nel 1080 d.C. dal primo Duca di Calabria Roberto il Guiscardo ha assunto, in passato, di volta in volta, i nomi di Badulato, Vadolato, Badoaro. Compreso nella Contea di Catanzaro agli inizi della dominazione Normanna, fu in seguito baronia, ed ai tempi degli Angioini appartenne ad un Filippo di Badolato. Appartenne anche alla famiglia dei Ruffo e a quella dei Toraldo per passare nel 1596 a Pietro Borgia Principe di Squillace e successivamente a Pier Francesco Ravaschieri. Fu danneggiato dai terremoti del 1640 e del 1659 e quasi distrutto, come tanti paesi della Calabria, da quello del 1783. Più di recente, il catastrofico terremoto del 1947 e la disastrosa alluvione del 1951 misero in ginocchio il paese, provocando danni ingenti che indussero lo Stato Italiano a costruire le prime case nella frazione scalo, attorno alla stazione ferroviaria, dando così vita a Badolato Marina. Circostanze recenti hanno visto Badolato protagonista in un progetto pilota di ospitalità e solidarietà verso il popolo kurdo dopo gli sbarchi del 1997: 339 rifugiati politici hanno trovato ospitalità soprattutto in alcune case del Borgo messe a disposizione dal Comune di Badolato e da alcuni cittadini privati. Un progetto importante che ha fatto balzare il piccolo centro agli onori della cronaca nazionale ed internazionale, con servizi giornalistici e televisivi delle migliori testate giornalistiche mondiali ed italiane, e che ha poi indotto l’allora Ministro dell’Interno Giorgio Napolitano a far visita alla comunità migrante e badolatese, attive in un interessante progetto di interazione e condivisione socio-culturale di notevole portata. L’antico borgo di Badolato, – già noto in tutta Italia per via della famosa provocazione “Badolato paese in vendita” degli anni ’80, a seguito di un articolo redatto dal giornalista Mimmo Lanciano – ha continuato a vivere il suo lento, inesorabile e graduale spopolamento, nonostante la cassa di risonanza mass-mediatica nazionale ed internazionale avviata dopo questi due ultimi “eventi”. Inserito nel libro “Il Senso dei Luoghi” dell’etnologo Vito Teti, il borgo di Badolato – ormai riconosciuto come una Ghost Town – conta oggi circa 250 residenti, compresi i tanti cittadini stranieri ed i diversi migranti ospiti del progetto SPRAAR del CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati). L’antico borgo, però, con il suo fascino ed ancestrale mistero medievale, continua a registrare arrivi e presenze interessate di tantissimi cittadini americani ed europei, provenienti dagli USA e dal Nord-Europa (Svizzera, Francia, Germania, Svezia, Danimarca, Islanda ecc.) che proprio nel centro storico hanno deciso di investire, acquistando case per le vacanze o per trascorrere – dando una svolta alla propria vita e staccando la spina dai ritmi frenetici delle proprie città di origine – il resto degli anni della propria esistenza per godersi appieno una “slow life” dettata da ritmi lenti e dolci. Di recente attualità, inoltre, le candidature all’ONU per il “World Habitat Award” – premio di rilevanza internazionale di cui si registra una menzione d’onore – e la presenza nel film “Il Volo” del famoso regista Wim Wenders assieme al borgo Riace.


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