Lettere su Badolato – Nel 1973-1977 il tentativo di realizzare un campo naturista-nudista


Caro Tito, l’estate 1973 (come abbiamo già osservato precedentemente nella “Lettera su Badolato n. 8 del 29 febbraio 2016) mi ha donato notevoli spunti di apertura socio-culturale, pure per la presenza in Badolato (per ben due mesi) del gruppo dei sociologi di Francoforte (Germania Federale). Costoro, per stare al mare, avevano preso come base il “Lido Due Ruote” e su questa spiaggia, quasi quotidianamente, donne e uomini, dopo aver fatto il bagno, si toglievano il costume bagnato e si mettevano un altro asciutto. Niente di particolare, se non fosse che tale cambio-costume avveniva in modo naturale, ma altamente innovativo per noi , lasciando vedere le proprie nudità adamitiche pur nel veloce lasso di tempo che intercorreva tra il togliere il costume bagnato e mettere quello asciutto. Ovviamente, per i primi giorni la cosa ha destato delle sorprese e molta curiosità, specialmente per i ragazzini. Ma, poi, nessuno ci faceva più caso e ciò che era un “evento” diventò un’abitudine del tutto naturale. Solitamente succede così per ogni innovazione umana.

Su tale abitudine ho avuto modo di parlare con  una di loro (Marlene) con cui avevo più confidenza e lei mi ha detto che in Germania queste nudità erano del tutto diffuse e molto spontanee, senza alcun pregiudizio e imbarazzo. Anzi, mi informava, il popolo tedesco era  quello che più di altri al mondo praticava il cosiddetto “naturismo”  e/ o “nudismo” cioè  il vivere e cibarsi in modo naturale e il più possibile  a contatto con la Natura. Certo (osservavo io) i popoli del centro-nord Europa sono assai evoluti, anzi all’avanguardia, sui comportamenti interpersonali e sociali. E lei mi diede altri ragguagli sulla cultura che sta alla base di queste loro abitudini, che per noi mediterranei del sud erano ancora inconcepibili.

rivabella-naturuistiMarlene, quel giorno che la portai nella mia “vigna degli amori” (a 300 metri dal “Lido Due Ruote”), considerò che quell’ettaro di terreno, posto proprio in riva al mare, avrebbe potuto benissimo essere riservato alle famiglie di naturisti-nudisti, con le dovute accortezze e dotazioni . “Vedrai – mi disse – i miei connazionali faranno la fila per venire qui, come la stanno facendo sulle coste della Jugoslavia!”. Pensavo pure io che avrebbe potuto essere una cosa molto bella e innovativa … però bisognava convincere mio padre, il quale, pur essendo da sempre spirito innovativo, dubitavo che mi avesse dato il permesso per una cosa del genere. E, poi, come avrebbe reagito l’ambiente?…. “Proverò – le risposi – ma temo che proprio qui, sotto gli occhi di tutti, non potrà essere possibile. Forse bisognerebbe trovare un luogo più appartato”.  Anni dopo ho saputo che un campo naturista-nudista stava per sorgere a 70 km da Badolato verso Crotone, precisamente sulla spiaggia di Isola Capo Rizzuto.

pizzogreco-villagio-naturista-isola-c-r-logoAvrai già capito, caro Tito, quanto sia stato utile il soggiorno del gruppo dei sociologi tedeschi per l’apertura mentale mia e di quanti hanno osservato con più attenzione i loro due mesi trascorsi tra noi. Ed io cercavo di incentivare al massimo tale opportunità organizzando anche incontri tra le nostre diverse mentalità. Un incontro in particolare vorrei qui ricordare, quello tra Godula Kosack e il marito Stephen Castles (i due capi-gruppo) e Luigi Lombardi Satriani, allora docente di Antropologia all’Università di Messina. Incontro che ha avuto luogo (nell’agosto 1973) proprio al “Lido Due Ruote” pure con la partecipazione dello storico Antonio Gesualdo e dell’avvocato Giuseppe Caporale (accompagnato a sua volta da altre persone). Ne ho scritto un resoconto sui quotidiani regionali con cui corrispondevo in quell’estate 1973 ed ho pure ricordato tale utilissimo incontro culturale alla pagina 311  del sesto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori”.

Ovviamente, realizzare a Badolato un campo per naturisti-nudisti non era il mio primo pensiero in quegli anni in cui ero impegnato con la tesi di laurea. Però, non ho fatto cadere l’esortazione di Marlene. Ad accelerare il mio interessamento per una struttura turistica che avrebbe potuto portare sullo Jonio famiglie assai selezionate ed utili sia all’economia che alla cultura locale è stata l’intervista che ho fatto il 17 novembre 1975 alle ore 19 a Bruno Nisticò, un simpaticissimo ultrasettantenne badolatese e primo naturista-nudista di Badolato.

naturisti-croaziaMi andavo sempre più convincendo che Badolato e la Calabria (pure per le loro caratteristiche  naturalistiche e di antica civiltà magno-greca) avessero bisogno di un turismo fatto con persone in grado di apprezzare, gustare,  migliorare  e diffondere l’offerta complessiva di questa nostra stupenda e variegata regione al centro del Mediterraneo. Le famiglie naturiste-nudiste avrebbero potuto essere tra i gruppi più adatti a contribuire alla migliore qualità possibile (anche economica) del turismo calabrese. I tedeschi, nel corso dei secoli, avevano già dimostrato in vari modi una preferenza per la Calabria … era necessario coltivare buoni rapporti pure a fini promozionali, facilitandone la presenza sulla nostra Costa Jonica. E i naturisti-nudisti tedeschi avrebbero dovuto essere parte di tale promozione socio-turistica. A rafforzare questa mia convinzione di una presenza turistica più elevata del normale, è intervenuto poi, nella seguente estate 1974, l’esempio del “turismo intellettuale” ispirato dall’attore greco Stavros Tornes (come ho ricordato nella recente lettera n. 19 del 06 luglio 2017). I tedeschi da preferire per il nostro turismo di qualità avrebbero dovuto essere coloro i quali (appartenenti alla classe medio-alta) erano sufficientemente danarosi, discreti, colti e amanti del nostro ambiente pluridimensione, della nostra gastronomia e delle nostre tradizioni. Ma, non solo tedeschi!…

La scelta di far diventare Badolato sede di un turismo internazionale di qualità cominciava a farsi strada nella mia mente e nel mio cuore. Per quanto e per come  lo amavo, avrei desiderato per il mio paese il meglio del meglio, sotto tutti i punti di vista, come per un qualsiasi padre o figlio. Infatti, sentivo per questo mio paese natìo un doppio amore … amore di figlio (essendo nato da lui e in lui) e amore di padre … poiché lo consideravo come un figlio che andava accudito, svezzato  ed emancipato secondo le migliori e più utili ispirazioni ed aspirazioni amorose … proprio come un padre vorrebbe per il proprio figlio.

logo-anita-naturistiIn quei primi anni settanta, il sempre simpatico e gioviale agricoltore Andrea Larocca (detto ‘Ndria ‘e Cola ‘a Rocca), nei mesi di luglio ed agosto, trasformava  in trattoria il suo bel “casino di campagna” (posto in mezzo agli ulivi a metà costa montana con superbo panorama sul mare, da cui poteva distare 8 km circa). Lo studente Valentino Paparo (che gli era nipote, ma anche mio amico e coetaneo) lo aiutava a mandare avanti tale stagionale struttura di ristorazione (frequentata non solo da turisti ma anche da gente del paese e dei dintorni per la ottima qualità  dei cibi tradizionali , specialmente dell’olio,  del vino e di altre genuinità locali di cui Andrea era indiscusso cultore e noto artista).

Chiesi ad Andrea Larocca (cui ci legava una grande amicizia di famiglia e qualche antico comparaggio) se fosse stato disposto a recintare il suo grande uliveto (al cui centro c’era tale casa-trattoria di campagna) per adibire questo appartato spazio a sito naturista-nudista. Compare Andrea si rese disponibile. Così documentai con numerose foto l’uliveto, la palazzina e la zona in cui insisteva il terreno. Nell’autunno 1973 mandai tutta la documentazione (comprensiva di planimetria e di descrizione generale) all’Unione Naturisti Italiani di Torino (attivi dal 1964), i quali mi inviarono del loro materiale descrittivo ed illustrativo e, per quanto riguardava l’aspirante sito naturista badolatese, mi chiesero ulteriore documentazione, in particolare la possibilità di avere molta acqua per docce, piscina ed altri utilizzi comuni, personali e sociali.

koversada-naturisti-in-istriaDalle seguenti corrispondenze emergeva però l’enormità dell’investimento, per rispondere a tutte le loro esigenze. Sicuramente Andrea Larocca non aveva alcuna intenzione di affrontare grandi spese a fronte di poche garanzie di utilizzo e di presenze da parte delle associazioni naturiste italiane.  Occupato come ero per definire la mia tesi di laurea (poi nel 1976 è intervenuto pure l’anno di servizio militare), devo dirti che non ho avuto né tempo né passione per seguire un simile progetto che risultava più impegnativo del previsto (a parte l’impatto – più teorico che pratico – che avrebbe potuto avere un campo naturista-nudista in Badolato). E, comunque, il sito agricolo pre-montano, alla fine sarebbe risultato poco adatto, preferendo l’UNI (Unione Naturisti Italiani) di Torino un’isolata località di mare, possibilmente con uso di spiaggia privata.

Probabilmente ci sarebbe stato un altro sito più adatto direttamente sulle dune e la spiaggia (vicino al torrente Ponzo), però i proprietari erano più d’uno e non fu facile metterli d’accordo a cedere in affitto o a gestire loro stessi il campo naturista. Insomma, non  intravedevo vie d’uscita ed io personalmente non avevo né pazienza né soldi per andare avanti con questo progetto troppo difficile da realizzare. Ritenevo, perciò, concluso il mio tentativo di portare i naturisti-nudisti a Badolato. Però volli togliermi una piccola curiosità.

insegna-pizzo-greco-villaggio-naturista-isola-c-rIn quegli anni, Valentino Paparo frequentava proprio a Torino l’ISEF (per diventare professore di educazione fisica). Egli è sempre stato un poderoso atleta. Gli chiesi di andare alla sede dell’UNI di Torino, giusto per sapere come fosse organizzato un campo naturista-nudista e per parlare con i responsabili di quella Associazione. I quali invitarono Valentino a trascorrere una giornata nel loro campo alla periferia della città. Era l’estate del 1977 quasi quattro anni dopo la mia prima idea di ipotizzare a Badolato un campo naturista-nudista.

Nel suo resoconto, Valentino, oltre a descrivermi la vita del campo, quante e quali strutture c’erano a corredo, mi confidò le sue sensazioni, pure alla luce della sua esperienza diretta. In  pratica, per affrontare e praticare quella che è una vera a propria “filosofia di vita” e per realizzare una struttura naturista in Badolato, era necessaria una mentalità che noi non avevamo, essendo ancora troppo chiusi e poco propensi alla tolleranza e all’accettazione del “diverso” dal nostro modo di pensare e di agire. Ovviamente, capivo bene che determinati comportamenti (specie se sociali) hanno bisogno di un retroterra culturale che, in quegli anni, Badolato (nonostante la sua bontà umana e preziosità ambientale) non aveva e non poteva conquistare nel giro di pochi anni, nonostante i nostri sforzi di voler vedere crescere (forse troppo in fretta) e qualificarsi al massimo possibile questo nostro paese (specialmente nel settore turistico).

Con lo stesso Valentino Paparo, poi, nel 1982 (quando ero stato incaricato come  Bibliotecario comunale per la prima volta) avevo proceduto alla verifica tecnica, stradale e topografica di una maratona “Serra San Bruno – Badolato Marina” lunga proprio km 42 e 195 metri (dal laghetto di San Bruno o dalla Certosa fino alla piazza o al  lungomare di Badolato Marina). Nella primavera del 1982 avevo cercato di riunire i sindaci e le persone interessate per allacciare concreti rapporti sociali e turistici tra Badolato Mare e Serra Montagna. Tanto è che poi, a seguito di questa mia iniziativa, ho pregato Andrea Bressi (mio parente e titolare delle autolinee Bressi di Badolato) di effettuare (almeno per luglio e agosto) due corse giornaliere andata e ritorno Badolato Marina – Serra San Bruno (passando per Brognaturo, Spadola e Simbario). Così chi dal mare avesse voluto trascorrere una giornata  in montagna avrebbe avuto il pullman alle 7 di mattina con ritorno alle 19, mentre chi dalla montagna avesse voluto trascorrere una giornata  al mare avrebbe avuto da Serra l’autobus alle ore 8 per ritornare alle ore 18. Non so se dura ancora il collegamento pubblico, tramite autobus, tra Badolato Marina – Serra San Bruno e viceversa. So per certo che è durato per molti anni, in estate con grande gradimento di persone che andavano in montagna e di persone che andavano al mare.

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Come vedi, caro Tito, ho sempre avuto ben presente il rapporto (del tutto naturale e orografico) tra mare e montagna, tra Badolato e le Serre. Purtroppo, quasi nulla è stato fatto finora e parecchi serresi sono stati costretti a farsi la casa delle vacanze nelle marine attorno a Badolato Marina (come un mio compagno di banco al ginnasio che ha costruito la sua villa al mare di Isca mentre gradiva averla a Badolato Marina). Mi sono sempre meravigliato che proprio i comunisti badolatesi (che avevano fatto lo “sciopero a rovescio” per aprire una strada per le montagne delle Serre) poi avevano quasi del tutto abbandonato il progetto di rapporti più frequenti mare-montagna, persino quando nel 1979 era percorribile la strada Santuario Sanità – Butulli, via diretta per le Serre, poiché la nostra strada badolatese sì immetteva in quella già preesistente che partiva dal confinante borgo di Santa Caterina dello Jonio.

Adesso, come “Lettura parallela” ti propongo alcuni passi che trattano della pratica del  “naturismo” e del “nudismo”. Sperando che possa giovare. Però, prima ti voglio dare la mia testimonianza personale. Come sai ho sempre vissuto (dalla nascita fino ai 12 anni) in piena “natura” a Kardàra (tra orti e frutteti e a 100 metri dal mare, dove – come ti ho scritto nella Lettera su Badolato n. 16 del 19 giugno 2017 – ho trascorso in piena salute psico-fisica gran parte della mia infanzia e i migliori momenti della mia vita. Fino all’età di 5-6 anni, maschi e femmine andavamo nudi o quasi per Kardàra. Ma d’estate anche in paese parecchi bambini di entrambi i sessi andavano nudi fino ad una certa età. Poi bastava una mutandina fino ai 10 anni circa. Noi bambini di quella generazione (anni 50) eravamo già nati “naturisti” e “nudisti”.

Adesso che, dopo quasi tre decenni continui di montagna altomolisana, ho perso l’originaria e natìa dimestichezza con il sole, il mio medico curante mi sollecita a prendere sole, poiché sono carente di vitamina D.  Ma, quando ero al mare di Badolato, avevo sicuramente un surplus di vitamina D. Inoltre, con l’entrata in commercio di indumenti sintetici, ho sviluppato una qualche allergia, per evitare la quale cerco di stare il più possibile nudo in casa (appena lo permette la temperatura). E, comunque, indipendentemente dagli indumenti, mi piace sentirmi libero e leggero, fresco e naturale.

 cartello-naturistaNon sono un teorico del “naturismo” o del “nudismo” … però nella mia pratica mi sento meglio. Sulla spiaggia di Milòti (tra Badolato Marina e Santa Caterina dello Jonio Marina) solitamente (almeno negli anni 80 e 90) non c’era quasi nessuno e nemmeno a ferragosto … soltanto i gabbiani … ragione per cui io e mia moglie stavamo in “costume adamitico” (ovviamente rivestendoci se in lontananza vedevamo giungere qualcuno). Ti assicuro che stare sulla spiaggia o nuotare nudi è la situazione migliore per godere adeguatamente dell’aria, del sole e dell’acqua marina. Ovviamente sempre con misura ed armonia, poiché il buon senso e la frugalità  non possono che far bene alla salute psico-fisica. Almeno per me è così.

BUONA NATURA A TUTTI, specialmente adesso che è ormai piena estate!

Domenico Lanciano (http://www.costajonicaweb.it)


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