Lucano, un bronzo mannaro calabrese a Parigi


Qualche giorno fa, la notizia che il comune di Parigi, capitale francese, ha emesso una delibera di solidarietà nei confronti di Mimmo Lucano, non ha suscitato grande clamore. A prescindere dai problemi di umanità di cui la Francia dovrebbe occuparsi invece di pensare ai fatti in casa d’altri, l’invasione di campo è di per se una paraculata che supera in immaginazione la favola della “piccola fiammiferaia”.

Nella delibera si dice: “La decisione della giustizia italiana di sospendere il sindaco di Riace dal suo incarico di sindaco è una decisione politica inaccettabile” e ci si auspica che il Sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, inviti Lucano in città “a testimonianza del sostegno della città di Parigi”. Non so se Mimmo abbia mai visto la Tour Eiffel, il museo del Louvre, Montmartre, gli Champes Elysées o Notre Dame. Comunque sia, fossi in lui ne approfitterei per una bella visita guidata pagata in toto dalla Hidalgo. E quando gli ricapita!

Nel documento, la giunta parigina plaude alle “eccezionali azioni di solidarietà realizzate da Domenico Lucano” nell’accoglienza dei migranti. “Attraverso queste azioni il sindaco di Riace ha dimostrato che una tale politica è possibile a livello comunale e che è compatibile con il rispetto, la dignità e il benessere dei suoi abitanti”. Nel testo, si invita inoltre il sindaco francese a “scrivere all’Ambasciata della Repubblica italiana per condividere la preoccupazione del Consiglio di Parigi rispetto al trattamento subito da Domenico Lucano”. Alla prima cittadina di Parigi viene anche chiesto di “rivolgersi ai propri omologhi sindaci italiani” per riaffermare “la necessaria protezione dei rappresentanti locali e testimoniare solidarietà al sindaco di Riace”.

Oltre ad essere una paraculata Macroniana, la decisione della capitale francese è sbagliata sia concettualmente che politicamente. Definire la sospensione di Lucano una “decisione politica”, giudicata peraltro “inaccettabile” se da un lato dimostra ignoranza concettuale nel sapere che in Italia esiste la separazione dei poteri in giudiziario, esecutivo e legislativo e che quindi un giudice non può prendere decisioni politiche, dall’altro volutamente ignora il sistema legislativo che regolamenta i fatti che stanno dietro al divieto di dimora per il sindaco di Riace.

Infatti, a dirla tutta, Lucano non è stato sospeso da sindaco per una “decisione” politica del prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, ma perché è stato arrestato (ai domiciliari prima, con la misura cautelare del divieto di dimora a Riace poi). Secondo la legge Severino, una legge della Repubblica Italiana, seppure controversa, e non della prestigiosa Repubblica francese, un amministratore sottoposto a misura coercitiva deve essere sospeso. L’art. 8 della Legge Severino stabilisce che “La sospensione di diritto consegue, altresì, quando è disposta l’applicazione di una delle misure coercitive di cui agli articoli 284, 285 e 286 del codice di procedura penale nonché di cui all’articolo 283, comma 1, del codice di procedura penale, quando il divieto di dimora riguarda la sede dove si svolge il mandato elettorale”. Ora, poiché il divieto di dimora a Riace, imposto al sindaco Lucano non da un membro dell’esecutivo, non dal prefetto o dalla Polizia, ma da un giudice, riguarda proprio “la sede dove si svolge il mandato elettorale”, essendo Lucano sindaco di Riace, la sospensione ribadita dal prefetto non è una “decisione”, ma un “atto dovuto”. Rien va plus.

Consiglierei alla giunta parigina, delicatamente e con tutta l’educazione possibile, che farsi i fatti propri denota estrema intelligenza e che formalizzare un atto di solidarietà attraverso strumenti istituzionali è solo un’invasione di campo nei fatti di un altro Stato che, giusti o sbagliati, sono e rimangono all’interno dei confini nazionali. Se proprio vuole esprimere solidarietà a Mimmo Lucano (cosa sacrosanta), lo faccia attraverso semplici dichiarazioni e magari riproducendo il modello Riace a Parigi e in molti comuni Francesi. Rispettando la legge, però.

Il sospetto che la Francia, dimostrando tutto questo amore disinteressato per un modello di accoglienza che è ancora al di là della totale dimostrazione di correttezza e funzionalità, lo faccia per convincersi che, facendolo funzionare, l’Italia diverrebbe terra di accoglienza europea, c’è ed è più che concreto. Come per dire: “dai, fate il modello di accoglienza, così ve li mandiamo tutti lì, magari lasciandovi i nostri nei boschi di Claviere, sulle Alpi del Torinese”.

Quindi, se a Parigi vogliono offrire una vacanza a Mimmo Lucano, ben venga. Ma per il resto, i transalpini guardino ai fatti di casa propria senza voler dare lezione di umanità a chi umanità ne ha da vendere a dispetto degli ipocriti francesi.

Gianni Ianni Palarchio (Blog)


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