Ma non dovevamo diventare ricchi, con Ulisse?


Non c’è la minima somiglianza tra Scheria, la terra dei Feaci, e qualsiasi luogo della Calabria o del resto del mondo; e solo dei grecisti della domenica possono seriamente credere che Ulisse sia sbarcato a Lamezia, o a Copanello, o a Crotone, o ad Amendolara, o a Nardodipace. E di fatto non ci crede nessuno, tutti sentono in cuor loro che è una tesi bambinesca, cercare agganci nel 2018 a un mito dell’XI secolo avanti Cristo.

Io, professionalmente, non dovrei nemmeno prendere in considerazione simili storielle, giacché sono grecista di mestiere, e so bene che già i Greci antichi deridevano coloro che “cercano il nome del nonno di Ecuba”. E che ci sono almeno 140 luoghi che si vantano della stessa odissiaca presenza, e tutti con gli stessi argomenti: l’ariete, i 17 giorni, una roccia col buco… Tra i luoghi, non solo le comprensibili isole di Malta e Corfù e Cipro, ma l’improbabile Gaeta, nonché Inghilterra, America e Indonesia…

Dovremmo finire qui e chiedere scusa ai lettori per la perdita di tempo, non fosse che circola una traduzione del libro di Wolf, e tutti i grecisti senza greco ci cascano; e che sei mesi fa si tenne un maxiconvegno galattico a Roccelletta, auspice la Giordano e con tanto di esponenti politici e culturali, e con tanto di sindaco di Borgia che se le proponi qualcosa di serio non ha la buona educazione di rispondere, però, vuoi mettere, Ulisse: lo hanno fatto in televisione!

Volevano che ci andassi pure io, a Roccelletta, da spettatore, ovvio; però bastava la mia presenza, per poter dire che mi sono convinto anch’io dell’omerica bufala e fandonia, e che i Feaci, popolo di marinai, stavano in montagna, a Tiriolo!
Risposi che non ci pensavo nemmeno, e che trattavasi di elucubrazione campata in aria. Replicano che sì, che ho ragione, però con lo sbarco di Ulisse inizierà il rilancio turistico della Calabria. Io rido a crepapancia, però, seduto sulla sponda del Corace, aspetto che passi tutto questo ben degli dei, e che la Calabria assista all’arrivo di milioni, beh, di migliaia di turisti, beh, di almeno uno contato (01) che venga a vedere dove la bella Nausicaa lavò la verginale lingerie.

Parentesi: per aver deriso la cosa, venni anche personalmente ingiuriato.
Trascorse l’estate, trascorse l’autunno, finì il 2017, e manco quell’uno mise piede nell’omerica lavanderia, o andò a Tiriolo per vedere i cani meccanici e le ancelle parimenti automatiche, o qualsiasi orma lasciata da re Alcinoo e regina Arete. Nessuno ha mai incontrato Pontonoo e gli altri feaci.

E nessuno sta chiedendo il conto agli organizzatori che hanno speso soldi per un convegno su favole, e senza alcun risultato.
Questo è il punto, ragazzi: la Calabria, con qualche sporadica eccezione, o non ha una politica culturale, o quando raramente ne fa una, o è piagnisteo antimafia segue cena, o precipita nel ridicolo di Alarico con trenta tonnellate l’oro (non scherzo: si è letto sui giornali!), o su Pitagora vegetariano quando non è vero niente, o sulla fucilazione di Murat chi era costui.

Tutto il resto della storia calabrese, è ignoto, anzi nessuno ha la minima intenzione di saperne qualcosa. La politica cultura ufficiale, del tutto assente; le università sono solo laureifici, e le scuole anche meno.
Un corollario, che è meglio chiarire. Io non voglio qui dire che Ulisse non è sbarcato a Lamezia e invece è sbarcato, che so, a Oslo o Bombay o Soverato; io voglio dire che nessuna persona normodotata prende sul serio lo sbarco di chicchessia; oppure ne fa un film, un lavoro teatrale. Io l’ho fatto, e di altissimo livello: però avvertendo che è teatro, mica filologia classica o archeologia o storia.

Se poi qualcuno vuole sapere tutto sui Feaci dell’Odissea, venite venite: vi racconto vita e miracoli, di questo popolo di navigatori ben lontani dal vivere a 800 mt slm! Posso dirvi come si chiamavano di nome, che colore aveva la lana di Arete, quanto Nausicaa avesse fretta di sposarsi… tutto, tranne che la bufala immane che ciò sia avvenuto seriamente in Calabria o in Papuasia o in Argentina.
Ma che sia avvenuto in Calabria, ci possono credere solo i politicanti calabresi e chi si aspetta da loro un contributo in denaro!

Ulderico Nisticò


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