Mare di Soverato – L’innocua invasione delle salpe


Lungo la costa soveratese si è verificata in questi ultimi giorni un’esplosione di questi animali simili a meduse. Ma cosa sono in realtà? E perché sono così tanti?

Le salpe sono animali planctonici costituiti da un corpo cilindrico gelatinoso e trasparente e che, nella fase sessuata, si riuniscono a formare una lunga catena di individui tutti uguali, il trenino dell’amore dei cloni.

L’aspetto non deve però trarci in inganno: questi animali non sono invertebrati ma cordati, ovvero lontani parenti di noi vertebrati, dotati come noi di un asse corporeo interno, che nei tunicati come le salpe degenera però allo stadio embrionale. C’è anche una seconda caratteristica che rende le salpe simili a noi: questi cordati sono vivipari, come noi partoriscono un unico figlio molto grande, e l’embrione è nutrito dalla madre da una placenta che mette in comunicazione i vasi sanguigni di madre e figlio.

Il ciclo vitale delle salpe è costituito da due fasi, una solitaria asessuata e una coloniale sessuata. L’individuo asessuato solitario produce uno “stolone”, un po’ come quello delle piante di fragola, un asse lungo cui si sviluppano, per gemmazione, dei cloni. Questi cloni però sono sessuati e tutte femmine, uniti lungo il nastro dello stolone che, in Salpa maxima, può essere anche di diversi metri, come i bagnanti salentini hanno osservato con preoccupazione di fronte all’insolita creatura.

Gli spermatozoi maschili, emessi nell’acqua, entrano nelle femmine fecondandole e l’embrione comincia a crescere nel corpo della madre, sino al parto che avviene tramite l’apertura posteriore. Il nascituro è l’individuo solitario asessuato. Tutte le salpe del nastro, dopo il parto, si trasformano in maschi, che possono così fecondare le femmine di un altro nastro più giovane. Dopo la produzione di spermatozoi tutta la colonia, esaurita dal duplice sforzo, muore.

Tutto questo ciclo è velocissimo e, se le condizioni sono favorevoli, avviene anche in soli due giorni, ma generalmente lontano dalle coste per cui, anche se questi animali sono diffusi in tutto il mondo e un elemento comune del plancton, sfuggono all’attenzione dei più. National Geographic 


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