Minniti, Mattarella, “migranti” e allarme


A proposito di “migranti”, la parola d’ordine dei buonisti è, di solito, minimizzare, sorridere, ottimismo. I giornalisti del tg Calabria sono specializzati nell’arte di presentare gli sbarchi come fossero una fortuna, e spacciare per donne (“molte donne”) certi marcantoni con spalle da culturista; e per minori non accompagnati quelli che tutto vorrebbero tranne la mamma. I più saputi snocciolano cifre con il metodo più perfido: non i numeri assoluti ma le percentuali. Abbondante è l’abuso di retorica intimidatoria, a colpi di “guerra e fame”. Infine, l’ordine è parlare il meno possibile di fatti simpatici come quello del CARA di Isola. Insomma, ondate di camomilla e gas soporiferi.

Invece Minniti, cui non si può negare il realismo, si dev’essere tanto preoccupato da annullare un’importantissima visita di Stato negli USA: e sfido, dodicimila (12.000) “migranti” in due giorni! E stanno continuando. Dodicimila al giorno, è un’invasione. Anche il solitamente asettico Mattarella ha usato inusuali toni forti nei confronti dell’Europa, e parla di “situazione ingestibile”. In Europa, Macron, che in campagna elettorale era immigrazionista, respinge con la forza i “migranti” al confine italiano. Quello che, nei ritagli di tempo, dovrebbe essere il ministro degli Esteri, tale Alfano, è latitante; ma meglio così: fa solo danno.
Si aggiunga l’evidenza che il PD ha perso le elezioni anche, se non soprattutto, sulla questione dei “migranti”.

Si rifletta sull’incapacità dell’Europa di qualsivoglia politica estera; e l’autolesionismo dell’Italia che ha firmato i folli accordi di Dublino.
Stanno emergendo gravi effetti dal punto di vista della cosiddetta accoglienza. I clandestini o più o meno profughi non trovano, in Italia, altro che mantenimento e noia, senza nessuna prospettiva di occupazione (a parte qualche sfruttamento occasionale!), o arrotondando con l’elemosina. A Soverato, passeggiano in bicicletta o giocano col cellulare sulle panchine.
Sì, però allarmarsi non basta, e rischia di diventare sceneggiata. Bisogna cambiare radicalmente la politica nei confronti del fenomeno:

– Denunziare gli accordi europei, e dichiarare che l’Italia rivendica mano libera sulla questione dei “migranti”;
– Nello stesso tempo, imporre una politica di intervento in Africa e Asia, con la finalità di consentire alle popolazioni di vivere e lavorare a casa loro;
– Vietare l’attracco in Italia di navi militari straniere con “migranti”: quelle spagnole, hanno le Baleari, ed è assurdo che usino i nostri porti; quelle inglesi, hanno Gibilterra; Malta è nel bel mezzo; quelle norvegesi, se ne vadano via, perché la Norvegia non fa manco parte dell’UE;
– Sottoporre le ONG a seri controlli, e repressione di eventuali reati; vietare l’attracco a navi battenti strane bandiere non UE;
– Stare in guardia sulle troppe cooperative di (auto)benefattori, vedi CARA;
– Porre fine al dissennato progetto dello ius soli, che sta alimentando illusioni planetarie;
– Ah, dimenticavo: rivendicare il diritto e dovere del governo nazionale di decidere senza dover rendere conto a ideologie di qualsiasi sorta. Gentiloni, almeno a parole, mi dà buone speranze a questo proposito, se non arriva qualche ordine occulto di farlo cadere;
– Lo stesso per la magistratura italiana, che non dev’essere sottoposta a pressioni e chiacchiere, e lasciata lavorare.
E anche l’opinione pubblica seria, se ce n’è ancora, ne discuta senza le solite tentazioni italiche della retorica barocca e a colpi di ingiurie. Gli sbarchi devono cessare, e ciò significa una cosa sola: che cessino gli imbarchi. Per far ciò, occorrono queste operazioni:
– Un piano mondiale, economico e se serve armato, per affrontare i problemi dell’Africa;
– Il controllo effettivo delle coste africane e asiatiche: l’Europa ne ha le forze;
– Un mutamento radicale di immagine: bisogna far sapere chiaramente che l’Europa non è quel Bengodi che promettono gli scafisti e i nostri buonisti; e, per quanto riguarda la Calabria, farla finita con i grotteschi cimitero di Corbelli e notorietà di Lucano.

Un corollario su “piano armato”: l’Italia lo ha fatto in Albania, inviando aiuti alimentari alla popolazione affamata da mezzo secolo di comunismo, ma sotto il controllo dell’esercito. Il risultato fu buono. Anche allora c’era il rischio di un’immigrazione di massa, ma venne stroncato.
Come mi piacerebbe che qualche testa pensante opponesse ragionamenti a ragionamenti! Risparmiatevi, invece, accuse e insolenze, che, a titolo personale, manco mi fanno il solletico.

Ulderico Nisticò


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