Montauro – Dadada Beach Museum, il primo museo al mondo in uno stabilimento balneare


Opere d’arte in cemento armato che si rifanno al Dadaismo arricchiscono uno degli scorci più belli della Costa Jonica Calabrese

Spiaggia, cemento e opere d’arte. Tre elementi apparentemente in antitesi che riescono a mescolarsi insieme per creare qualcosa di “incredibilmente” unico: il Dadada Beach Museum. Nasce in Calabria, in Provincia di Catanzaro, nel Comune di Montauro, il primo museo al mondo all’interno di uno stabilimento balneare: tra gli ombrelloni e le straio del Dadada Beach Village. Il museo, che è in fase di allestimento e aprirà i battenti nei primi giorni di agosto, non è altro che il completamento fisico e assoluto di quello che solo apparentemente è un semplice lido. Il tetto a forma di ali di gabbiano, le ringhiere forate con i simboli dell’estate (il sole, le stelle e i cavallucci marini), la cura maniacale dei particolari. Il Dadada Beach Village sin dalla sua apertura ha avuto una forte identità. Sarà anche per il nome, apparentemente frivolo, che ricorda il ritornello di una celebre canzone dei “The Police”. Invece, proprio il nome era ed è il simbolo distintivo di un progetto, di una visione, di un’opera non proprio comune. Un seme lanciato nella spiaggia per crescere e germogliare.

Tutto nasce in un luogo lontano 1.444,1 km da Montauro, tutto nasce a Zurigo all’inizio del 1900. E’ qui, infatti, che muove i primi passi il Dadaismo o, più semplicemente, il Dada ossia il movimento, che ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura (poesia, manifesti artistici), il teatro, la grafica, e che incarnava la politica antibellica attraverso un rifiuto degli standard artistici, come dimostra il nome dada che non ha un vero e proprio significato, tramite opere culturali che erano contro l’arte stessa. Il dadaismo ha quindi messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell’epoca, dall’estetica cinematografica e artistica alle ideologie politiche; ha inoltre proposto il rifiuto della ragione e della logica, ed ha enfatizzato la stravaganza, la derisione e l’umorismo. Gli artisti dada erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili. E’ questa la filosofia su cui si basa l’essenza del Dadada Beach Village e della sua “estensione” culturale Dadada Beach Museum.

Un contenitore a cielo aperto, fronte mare, nel quale vengono ospitate le opere d’arte di Mario Loprete; artista che lavora e vive a Catanzaro e dove si è laureato presso l’Accademia di Belle Arti. Un innovatore che utilizza una particolare tecnica scultorea con cemento armato e pittorica per creare opere d’arte uniche e attuali con una grande capacità comunicativa. Nel Dadada Beach Museum le opere realizzate da Loprete sono degli elementi contestualizzati: maschere subacquee, pinne, tavole da surf, teli da mare, secchielli, giochi per bambini. Elementi “cristallizzati”, o meglio cementificati e ravvivati dai colori. Opere moderne che vogliono essere l’essenza di questa società riviste, però, secondo la filosofia dada.

Opere tematiche che seguono dei filoni ben definiti. Come quelle del ciclo “Black” anch’esse ospitate nel Dadada Beach Museum. “In questi lavori – afferma l’artista catanzarese – indago e scruto il mondo dell’hip hop americano, cerco punti di riferimento iconografici con il mondo dei giovani italiani, attenti e accorti nell’ assorbire dallo stereotipo statunitense fondamenti ispiratori. Tutto nasce negli anni ’70 dalla miscela esplosiva di diversi stili: il soul, il jazz, R&B (Rhythm & Blues), il funky e la Black-music il tutto mixato ad arte dal D.J. che attraverso lo scratch, il cut e il rap ne fa una vera e propria carica di energia musicale. In poco tempo la definizione “Hip-Hop” identificava non solo uno stile musicale ma anche una filosofia, uno stile di vita, una cultura che spazia in diversi momenti della vita delle persone: dallo sport “da strada” quali lo skate boarding, all’arte metropolitana e al ballo con la break dance, un’onda talmente potente da dar vita ad una vera e propria comunità Hip-Hop presente in tutto il mondo.

L’Hip-Hop si basa su diverse discipline: l’M.C.ing (Master of Ceremony – Maestro di Cerimonia) il cantante tanto per intenderci, colui che da vita alle parole, il D.J.ing che fornisce un’anima al testo, il breaking che ne contraddistingue i movimenti ed infine il writing chiamato dai profani graffiti; I ragazzi che seguono questa cultura sono chiamati “B-BOY” mentre le ragazze “FLY” più in generale si identificano tutti sotto il nome di “Rapper”. “Ebbene – continua Loprete – tutto ciò cerco di riprenderlo nelle mie opere, cercando di elevare e far conoscere l’hip hop come un movimento di rivolta contro il disagio giovanile. La mia continua ricerca mi ha portato ad utilizzare un nuovo supporto: il cemento armato, un materiale creato millenni fa dai Romani, ma al tempo stesso attuale. E’ il materiale contemporaneo che più di tutti simboleggia l’industrializzazione occidentale e la modernità. Ad ogni latitudine è usato come base sulla quale i Writers fanno esplodere la loro creatività. Allo stesso modo utilizzo il cemento come supporto per i miei olii. Il mio desiderio è di portare la città, l’urban style, la contemporaneità nelle case, nelle gallerie nei musei”. Opere che spaziano, quindi, da elementi comuni, quasi banali, fino ad interagire con le tendenze attuali della società moderna. Tutto questo è l’anima, l’essenza del Dadada Beach Museum di Montauro, bellissima “matrioska” capace di custodire tesori di ogni forma e dimensione da scoprire, ammirare e, soprattutto, contemplare.


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