Nicola Gratteri: “Se il cittadino denuncia un reato, deve essere ascoltato”


Era gremita di spettatori, domenica pomeriggio, la libreria Tavella, dove Nicola Gratteri ha presentato il suo nuovo libro “Padrini e padroni”. Si tratta del settimo libro scritto da Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, procuratore capo della Procura di Catanzaro, nonché magistrato esposto in prima linea nella lotta alla ndrangheta. Presente un numeroso pubblico, tra cui esponenti del mondo della giustizia, della politica, dell’imprenditoria e della scuola. Tra questi, un gruppo di docenti esclusi dall’ultimo concorso per dirigenti scolastici, firmatari di una lettera indirizzata a Gratteri, in cui denunciano gli aspetti più sconcertanti della selezione, oggetto di un’inchiesta giudiziaria che si trascina dal 2012. L’incontro è stato introdotto da Gioacchino Tavella, il quale ha presentato al pubblico i temi del libro. “Un libro- ha detto – che riassume il pensiero di Nicola Gratteri sul problema mafioso e che spiega come la ‘ndrangheta sia diventata classe dirigente. Gratteri in questo lavoro offre la propria opinione, maturata nel tempo sia come studioso, sia come operatore impegnato attivamente sul campo, essendo un magistrato tenace e testardo, che è stato protagonista di numerose inchieste sul narcotraffico e ha fatto della lotta alla criminalità una missione”.  

Interlocutore di Gratteri è stato il magistrato Marco Petrini, il quale ha posto diverse domande all’autore sulle tematiche affrontate.

“Padrini e padroni” riscrive la storia della ndrangheta, raccontando la verità su come questa forza criminale è riuscita nel tempo a diventare classe dirigente, grazie ai contatti con lo stato e le logge massoniche.

“I legami con la politica e i poteri occulti – ha detto Gratteri-  fanno parte di una strategia di reciproca legittimazione messa in atto, nel corso della storia, da tutte le mafie. A partire dal  1869- spiega il magistrato- quando le elezioni amministrative di Reggio Calabria furono annullate per collusioni con la ndrangheta. Lo scambio di favori tra mafia e politica riguarda tutto il nostro Paese, è costante e causa gravi ripercussioni sulla cosa pubblica”.

In particolare, gli autori rivolgono l’attenzione alle infiltrazioni mafiose che condizionarono la gestione dei fondi pubblici destinati alla ricostruzione, dopo il terremoto di Messina e Reggio Calabria, generando un malcostume diventato abituale. Un analogo scenario si ripeterà, infatti, un secolo dopo, con il terremoto dell’Aquila. “Mentre la gente moriva- dice Gratteri- in Abbruzzo c’era chi pensava ai guadagni”.

Nel libro si parla anche di corruzione nelle istituzioni, di disastri ambientali, di opere pubbliche incompiute e dell’uso dissennato del territorio.  “Purtroppo- ha osservato Gratteri- dinanzi a questi problemi l’opinione pubblica non si indigna più, spesso fa finta di non vedere e vive nell’ipocrisia. Le mie provocazioni- ha detto- servono per scuotervi, per farvi andar via da qui arrabbiati”.  

Durante la conversazione, Nicola Gratteri ha sottolineato il dovere dei magistrati di ascoltare i cittadini. “Se il cittadino si sente leso e denuncia un reato, deve essere ascoltato, altrimenti anche un problema piccolo può diventare per lui un’ossessione di vita, che può innescare comportamenti violenti”. Infine, il magistrato ha rivolto un consiglio ai molti giovani presenti: “Se vi rendete conto che non siete portati per lo studio, non iscrivetevi all’università, ma datevi da fare per cercarvi un lavoro. Se invece studiare vi piace, fatelo seriamente, fin da piccoli, perché così avrete speranze di vincere i concorsi. Grazie allo studio serio anche i figli di nessuno possono fare strada nella vita”.

Antonella Mongiardo


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