Non distruggete il Parco delle fate


IMG_5329“Un mondo fiabesco degradato. Impedite l’ennesimo stupro della montagna, se distruggeranno il Parco delle fate cosa resterà della Sila?”.

Più che un appello, sembra un grido di dolore quello rivolto alle istituzioni dagli abitanti della montagna catanzarese, schierati in difesa di alcune strutture turistiche che versano in evidente stato di degrado.  Come l’hotel “Parco delle fate”, storica struttura ricettiva di Villaggio Mancuso, di proprietà privata, non più funzionante da anni. Chiusa, ma mai dimenticata dai visitatori, i quali continuano a pubblicare su forum e siti internet messaggi che esprimono disappunto verso l’indifferenza delle istituzioni. “Per questa splendida struttura- dice Mario Garofalo, abitante di Villaggio Mancuso- ci aspettiamo un intervento delle istituzioni, affinché venga riqualificata, magari anche con una destinazione d’uso diversa, per esempio un museo”.

C’è chi teme addirittura che l’albergo venga demolito, per far spazio a nuove costruzioni in cemento. Contro una simile eventualità, la gente della Sila piccola è pronta a protestare con manifesti e striscioni.

Così si legge in un articolo pubblicato dal giornale on line “Sentio- non smettere di pensare”, a proposito della condizione del parco delle fate: “Per oltre mezzo secolo, da quando è stato costruito Villaggio Mancuso, il Grande Albergo delle Fate ha rappresentato il simbolo della Sila catanzarese; contribuendo così a dare prestigio a Taverna – cittadina di nascita dell’illustre pittore Mattia Preti – a Catanzaro e all’intera regione Calabria. Immerso nelle foreste incontaminate, un tempo era inserito in un contesto – è proprio il caso di dirlo – fiabesco. Ha ospitato personaggi illustri dello spettacolo, della cultura e della politica per tantissimi anni, fino a che, lentamente è stato lasciato all’incuria. Dopo anni di abbandono e degrado, rischia di fare la stessa fine delle villette: quasi tutte demolite, per far posto a orrendi casermoni in cemento. Nessuno si muove per impedirlo, tranne qualcuno che ha a cuore Villaggio Mancuso, dove ha trascorso la sua infanzia, e che null’altro può fare se non parlarne; sperando che qualcuno si muova, per impedire l’ennesimo stupro di un ridente e rigoglioso Villaggio vacanze. Spetta alle istituzioni – prosegue la lettera– intervenire in tempo, per ridare all’Albergo delle Fate la dignità e la gloria che merita, ingiustamente sottratta. I beni culturali vanno tutelati e protetti, non dimenticati e distrutti; facendo finta di non vedere e stringendo le spalle. Sembra che abbiano deciso di demolire l’Albergo e costruire al suo posto una struttura in cemento. Bisogna impedirlo. Potrebbe essere rivalutato, restaurato e rimesso in funzione; oppure trasformato in un museo, dove molti potrebbero vedere questo capolavoro di semplicità e tradizione; tappezzato internamente con tappeti e arazzi di tradizione silana. Un mondo fiabesco deturpato, degradato, che si spegne inesorabilmente: se distruggono il Grande Albergo delle Fate, cosa resterà della nostra Sila?”.

Tuttavia, non una parola è stata mai spesa finora dagli amministratori, né per confermare né per smentire. Eppure, questo albergo è stato dichiarato un bene di interesse architettonico dal ministero dei Beni culturali. E’ stato finanche inserito tra “I luoghi del cuore”, una sorta di censimento dei luoghi italiani da non dimenticare. Così si legge nel portale “iluoghidelcuore.it”:

L’Albergo delle Fate è monumento storico nazionale, dichiarato bene di notevole interesse architettonico dal Ministero per i Beni Culturali, con Ddr n. 124 del 28 novembre 2007. Costruito interamente in legno negli anni ‘30 con soluzioni architettoniche, ancora oggi, modernissime. Da sempre considerato “l’albergo per eccellenza” della Sila è collocato in posizione dominante in un bellissimo parco posto proprio al centro di Villaggio Mancuso, frazione montana di Taverna, patria dell’artista seicentesco Mattia Preti e piccolo comune della provincia di Catanzaro. Il suo aspetto potrebbe far pensare a un’architettura del Nord Europa, tanto più che l’albergo è ancora oggi immerso nella natura, fra pini altissimi e la vegetazione rigogliosa della Piccola Sila. Esempio di un’architettura che coniuga estetica, funzionalità e sostenibilità. Il suo aspetto suggestivo riportava alla mente fate, gnomi e luoghi incantati. Agli inizi degli anni Sessanta, l’albergo rappresentò un sorta di “buen retiro” per i protagonisti del jet set dell’epoca, tra cui attori famosi, personaggi illustri della cultura e della politica. Il complesso, chiuso da tempo, giace nell’incuria, e la cittadinanza, che vorrebbe preservare l’edificio, eventualmente destinandolo a scopi culturali, teme che l’albergo sia demolito per far posto ad altre costruzioni”.

Antonella Mongiardo


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