Se la sinistra italiana leggesse il vecchio Marx invece di romanzieri e cantanti, scoprirebbe di essere composta di quelli che il freddo e razionale hegeliano chiamava “socialisti utopisti”, ricchi di belle parole senza alcuna possibilità di mettere mano a niente di concreto. Gli elettori se ne accorgono, invece, e non votano più PD, e tanto meno le frange più sognanti tipo LeU.
Spera, una sinistra puerile, di concedere la cittadinanza a qualche straniero che in compenso voti? Si sbaglia: se lo straniero resta un emarginato (Lunpenproletariat, sottoproletariato), vota per chi paga il pranzo quel giorno delle elezioni; se si assimila, vota per chi meglio gli pare, Lega in testa. A proposito, la Lega ha un senatore di origine nigeriana, che fa l’imprenditore in Lombardia.
Spera nei giovanissimi, la sinistra, a forza di imbottirli di marce della pace e temi in classe o agli esami? Si sbaglia: i ragazzini, prima o poi, crescono.
Sarebbe ora che la sinistra tornasse a studiare i fenomeni sociali, se vuole essere presa sul serio e sopravvivere.
Quanto ai vincitori, essi non costituiscono un gruppo omogeneo, e dovrebbero tentare di diventarlo. Non è la prima volta che vince, il centrodestra, e poi si dissolve in un centro melassa; e siccome la gente vuole essere governata, perdona tutto tranne le indecisioni e il “tendere al centro” come l’asino di Buridano. Attenti, dunque.
L’anno prossimo si vota per la Regione Calabria. Ad oggi, la sinistra calabrese, che il 4 marzo è andata anche peggio della media nazionale, sortirebbe un penoso risultato. Il centrodestra da una parte, e i 5 stelle dall’altra, avrebbero solo da dividersi il bottino.
A questo punto, l’articolo è finito. E invece no, il problema inizia qui: se vincere, per il centrodestra, significa riportare al potere regionale qualche Pino Nisticò, qualche Peppino Chiaravalloti, qualche Pino Scopelliti, e assessori vari, e simile gente inutile (politicamente parlando, ovvio: per tutto il resto, santi subito); e il prossimo presidente, un qualsiasi Giuseppe Nistichiaravalliti, sarà ugualmente inesistente, e gli assessori saranno come i vari Viscomi, e gli scaldasedie degli uffici continueranno a poltrire, la vittoria del centrodestra sarà, per la Calabria, lo stesso del centrosinistra: la Calabria ultima d’Europa, e in via di desertificazione per emigrazione dei giovani e trapasso dei vecchi.
Ci sarebbe un anno per:
– far sapere a certi politicanti di centrodestra che se ne devono tornare a casa;
– elaborare una nuova idea di Calabria;
– trovare una nuova classe politica;
– annunziare ai passacarte di Germaneto che la pacchia è finita, e devono finalmente iniziare a lavorare.
Se no, il centrodestra dl 2019 stravincerà sul centrosinistra, però non se ne accorgerà nessuno.
Ulderico Nisticò
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