Paolo Emilio Tulelli


La Calabria non brilla per memoria storica, ed è stata una lodevole eccezione che Zagarise abbia commemorato quello che forse è il suo figlio più illustre, il filosofo ottocentesco Paolo Emilio Tulelli. Gli è stato dedicato un busto, opera di Mario Calveri.
Nato il 18 agosto 1811 da Gaetano ed Anna Gallelli, apparteneva a una famiglia patrizia, e il nome romano che gli venne imposto al battesimo, Paolo Emilio, denota una certa cultura domestica. A Zagarise compì solo studi primari in un convento, il Ritiro dei Filippini, proseguendo poi nel Seminario di Catanzaro nel Real Liceo-Ginnasio di Catanzaro, e nello stesso tempo il Corso Teologico del Seminario Vescovile di Catanzaro: qui fu ordinato sacerdote; e dal 1839 a Napoli. Nel bene e nel male, il Meridione storico s’identificò sempre di più con Napoli, la troppo grande città da cui tutto partiva e tutto arrivava; e che diede addirittura il nome al Regno dagli Aragonesi al 1816. Gli uomini di cultura meridionali erano attratti dalla capitale.

Fu un stretti rapporti, come diremo con il Galluppi; conobbe Luigi Settembrini, che insegnò a Catanzaro dal 1835 all’arresto per motivi politici, avvenuto due anni dopo. Tuletti si trasferì a Napoli, compiendovi gli studi filosofici; fu discepolo di Basilio Puoti il grande letterato e purista. Nel 1855 aprì una scuola privata, insegnando filosofia morale ed estetica. Non risulta però abbia assunto incarichi ecclesiastici e di cura d’anime.
Alla sua scuola troviamo allievi appartenenti alle famiglie più in vista della città, fra i quali anche i figli del re Borbone i quali, in segno di stima, gli fecero dono di un bellissimo orologio da camera di manifattura francese e tuttora in possesso di eredi. Regnavano dal 1830 Ferdinando II, dal 1859 Francesco II; il Tulelli assistette ai turbinosi eventi del 1848 e alla crescita economica e debolezza della politica degli ultimi anni del Regno delle Due Sicilie, che crollò repentinamente tra il maggio e l’ottobre del 1860. Il Tulelli assunse un atteggiamento favorevole alla formazione dello Stato unitario. Nello stesso 1860 fu destinato da Francesco De Sanctis, a insegnare Filosofia Morale all’Università, e continuò in quegli anni, che, secondo il Croce, saranno quelli del massimo splendore dell’Ateneo.

Accettò dunque l’unità d’Italia, ma era stato personalmente legato ai Borbone; come del resto lo stesso Galluppi, che il Tulelli si sforzerà di difendere dalla taccia di borbonico. Ne studiò e ne divulgò il pensiero, facendo risaltare il rapporto tra il filosofo di Tropea e la lezione di Emanuele Kant
Come patriota e cattolico liberale, ebbe consapevolezza che il rinnovamento politico andava accompagnato a quello morale. Riscontrava, infatti, a suo dire, una situazione diffusa nella popolazione di miseria intellettuale, e un sentimento religioso espresso in manifestazioni di festa ed esteriori pratiche di culto, contro cui il Tulelli affermava la necessità della spiritualizzazione del costume religioso, dell’interiorizzazione del bene, d’una costruzione non formalistica ma effettuale della società. Si nota una vicinanza al pensiero del Gioberti.
Studiò e divulgò il pensiero di altri filosofi meridionali, tra cui il Capasso, il Masci, il Rossi. E sarebbe il caso di approfondire questi suoi contributi alla storia del pensiero meridionale.
Suo pensiero originale, subito dopo l’unificazione, la battaglia morale e giuridica contro la pena di morte, prevista allora da tutti gli Stati d’Europa tranne il Granducato di Toscana, e che sarà abolita nel Regno d’Italia solo con il Codice Zanardelli del 1890.
Pur rimanendo, fino alla morte, avvenuta il 27 gennaio 1884, a Napoli, il Tulelli conservò tuttavia dentro di sé un forte legame con la terra d’origine, donando infine a Catanzaro la sua cospicua raccolta di libri, un migliaio di volumi con la quale fu possibile istituire una biblioteca comunale, che sarà inaugurata nel 1889 con il nome “Onestà e Lavoro”, e oggi è detta De Nobili. Nelle disposizioni testamentarie il Tulelli si ricordò anche del paese natale, lasciando a Zagarise una rendita annuale con la quale si provvedesse all’ istruzione di giovani meritevoli e bisognosi.

Conosciamo del nostro filosofo queste opere:
“Intorno alla vita ed alla storia della filosofia di Giovanni Battista Capasso”, in Atti dell’Accademia Pontaniana di Napoli, 1854, vol. VI, pp. 377 398;
“Della vita e delle opere di Tommaso Rossi”, ibidem., 1854¬;
“Prolusione ad un corso di lezioni di estetica”, Napoli, tip. del Vaglio. 1855, pp. 8
“Intorno alle opere filosofiche di Giovan Battista Capasso e di Tommaso Rossi. Discorsi due”. Napoli, G. Cattaneo, 1857, pp.108
“Nota storica sul movimento dell’idea filosofica nel reame di Napoli dal 1815 al 1850”, in Atti Acc. Pont., 1862, vol. VII, parte II pp. 207-212
“Prolusione al corso di filosofia morale”, Napoli, della R. Università 1862, pp.20
“Intorno alla vita e alla dottrina filosofica di Tommaso Rossi, filosofo napoletano del secolo XVIII”, in Atti Acc. Pont. 1862, vol. VII – Parte II, pp. 129-205
Relazione sul libro di G. Masci: Teoria del governo dei popoli secondo i veri principi cristiani, in Rendiconti dell’Accademia Pontaniana, 1862
“Su l’abolizione della pena di morte”, in Rendiconti dell’Accademia delle scienze morali e politiche di Napoli, 1863, anno II, pp. 63. Estr. Napoli, tip. dell’università, 1-1863, pp. 16
“Intorno alla dottrina e alla vita politica del barone Pasquale Galluppi. Notizie ricavate da alcuni suoi scritti inediti e rari”. Memoria in Atti Acc. Sc. mor. e pol. di Napoli, 1865, vol II, pp. 101-121. Estr. Napoli, tipografia dell’università.
“Lettere a Giannina Milelli”, con delle poesie.
A Paolo Emilio Tulelli sono oggi intitolate una via a Zagarise e una Catanzaro nel quartiere S. Elia, una sala della biblioteca De Nobili, dove il Comune di Catanzaro e Rita Tulelli gli hanno nel 2010 dedicato una targa; lo ricorda anche il ” Centro Studi Filosofici Paolo Emilio Tulelli”. Fino a recenti accorpamenti, portava il nome del filosofo l’Istituto comprensivo di Zagarise.
Ci gioviamo criticamente del lavoro di Francesco Faragò, già apparso sulla “Ciminiera”, e delle memorie della famiglia, attinte tramite la pronipote Rita Tulelli, avvocato e attiva nel sociale.
Relazionando sul Tulelli per l’inaugurazione del busto commemorativo, chi scrive ha proposto al Comune di incaricare qualche giovane locale di svolgere un lavoro, meglio se una tesi di laurea, sul Tuletti, e il sindaco Domenico Gallelli ha assicurato anche un sostegno finanziario al lavoro.
La smemorata Calabria farebbe meglio a recuperare la sua storia reale, invece di antimafia segue cena e improbabili teorie di calabresità astratta; o, peggio, sbarchi di Ulisse e altre inutii fandonie.

Ulderico Nisticò


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