Perché i ladri finiscono di essere anche assassini


La riflessione dell’Università delle Generazioni sulla strage ferroviaria in Puglia. Adesso in Alto Molise comincia la conta dei morti per i tagli ospedalieri

cleptocraziaL’Università delle Generazioni, volendo rendere onore alle vittime del recente disastro ferroviario avvenuto in Puglia, intende effettuare una riflessione ed un monito ricordando un antico proverbio che afferma come e quanto i ladri siano pure assassini. Ma perché i ladri (in gran parte, è opportuno precisare, senza fare di tutta l’erba un fascio, poiché paradossalmente c’è ladro e ladro) finiscono per essere anche assassini? E’ presto detto: perché, togliendo denaro e risorse specialmente alle istituzioni e alla società civile, provocano indirettamente tutta una serie di morti che avrebbero potuto o potrebbero  essere evitati se quel denaro e quelle risorse fossero state utilizzate o si potessero utilizzare per il bene delle persone e delle comunità locali, nazionali e globali (a seconda delle dimensioni, poiché – è utile saperlo – esistono ormai anche i “ladri globali” come quelli del clima con l’inquinamento e con tanto altro). E così accade nella sanità come nei trasporti e in tanti altri settori (comprese le “morti bianche” negli ambienti di lavoro e le pensioni da fame). Infatti, in questi giorni in Italia e all’estero, la stampa si sta interrogando se il disastro ferroviario pugliese (tratto Corato – Andria con 25 morti e 50 feriti) si fosse potuto evitare, pure nell’accelerare le procedure e i lavori del raddoppio dei binari già finanziati da fondi europei. Se lo stanno chiedendo anche i magistrati!

PUGLIA Corato-Andria Disastro Ferroviario 12 LUGLIO 2016Pure l’Alto Molise si sta interrogando su quanti morti vengono provocate dai tagli alla sanità già in atto da alcuni anni, come ad esempio la devitalizzazione dell’ospedale interregionale di Agnone, e dalla troppa povertà. E’ già cominciata la conta, specie dopo la recentissima scomparsa del giovane Osvaldo Pallotta il quale, compito da ictus, molto probabilmente avrebbe potuto essere salvato con un soccorso più adeguato e tempestivo. Ma anche l’infarto di Michele Di Niro (già dipendente ospedaliero) avrebbe potuto avere un esito favorevole alla sua sopravvivenza. I casi di morte sospetta per mala o insufficiente sanità cominciano a ingenerare nella popolazione altomolisana molta ansia e paura. La gente è sempre più inquieta e lo si può constatare specialmente dai commenti che  fa e dal fatto che sono sempre più numerosi coloro i quali chiedono o incitano i rappresentanti  locali (amministratori, politici, giornalisti, ecc.) a intervenire più decisamente presso i responsabili della sanità pubblica contro i tagli, pur in presenza di troppe tasse.

Tra i commenti più frequenti c’è la percepita relazione tra ruberie dalle casse istituzionali e carenze dei servizi pubblici. Ad esempio, le cronache giornalistiche hanno evidenziato come e quanto le buche delle strade di Roma (ormai famose pure all’estero quanto o forse più del Colosseo) abbiano e continuino a provocare incidenti stradali, dei quali tanti sono risultati mortali. Chi paga per questi morti, così come per le morti di tutte le altre strade insidiose e insicure? Eppure c’è una chiara responsabilità istituzionale a monte di tali drammatiche e tragiche conseguenze sociali. La gente si sente tanto impotente quanto indignata di fronte ad una miriade di fenomeni delittuosi che hanno come base la carenza di fondi poiché il denaro è stato sottratto o distratto dalle casse pubbliche, come accertano sempre più le Procure della Repubblica.

Ma, i ladri non sono soltanto quelli che rubano denaro oppure opportunità di futuro (specialmente ai giovani). Ladri dovrebbero essere considerati quelli morali o quelli che rubano tempo (come la burocrazia) e possibilità di crescita in un contesto, come, ad esempio, quello italiano in cui (nonostante un’unità territoriale nazionale che risale al 1861, cioè a 155 anni fa) le regioni meridionali (ovvero l’ex Regno delle Due Sicilie) stanno sempre peggio come sapevamo già e come scrivono sui giornali in questi giorni autorevoli firme (come Roberto Saviano, Massimo Gramellini, Oscar Giannino e tanti altri) dopo il disastro ferroviario della Puglia. Ogni tanto torna alle cronache la drammatica situazione del Sud Italia dimenticato. Peccato che se ne riparla quasi sempre dopo gravissimi lutti. Lutti causati da orrori, errori, omissioni e, ammettiamolo una buona volta, da continue e gravissime ruberie sociali, corruzioni e atteggiamenti mafiosi. E’ proprio il caso di dare giuridicamente l’aggravante di “omicidio” o di “strage” a quei ladri che hanno sottratto somme di denaro, in proporzione alle quantità più o meno ingenti, con le quali si sarebbero potute risolvere problemi sociali che mettono a rischio la vita delle persone e delle comunità. Come la comunità degli indigenti assoluti che solo in Italia (come attesta oggi l’Istat) sono quasi 5 milioni di persone (“persone” è bene ribadire) pari quasi all’10% dell’intera popolazione nazionale. Tutto questo in una nazione che si professa civile e addirittura cattolica ed anche progressista, tra le prime potenze del mondo!

Possiamo pure affermare che le migrazioni subìte dall’Europa siano originate (in vario modo) da rapine di interi popoli e territori?… Non sono forse i ladri internazionali gli autori delle morti del Mediterraneo?… Con quanto si ruba in Italia e in Europa quasi tutti i migranti e i rifugiati avrebbero potuto essere aiutati a stare bene nei loro Paesi, senza causare così tante morti e sofferenze. E’ necessaria, quindi, una vera e propria “rivolta” culturale e morale per arginare almeno fenomeni derivati dalla “Ladronia” ovvero da quel popolo di ladri che destabilizza il mondo, ovvero da quella che ormai viene definita a livelli internazionali “Cleptocrazia” (governo dei ladri o ladri al governo). Una riflessione risolutiva è quanto mai urgente, pure perché ognuno di noi potrebbe essere vittima di malasanità o di altre cause dovute al criminale e diffuso popolo cleptocratico di “Ladronia”. In tale riflessione sarebbe utile analizzare le nostre stesse azioni quotidiane, per misurarne più o meno il grado di complicità (anche semplicemente morale od omertosa) oppure  l’onestà intellettuale o il nostro impegno per contrastare le negatività sociali. Facciamo il possibile?

 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *