Premio Sabatum, il valore aggiunto della nostra terra


Ufficializzata la settima edizione del “Premio Sabatum 2016”.

premio-sabatumLa rassegna vuole rendere testimonianza ai protagonisti attivi delle arti, della cultura, delle scienze, dello spettacolo e del giornalismo che negli anni, con passione e professione, hanno dato lustro alla terra del Savuto.

L’evento culturale, ideato dall’editore-giornalista Fiore Sansalone, è organizzato dal periodico d’informazione La Voce del Savuto, con il patrocinio delle Amministrazioni comunali del territorio.

Intitolata alla memoria di Giacomo Mancini, la manifestazione prevede l’assegnazione di venticinque riconoscimenti a uomini e donne del nostro comprensorio che si sono particolarmente distinti in ambito professionale e a personalità della Calabria che, nel quadro della loro attività pubblica, si sono battute per lo sviluppo della loro terra.

All’iniziativa, che ogni anno fa registrare una nutrita presenza di pubblico, parteciperanno esponenti della politica nazionale e regionale, sindaci ed amministratori del Savuto, rappresentanti del mondo della cultura e dell’associazionismo locale.

La commissione del Premio Sabatum, presieduta dal professore Eugenio Maria Gallo, dopo un’attenta analisi valutativa, ha già individuato per quest’anno coloro che saranno i destinatari dell’ambito riconoscimento, sui cui nomi, si mantiene il massimo riserbo.

I premiati riceveranno una preziosa opera artistica, realizzata dagli artigiani locali Telemaco Tucci e Franco Savuto, raffigurante l’antico ponte romano di “S. Angelo”, più comunemente conosciuto come il ponte di Annibale.

La kermesse, anche per questa edizione, si arricchirà di momenti d’arte e di spettacolo.

«Il Premio Sabatum, che rappresenta ormai un’istituzione per il nostro territorio – ha dichiarato Fiore Sansalone – si propone di restituire speranza, attraverso l’esempio dei premiati, al Savuto, che ha bisogno di crescere, e si rivolge in particolare alle numerose intelligenze, affinché investano in questi luoghi e non li abbandonino».

Antonietta Malito


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