Professore, mestiere a rischio, e colpe di tutti


Un tempo, quando un maestro elementare passava, raramente, per la piazza, la gente si apriva con reverenza. Era povero, con la giacchetta rivoltata, ma portava con sé l’autorevolezza dell’educatore. Oggi, un’insegnante accoltellata, un professore picchiato… e vari altri casi.

Giovanotti e genitori delinquenti, non c’è dubbio. Vengono da ambienti degradati – non conta quanti soldi abbiano in tasca o se vivano in periferia e al centro: sono degradati moralmente. Sono dei bambinoni, i genitori, e, non educati, meno che meno possono educare i figli. Li fanno crescere viziati, deboli, protetti, coccolati, perdonati qualsiasi marachella o delitto compiano.
Aggiungiamo una riflessione di carattere generale: la gente è diventata fragile, ipersensibile, maniaca di ogni sorta di diritti e capricci; se non accontentata, uccide o si uccide. Konrad Lorenz, il grande etologo, scrive che il mondo moderno soffre di “iposensibilità al piacere e ipersensibilità al dolore”: incapacità di affrontare le difficoltà della vita, e anche di godersela quando lo merita. Tutti edonisti piccolo borghesi, e tutti delicati di nervi.

Infine, forse i lettori ricorderanno che ho già scritto sulla violenza endemica del Foggiano, dove non c’è una vera mafia – e quindi nemmeno il controllo mafioso – ma solo selvaggi a piede libero.
Ciò premesso, c’è anche un degrado della scuola e dell’immagine stessa del professore. I ragazzi non subiscono più il benefico fascino della cultura e della maturità, per cui s’identificavano con l’insegnante; e la scuola diplomificio non fa più gustare il piacere di sapere e di ricercare; e i professori, come i genitori, vogliono diventare amici dei loro allievi: ogni tanto, come dice la cronaca, troppo! La scuola deve recuperare se stessa: tutti a scuola non deve significare tutti promossi e tutti diplomati in una cosa qualsiasi! L’offerta formativa va data e da accolta: chi non l’accoglie, si fa il possibile, se no, peggio per lui.

Basta con l’invadenza dei genitori, e non solo di quelli ignoranti e violenti, ma anche, forse ancora di più, di quelli saccenti e presuntuosi e che vogliono insegnare ai professori come s’insegna. I genitori devono entrare in scuola solo negli orari di ricevimento!
E solo a scuola: fuori, a supermercato, solo di detersivi il genitore deve parlare con il professore! E il professore deve invitare il genitore a parlare del figlio solo negli orari stabiliti, e solo a scuola. Nel lontano 1976, mio primo anno di scuola, avevo per allievo mio fratello, e per italiano latino greco storia geografia; e vivevo ancora in casa con lui e mia madre, felice memoria. Ebbene, lei veniva ai colloqui, faceva la fila e chiedeva del figlio; a casa si parlava di politica e di varia umanità, mai di scuola!
Se poi arriva il violento accoltellatore e picchiatore, si chiamino subito i carabinieri, e si denunzi il caso, senza tanti buonismi e piagnistei.
Insomma, anche i miei ex colleghi hanno qualche responsabilità; e ne ha la scuola in genere.

Ulderico Nisticò


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