Renzi e Berlusconi, tardi o mai


 Uno si sveglia, e crede ancora di sognare. Renzi, ora che non più presidente del Consiglio e nemmeno segretario del suo partito, annunzia di volere “il lavoro di cittadinanza” che non ha pensato né annunziato né dato quando era segretario del partito e presidente del Consiglio. Ora, per attuare l’idea, deve riconquistare tutto quello cui ha rinunciato: e, francamente, al suo posto non sarei tanto sicuro che tornerà al governo.

 Berlusconi, maestro nell’arte di dar ragione a tutti come l’Azzeccagarbugli, e dovendo tentare di placare Salvini, sussurra che non vuole uscire dall’euro, però si può coniare una non meglio definita moneta parallela. Una buona idea… nel 2001, e che andava attuata per almeno tre anni. Chi era, nel 2001, il presidente del Consiglio? Dal giugno, Berlusconi. Insomma, anche lui dice che farà, se vince le elezioni, ed è tutto da vedere, quello che non ha fatto quando lo elessero.

 La faccenda dell’euro partì malissimo, approdando, con Prodi, a una resa senza condizioni, a una specie di 8 settembre finanziario dell’Italia: Prodi pagò l’euro la folle somma di 1.936,27 lire! Ora sono certo che qualche legalitario e buonista mi replicherà che i conti erano quelli. E già, i conti: ma se la politica è fatta di numeri, a che servono un presidente del Consiglio e un ministro degli Esteri? Basta una calcolatrice. Se i numeri erano quelli, Prodi doveva o trattare per un forte sconto; o rinviare l’euro; o non entrarci affatto, come Gran Bretagna, Svezia, Danimarca… Macchè, scattò in lui il più bischero dei meccanismi automatici, l’europeismo fideistico con ottimismo infantile.

 Non è finita. Se è vero che i numeri sono numeri, veniamo alla gestione dell’euro, di cui furono responsabili per i primi sei mesi Prodi, poi il sullodato Berlusconi. Anche assunto l’euro, si poteva intervenire: la Finlandia, per dirne una, abolì subito i centesimi. Come mai? Ma perché, per dirla all’italiana, il misero centesimo che non degniamo di uno sguardo, e ne perdiamo ogni giorno a decine, il centesimo vale 19 lire; ma per comprare una cosa qualsiasi ce ne vorrebbe una carriola piena. Infatti, gli intelligentoni economisti europei sono riusciti, caso unico nella storia, in un vero miracolo: l’inflazione in presenza di una moneta forte, che doveva generare il contrario. Si rivolta nella tomba, l’imperatore Costantino. Che ciuchi, i plurilaureati!

 Il giorno dopo dell’euro, tutti i negozi d’Italia pensarono bene di vendere a euro 1,00 quello che prima costava lire 1.000; ma euro 1,00, essendo pari a 1.936,27, dovevano equivalere euro 0,52, non euro 1,00. Ciò non sarebbe stato possibile, se il governo Prodi, e poi quello Berlusconi, avessero esercitato un minimo di sorveglianza; e se fosse stata in vigore quella doppia circolazione che ora Berlusconi vorrebbe, ma non ricordo affatto l’abbia proposta né in quel 2001 né prima né dopo; tanto meno lo fece il burocratico Prodi.

 Come dicevano i Greci, c’erano due fratelli mitici: Prometeo, quello che impara, ragiona prima; ed Epimeteo, quello che, ridicolmente, ragiona dopo! Dopo, quando la frittata è fatta.

 Come siamo dissennatamente entrati nell’euro, così dissennatamente vorremmo uscirne? Sarebbe possibile, tutto è possibile, se la Gran Bretagna è uscita del tutto dall’Europa. Vero, possiamo anche dare addio all’euro: ma sarebbe un’operazione di enorme complessità, e richiederebbe anni. Ma per una lira riesumata, è tardissimo; quasi tutti i ventenni di oggi non ne hanno mai spesa una!

 Una circolazione parallela? Quella si può fare: ricordo che ne scrissi negli anni 1990 sul Secolo d’Italia e su Pagine Libere, quando il mondo missino non era finito ancora in mano a Fisichella e ad altri trovatelli del genere!. Si può fare qualcosa per risparmiare un bel po’ di interessi. In sintesi: se lo Stato paga un terzo degli stipendi, e altre spese, in BOT, e i BOT possono servire a pagare tasse e tariffe statali, ecco una circolazione parallela. Interessi? E già: l’euro (ma anche la lira) lo Stato li piglia in prestito; i BOT, sono suoi.

 È solo un cenno: se qualcuno vuole saperne di più, tiro fuori i miei corposi scritti di allora.

Ora non servono a nessuno, certi annunci da campagna elettorale e da tentativi di mettere assieme somme di partiti diversi e correnti interne. Questo è l’eterno limite dell’Italia dal 1946 in poi: qualsiasi politicante non propone per l’avvenire, ma solo per piluccare o mantenere voti.

Ulderico Nisticò


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