Renzi il Sud e la classe dirigente


matteo-renzi-giappone-riforme-770x512 Per i politicamente corretti, l’accusa di renziano è come quella di cattolico e papista nell’Inghilterra protestante del XVI secolo, o di untore nei Promessi Sposi; siccome io me ne impipo del politicamente corretto in genere, e immaginate degli intellettuali, ho ascoltato con interesse Renzi dichiarare a Napoli le seguenti tre cose:

1. I soldi per il Sud ci sono;

2. Il Sud è avvolto da un’immagine negativa;

3. La classe dirigente è inadeguata.

 La prima no, ma le altre due cosette le scrivevo io quanto Renzi faceva ancora la Media o forse doveva nascere, perciò mi ripeto.

 Riassunto storico: dal 1850 il Sud borbonico ebbe una pessima classe dirigente politica e peggio militare; dopo il 1860, il Sud sabaudo continuò ad averne una ignorante e di piccolissimo cabotaggio, con le sole eccezioni di Francesco Crispi, Michele Bianchi e Luigi Razza; nel dopoguerra ebbero un poco di peso Mancini e Moro. Per il resto, il deputato e senatore meridionale, impacciato e dialettofono avvocato fallito, sta a Roma come il villano di Dante “quando rozzo e salvatico s’inurba”. Le classi dirigenti regionali non so se sono più ladre o più incapaci: pareggio. E ciò a qualsiasi partito dicano di aderire: tanto, ignoranti come sono, uno vale l’altro. Se è vero o sto esagerando, lo dicono i numeri: la Calabria è terzultima in Europa e ultimissima in Italia. La colpa non può essere del re Italo, defunto da quattromila e più anni; è dei politicanti, molti dei quali ancora vivi e in grado di fare altri danni.

 Se è vero che ci sono i soldi (punto 1), darli a costoro significa solo aumentare la corruzione; del resto non sono nemmeno abili a rubarli sul serio, e tornerebbero indietro.

 Veniamo all’immagine del Sud. Essa è da sempre improntata al più radicato “chiagn’e fotte”, e l’intellettuale a corto di idee sa benissimo che in tutte le circostanze se la può cavare con un generico piagnisteo, e un premio letterario con soldi è garantito. Partecipare a un convegno della cultura ufficiale calabrese è lo stesso che andare al funerale di un mezzo ignoto e fare tutti la faccia contrita! Esempio, la sconoscenza totale della storia meridionale, con la sola eccezione di ripetere Magna Grecia senza sapere manco un nome o un luogo, poi sei secoli di Bizantini tutti ed esclusivamente monaci maschi, infine la fucilazione di Murat: ovviamente, poco curandosi se lo schioppettarono per politica o per divieto di sosta. Fine della storiografia calabrese. Dilagano, in compenso, gli sbarchi di Ulisse e i castelli dei Templari.

 L’immagine del Sud è affidata, poi, a dei luoghi comuni molto comodi: se succede una cosa qualsiasi, la colpa non è mai di politici o burocrati o professionisti incapaci, ma sempre e solo della mafia; tanto meno è colpa di chi, per decenni, ha lasciato prosperare la mafia, ivi inclusa la magistratura. Mai, la colpa è solo della mafia. La  Regione rimanda indietro non spesi milioni di euro? Colpa della mafia. Il sindaco non fa pulire le fogne? Colpa della mafia. Le strade sono rimaste quelle del fascismo dopo 70 anni? Colpa della mafia… Eccetera. Si tratta, ovvio, della solita antimafia segue cena, che in Calabria dà da mangiare a parecchi.

 La classe politica, riassumendo, è squallida; ma gli intellettuali e roba del genere sono pesci in barile e servi ben foraggiati, la cui più grave disgrazia sarebbe essere liberati dai ben paganti padroni. Si paga in molti modi, anche inventandosi che libercoli illeggibili (e non mai letti!) sono capolavori di letteratura; e l’autore è santo subito; ed eccolo in tv magna cum laude et pecunia. Peggio i corrispondenti locali amici dei sindaci di turno: mai che una cosetta qualsiasi vada male, in paese.

 Si deduce che per far buon uso dei soldi che, secondo Renzi, ci sono, servono: a) una classe intellettuale onesta e competente; b) una classe politica e burocratica almeno capace. Il Sud è privo di entrambe queste doti.

 Oppure, se qualche fiore è nascosto tra le fronde, ci usi la cortesia di dare concreti segni di vita.

Ulderico Nisticò


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *