Riflessioni a teatro


ipp 01b Mercoledì 16 marzo, pomeriggio alle 15, il Liceo Scientifico di Soverato darà, nell’ambito del grande evento della Settimana Mondiale del cervello, uno spettacolo sulla follia e quant’altro, di Omero, Euripide, Orazio, Ariosto, Shakespeare, Cervantes, Goethe, Hugo, Baudelaire, Pirandello e Ulderico Nisticò. Sarà perciò epico, allegro, tragico, storico, triste, quotidiano: com’è la complicatissima mente umana.

 Potevamo dimenticarci della Calabria? No di certo, e ci sarà un quadretto sulla follia calabrese. Esiste una follia che si possa definire specificamente calabrese? Beh, leggete qui, e poi ditemi quello che ne pensate.

 Entrerà in scena un’Antropologa.

ANTROPOLOGA

 Buona sera. Sono… ma, prima di tutto, chi siete voi tutti qui riuniti? Boh, il fenomeno è interessante, e aspettate che piglio appunti (scrive sopra un taccuino). Dovete sapere che io sono un’Antropologa, docente in dodici o tredici università d’Europa e d’America; e vengo or ora dall’aver studiato usi e costumi dei Daiaki e dei Bororos. Dopo la mia dotta relazione in questa Settimana del cervello, ora sto andando (consulta il taccuino), già, dagli Ainù del Giappone, però, di passaggio, ho deciso di prendere in considerazione anche la Calabria, e ho scoperto che in questa vostra terra è piena di matti; e che ci sono tre tipi di matti. Molto brevemente, ecco un riassunto della mia indagine antropopsicologica. Niente di meno!

 Ci sono,è vero, anche in Calabria i matti normali, quelli che si trovano uguali anche in Norvegia e in Etiopia e in Cina e nella Terra del fuoco. E siccome sono normali matti, lascio il lavoro alla parimenti normale psichiatria, e passo avanti.

 Una faccenda molto curiosa è, o era, quella degli indemoniati, o “spirdati” che dir si voglia. Li guarivano con l’esorcismo nel Laghetto di san Bruno. Però non è una cosa solo calabrese. Pensate ai tarantolati e alla tarantella. Proseguiamo.

 La mia scoperta… beh, diciamo che lo sanno tutti, però fanno finta di no, è che in Calabria ci sono dei pazzi speciali, o, come diciamo noi dotti, epicorici, ovvero, tipici. E io mica sono come certi miei colleghi che fanno antropologia con le carte o i libri di forestieri di duecento anni fa. Io seguo Lévy Strauss, e le indagini le faccio nei posti e stando davvero con le persone. Così ho incontrato compare Agazio, poeta e filosofo, il quale mi ha spiegato quanto qui segue. I pazzi propriamente calabresi sono quelli che ragionano, e ragiona oggi e ragiona domani si convincono che le loro nebbie mentali sono cose serie e vere invece che ubbie, utopie e ideologie e altre opinioni campate in aria e ogni altro genere e specie di elucubrazioni cervellotiche. Levagliele dalla testa, poi… E scrivono libri, e pigliano premi!

 Sentite, sentite questi versi immortali. Compare Agazio, venite.

 Musica popolare.

AGAZIO
Ndava pacci nta su mundu! Quanti fundun’u cerverhu:
cu si pensa randi mastru, cu si sonna ch’esta berhu;
cu, sciancatu e senza scarpi, mortu e fami quantu è
va dicendu a cu lu senta ch’esta papa e ch’esta re.
Om bi dicu le “fobie”: cu si spagna dintr’i chiazzi,
cu si spantica u sta sulu, e on nescia mancu si l’ammazzi;
cu si schianta si fa scuru, cu non pot’u vid’a luci;
cu li fannu mal’e stommacu cosi asprigni e cosi duci.
Però u fattu chiù ridiculu, accussì mi par’a mia
è quand’unu ava pavura mu si pijjia na fobia!
Cos’e pacci! E cu si ciangia sempra e para nu gurnali,
e cu rida comu scemu, e tuttu l’anno è Carnovali.
On c’è nenta: pacci tutti, u catanannu e lu guagliuna,
ma u sapiti chu è chiù liquidu? Esta chirhu chi raggiuna;
lingua longa, presunzioni, testa tosta com’u muru
si u penseru l’accuntenta, mai ca dicia “On su sicuru”.
Mo vi cantu nu ditteriu, azziccatalu nta capa:
u ciucciu è ciucciu pecchì si pensa ca sapa.

ANTROPOLOGA

 Avete capito? No? Pazienza. Vado, che mi parte il volo per Tokyo. Arrivederci, compare, Agazio.

AGAZIO

Bonu vèsparu e bona iuta, signurina.

Riflettete, riflettete: e intanto, venite a teatro.

Ulderico Nisticò


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