Ripasso del 20 settembre, come ogni anno


La massoneria vanta il 20 settembre come un suo successo, per aver posto fine al dominio temporale del papa. È palesemente un’indebita appropriazione di quello che fu un fatto politico dello Stato italiano.
Nel 1814-5, papa Pio VII ottenne dal Congresso di Vienna il recupero degli Stati di prima del 1797: Roma, Umbria, Marche, Romagna, Bologna, Ferrara, e Benevento e Pontecorvo; ma dovette rinunciare ad Avignone.

Tale situazione rimase, con la parentesi della Repubblica Romana del 1849, fino al 1859, quando Romagna, Bologna e Ferrara passarono al Regno di Sardegna; e, nel corso del 1860, accadde lo stesso a Marche, Umbria, Pontecorvo e Benevento. Ma Napoleone III, che regnava anche con l’appoggio dei cattolici, impedì all’Italia la conquista di Roma.
Fu per fermare Garibaldi sulla strada di che intervenne Cavour, inviando lo stesso Vittorio Emanuele. Pio IX vietò il passaggio, ma l’esercito pontificio venne battuto a Castelfidardo. Al papa rimane però il Lazio, sotto la protezione di truppe francesi. La Città, tuttavia, venne proclamata, sia pure virtualmente, capitale d’Italia.

Per dieci anni, Pio IX e il segretario di Stato card. Antonelli si adoperarono per impedire, o almeno ritardare la perdita del dominio politico. Nel 1864, l’Italia ottenne il ritiro delle truppe di Napoleone III, impegnandosi però a non usare la forza contro il papa; e a trasferire la capitale a Firenze.
Nel 1867, Garibaldi tentò un’offensiva personale, ma venne sconfitto a Mentana e Castelfidardo. Tornò a Roma un presidio francese.
Gli eventi precipitarono nel 1870. Napoleone III cadde nel tranello di Bismarck, dichiarò guerra alla Prussia, venne annientato a Sédan e fatto prigioniero. La Francia proclamò una repubblica.
L’Italia, ritenendosi libera da impegni, attaccò Roma il 20 settembre. Pio IX ordinò di resistere, perché l’Italia non potesse sostenere in Europa che si fosse spontaneamente arreso. Caddero 22 soldati pontifici tra romani e volontari cattolici europei; e un pari numero di soldati italiani.

C’entra ben poco la massoneria: anzi, era massone, o lo era stato, Napoleone III che proteggeva il papa; ed era fervente cattolico il generale Cadorna che comandò l’assalto a Porta Pia. Curioso che uno di tre corpi d’armata fosse sì comandato da Bixio, ma era del tutto assente Garibaldi, che combatteva per la Francia repubblicana, e fu l’unico in quella guerra a riportare una vittoria sui prussiani. Ma forse il Governo volle evitare proprio che la presa di Roma paresse un fatto ideologico, o una vendetta del 1849; e fu ben lieto di liberarsi dell’ingombrante eroe, e che aveva un fatto personale con Pio IX, che definì in modo qui irriferibile.

Pio IX si dichiarò “prigioniero”, e la Chiesa mai riconobbe il Regno d’Italia, finché, l’11 febbraio 1929, non verranno firmati i Patti Lateranensi tra il card. Gasparri per Pio XI, e Mussolini per Vittorio Emanuele III.
Porta Pia, come ripetiamo ogni anno, riguarda da vicino Soverato. Comandava una batteria il tenente Carlo Amirante, nato a Soverato o a Cardinale: i documenti, spesso, confondono solo le idee! Ha poca importanza: il padre Saverio, napoletano, era amministratore della Razzona, dove il principe Filangieri aveva creato una ferriera; e portò la famiglia a Napoli, dove ci sono ancora dei discendenti. Uno di loro mi scrisse anni fa, ed è l’unico contatto degli Amirante e parenti con Soverato. L’intitolazione della via più lunga e popolosa della città è francamente esagerata, di fronte a un fra Giacomo che ha una viuzza e Cassiodoro una scritta sbiadita; e degli sconosciutissimi politicanti godono di indebiti onori.

Carlo, rimasto ferito dal fuoco pontificio, subì una crisi spirituale; lasciò l’esercito; chiese perdono al papa, e, divenuto sacerdote, si diede alle opere di carità. Morto nel 1934, Carlo è sulla strada della santità. Strada molto lenta, se è giunto solo al secondo dei quattro gradi, quello di Servo di Dio; e la Diocesi di Napoli, che dovrebbe promuovere la causa, se la piglia comoda.
Pio IX è stato proclamato Beato.

Ulderico Nisticò


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